Ci piacciono tanto ma potrebbero essere pericolosi: quali sono le zoonosi più comuni trasmesse dagli uccelli a noi umani.
Alcuni amano guardarli dalla finestra, altri addirittura fanno di tutto per averli in casa o nel proprio giardino ma a volte gli uccelli possono essere pericolosi perché trasmettono malattie a noi umani. Ecco dunque quali sono le zoonosi più comuni trasmesse dagli uccelli e come evitare che possano danneggiare la nostra salute: tutto quello che c’è da sapere.
E’ inutile negarlo: i fattori di rischio per l’uomo, soprattutto colui che appartiene ad alcune categorie, sono tanti quando si tratta di uccelli. Infatti il batterio di cui sono portatori alcuni volatili può essere trasmesso all’essere umano per inalazione da feci secche, urina e secrezioni degli uccelli. Insomma per essere contagiati c’è bisogno del contatto, anche se non sempre serve.
Ci si potrebbe ammalare anche ingerendo alimenti contaminati: non è così raro che questi batteri portati dagli uccelli si diffondano nell’aria, infettando oggetti, ambienti e prodotti della terra di cui mangeremo. Ovviamente anche toccare o inalare pulviscolo di guano degli uccelli può alzare il rischio di Toxoplasmosi.
Ma di cosa possiamo ammalarci quando si tratta di uccelli? Alcune malattie le avremo già sentite mentre altre magari potrebbero essere una novità, come ad esempio la alveolite allergica, che può presentarsi in forma acuta o cronica. Nel secondo caso basterà un contatto con piume o feci di uccelli, anche a distanza dal primo episodio per scatenare di nuovo una crisi allergica.
Altra malattia che potrebbe derivare dagli uccelli è la candidiasi, ovvero una infiammazione che solitamente interessa l’apparato digerente, ma anche la cute, i genitali femminili e le vie aeree superiori nell’essere umano (mentre negli uccelli potrebbe ‘fermarsi’ a cavità orale e becco).
La Clamidiosi invece può interessare non solo uomini e uccelli, ma anche capre, suini, bovini e pecore; non sono così rari neppure i casi di clamidia nel gatto e può essere trasmessa anche da uccelli che ne sono portatori sani. Vari ceppi di salmonella invece sono stati segnalati negli uccelli e gran parte di essi colpiscono anche l’uomo, che solitamente entra in contatto col cibo contaminato.
La giardiasi, nota anche come ‘Giardia I’, passa sicuramente da uomo a uomo e forse anche da animale a uomo. Gli uccelli ne risultano spesso colpiti e la rilasciano nelle acque e nelle feci polverizzate nell’aria. Infine particolarmente diffusa tra gli animali a sangue caldo è la tubercolosi, che si manifesta con tre specie di micobatteri (bovis, avium, tubercolosis).
Ma come facciamo a ipotizzare che si tratti di una di queste malattie sopra citate? Naturalmente il solo fatto di essere stati a contatto con feci di uccelli dovrebbe far scattare un allarme ma non sempre basta questo. Vediamo dunque per ciascuna di queste patologie quali sono i segnali e se vi sono cure efficaci a combatterle.
Potrebbe manifestarsi con febbre, sudorazione e problemi respiratori ma anche tosse: attenzione a non confonderli con una qualsiasi forma influenzale. Poiché le crisi possono sopraggiungere anche dopo tanto tempo, è sempre bene osservare l’igiene della voliera e della gabbia e magari installare un sistema di filtrazione dell’aria.
I segnali nell’uomo0 sono stati già elencati, mentre negli animali e negli uccelli in particolare può presentarsi come una infezione del cavo orale, difficoltà respiratorie e placche al becco. Inoltre potrebbero anche apparire altri sintomi al gozzo come ispessimento dello stesso e stasi, insieme a rigurgito, dimagrimento eccessivo e inappetenza. Solitamente per curarla ci si affida ad alcuni tipi di funghicida.
Meglio conosciuta col nome di ‘psittacosi’, può rimanere ‘silente’ nella flora intestinale oppure interessare più organi contemporaneamente. I segnali più allarmanti sono: congiuntivite, minzione eccessiva, problemi respiratori, dimagrimento eccessivo, diarrea e penne arruffate degli uccelli. Si può combattere con terapie a base di antibiotici ma spesso passa da sola senza conseguenze devastanti.
Come nella clamidiosi possono presentarsi sintomi quali aumento della minzione, inappetenza, diarrea, dimagrimento eccessivo ma anche febbre e artrite. E come nel caso precedente si può trattare con una cura di antibiotici, per un periodo minimo di 3 ad un massimo di 5 settimane.
Colpendo l’apparato digerente, i segnali più evidenti e probabili saranno: diarrea (spesso acquosa), secchezza della pelle e dei capelli e malassorbimento del cibo. Nei volatili giovani può essere letale oppure presentarsi ‘solo’ con uno stato di malessere generale e diffuso, diarrea e dimagrimento eccessivo. Si cura con antibatterici, che spesso si rivelano efficaci in breve tempo.
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Il periodo di incubazione può durare da poche settimane a mesi, durante i quali potrebbero formarsi granulomi multipli su vari organi. Per alcuni uccelli può bastare una cura con acidoresistenti, perché gli antibatterici possono risultare inefficaci.
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