Smergo dal cappuccio: animali rari dei cortili e dei giardini

Smergo dal cappuccio: animali rari dei cortili e dei giardini

Lo Smergo dal cappuccio, rarissimo animale che vorremmo vedere nei cortili e abbellire con essi il giardino. Scopriamo tutto su quest’anatra.

smergo dal cappuccio
(Foto AdobeStock)

Il mondo degli animali da cortile rari, è tutto da scoprire, in quanto esistono esemplari bellissimi da vedere e da allevare, nei cortili e nei giardini.

Queste specie rendono i nostri spazi esterni, molto caratteristici e unici.

Oggi in particolare andremo a scoprire lo Smergo dal cappuccio, una varietà di anatra affascinante nel suo genere.

Caratteristiche dello Smergo dal cappuccio

Lo Smergo dal cappuccio (Lophodytes cucullatus) è una piccola anatra, unico membro del genere Lophodytes e anche se possiede il becco a sega, non viene classificato tra gli smerghi veri e propri.

smergo dal cappuccio
(Foto AdobeStock)

Lo smorgo dal cappuccio è goffo ma veloce, riesce a decollare correndo sull’acqua utilizzando un battito d’ali incessante e rapido.

Misura circa 40-49 cm per un peso di circa 540-680 gr. È dotato di una caratteristica cresta dietro la testa, che può essere estesa o chiusa.

Il maschio presenta su questa cresta, una grande macchia bianca, mentre la testa si presenta nera ed i fianchi sono bruno rossastri.

Per quanto riguarda la femmina, questa è dotata di una cresta rossastra e il resto della testa e del corpo è bruno-grigiastra.

L’iride dei maschi è di colore giallo brillante, mentre l’iride delle femmine e dei maschi immaturi è di un marrone più opaco.

Origini e habitat

Lo Smergo dal cappuccio è un uccello migratore sulle brevi distanze e sverna negli Stati Uniti, in aree dove le temperature invernali non ghiacciano stagni, laghi e fiumi.

smergo dal cappuccio
(Foto AdobeStock)

Infatti il suo habitat naturale sono le paludi e gli stagni forestali e preferisce nidificare nelle cavità degli alberi vicini all’acqua o nelle scatole di nidificazione per le anatre di bosco.

Lo Smergo dal cappuccio ha una covata ogni anno, si riproducono da fine febbraio a giugno, a seconda della latitudine.

Sebbene la maggior parte degli allevamenti avvenga a marzo e aprile.

I giovani lasciano il loro nido entro 24 ore dalla schiusa e sono in grado di nutrirsi e immergersi immediatamente dopo la nascita.

Cosa mangia lo Smergo dal cappuccio

La tecnica di caccia dello Smergo dal cappuccio consiste nell’immergersi, nuotando poi sott’acqua cercando di prendere piccoli pesci, crostacei e insetti acquatici.

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Le principali malattie comuni nelle anatre

Per quanto si possa trattare di animali fortificati dal tipo di ambiente da cui provengono, sono comunque specie soggette a determinate malattie di genere o attaccati da acari parassiti.

Organismi che possono provocare l’insorgere di malattie al tuo volatile da cortile.

Le suddette malattie possono essere:

  • diarrea: causata da un eccesso di verdure o erba eccessivamente acquose, foraggi bagnati, nonché da cereali o altri alimenti danneggiati, ma altre volte è motivato dall’esistenza di vermi nell’intestino. La diarrea a volte si presenta in una forma di dissenteria, cioè nelle feci sanguinolente, a causa dell’infiammazione dell’intestino. In questo caso si consiglia, ovviamente, la dieta con pane e acqua, ma non il purgante mescolato nel cibo.
  • costipazione: derivante, in genere, dall’eccesso di cereali somministrati senza macinare o dall’ingerimento di sostanze non digeribili, come la crusca d’avena. La costipazione può essere combattuta con lavaggi a olio di mandorle dolci. È anche possibile somministrare purgante all’olio di ricino o soda solfato (due o tre grammi in un cucchiaio d’acqua grande).

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  • capogiri: a volte causati da effetti cerebrali (ictus, meningite, ecc.) e talvolta dalla presenza di parassiti. Qualunque sia la causa, è seria, e poiché non ha cura, è meglio sacrificare l’uccello. Esistono tecniche per alleviare il problema dell’animale, ma non lo cura.
  • aspergillosi: trasmessa da un fungo che contagia principalmente gli esemplari giovani: questa malattia intacca le vie respiratorie, in particolare i polmoni rendendo la respirazione dell’animale difficoltosa. In questo caso l’animale emette una serie di gorgoglii e fa fatica a respirare.
  • coccidiosi: una malattia causata da batteri, si può prevenire e curare con appositi antiparassitari. Colpisce maggiormente gli esemplari giovani e va ad intaccare in particolare la zona dei reni e dell’intestino. I sintomi che aiutano ad individuare la malattia sono: con piume arruffate, postura ingobbita, occhi socchiusi, apatia, scarso appetito, magrezza e diarrea (anche con tracce di sangue).

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  • ulcera gialla: è una condizione che si manifesta nella mucosa orale, determinando la formazione di un materiale burroso che di solito si accumula sotto la lingua, a volte si estende alla glottide riuscendo a bloccarla provocando asfissia, ma nonostante sia un male molto contagioso, è facilmente guaribile.
  • tenia: sono parassiti che infettano il sangue di alcuni insetti che, se ingeriti dagli uccelli o perché li mordono , trasportano il parassita nel loro sangue, agendo così da portatori di esso. Altri parassiti del pollame sono gli spirochete, di cui ogni specie ha il suo. Quella delle anatre è l’auserina spirochette. Gli spirochete sono parassiti del sangue, che vengono trasmessi dal morso di insetti.
  • Pidocchio rosso: un parassita presente nelle penne molto sporche, è uno dei fattori più frequenti della capirochetosi.
  • Tricosoma parassita: che si introduce nella mucosa e nella sottomucosa dell’esofago, paralizzando la sua funzione e causando ritenzione di cibo. Ciò non deve essere confuso con esofagite o embuchadura, causati dall’accumulo di cibo. Quando si tratta di questo, il male non ha rimedio, non esiste una cura nota per questo male.
  • crampi: una manifestazione artritica infettiva, che causa gonfiore nelle articolazioni e impossibilità nei movimenti oltre che diarrea. Purtroppo a volte arriva alla forma cronica, quando si presenta non c’è niente da fare, poiché quasi tutte le anatre affette muoiono per forte dimadigremento.

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Raffaella Lauretta

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