Nel pollaio comanda lui e guai a metterlo in discussione.Tutte le caratteristiche del gallo a comandare e quali sono le curiosità su questo gallinaceo.
Perché il gallo è considerato nell’immaginario collettivo il re del pollaio? E come fa a detenere questo potere, rispettato e desiderato da tutte le galli che gli girano intorno? Ha il suo bel caratterino, ed è per questo che la sua fama è diventata così popolare. Capiremo come e quando canta, ma soprattutto in che modo la sua aggressività può talvolta causare dei problemi, e in che modo cercare di moderarla. Tutte le curiosità e tutto ciò che c’è da sapere su come fa il gallo ad essere il re del pollaio.
Avete mai visto un gallo in azione nel pollaio con altre galline? Solitamente si mostra piuttosto aggressivo e dominante. Tende sempre a rimarcare la sua supremazia rispetto agli esemplari femmine e ad eventuali maschi che si permettono di entrare nella sua ‘zona’. Ma perché è così aggressivo? Perché sente che il suo compito è quello di proteggere il gruppo di galline che gli è stato affidato. Questo ruolo di ‘protettore’ è esercitato soprattutto nei confronti di altri potenziali nemici in amore, altri galli che potrebbero entrare nel pollaio e accoppiarsi con gli esemplari femminili. La riproduzione per i gallinacei (Leggi qui: Come nascono i pulcini: la riproduzione della gallina) è avvertita come la prosecuzione della specie che segue la linea genetica del più forte.
Quindi il suo ruolo di ‘re’ del pollaio non solo si fa sentire in difesa delle femmine ma anche della possibile progenie che potrebbe nascerne. In modo particolare il gallo sembra rimarcare la sua supremazia in primavera e in estate, ovvero quando torna il periodo favorevole per l’accoppiamento. La sua aggressività non si scaglia solo verso i simili ma anche verso l’umano: per questo è importante far capire al gallo che ‘deve stare al suo posto’.
Va bene che il gallo si mostri il più forte nei confronti dei suoi simili, ma non deve sentirsi superiore all’umano. Bisogna sempre avere sotto controllo la gestione dell’animale e fargli capire che non ha motivo né diritto di attaccarci e beccarci. Soprattutto nei confronti dei bambini, il loro atteggiamento sembra sempre piuttosto spavaldo: meglio trovare un punto di equilibrio in modo che nessuno dei due debba prevalere sull’altro.
Solitamente l’attacco del gallo avviene sempre secondo la stessa modalità: rincorre, afferra con le unghie e becca. Insomma cerca di tenere lontano il pericolo dalle sue galline. Inoltre quando avverte il rischio abbassa la testa e fissa il nemico, per poi ondeggiare con il corpo prima di partire correndo. Quando ha la preda sotto le sue zampe, il suo collo è adornato da piume che si alzano: tutto il corpo è poi impegnato nell’attacco per rendere inerme l’avversario.
Verso i quattro mesi dalla nascita il gallo inizierà a mostrarsi sempre più prepotente ed aggressivo, merito del testosterone e del corpo che si fa sempre più massiccio. Il fatto di conoscere un gallo fin da quando è pulcino potrebbe aiutarci a renderlo più mansueto, proprio perché è abituato alla nostra presenza fin dalla nascita. Alcuni allevatori utilizzano metodi, spesso non ortodossi, per educare un gallo: dall’immergerlo nell’acqua fredda o tenerlo per le zampe a testa sotto. Sono due ‘metodi’ assolutamente crudeli e sconsigliati, che possono mettere in serio pericolo la vita dell’animale, quindi sono assolutamente da escludere.
La cosa migliore è essere presenti spesso nel pollaio è muoverci all’interno di esso con calma, senza movimenti bruschi o improvvisi. Infatti qualsiasi azione frettolosa potrebbe essere interpretata dal gallo come un attacco e dare vita al suo attacco. Pian piano dovrebbe imparare a ‘tollerare’ la nostra presenza, come un membro super-partes, che cioè non è in netta contrapposizione a lui ma un suo superiore.
Se la sola nostra presenza non basta a farci rispettare, sarà necessario utilizzare qualche oggetto ma mai come arma di attacco nei suoi confronti. Basterà brandire una verga, un piccolo ramoscello, giusto per allontanarlo o per fargli capire che in quel momento ‘la zona la stiamo gestendo noi’. Meglio se i segnali, anche con gli oggetti, siano pochi e chiari.
Che il gallo canti lo sappiamo tutti: è lui a ricordarci di alzarci dal letto ogni mattina! Il suo verso lo ha reso celebre in favole, film e racconti di ogni genere. Ma come fa a capire qual è il momento giusto della giornata per cantare? Secondo alcuni studiosi dell’Università di Nagoya in Giappone, con uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology del 2013, il canto del gallo non dipende dalle condizioni della luce o della sua assenza, bensì si tratta di un meccanismo biologico dell’animale. Secondo alcuni esperimenti, oltre a questo orologio interno del gallinaceo, il verso è dovuto anche ad un sentimento di rivendicazione territoriale: l’esemplare più forte, col suo chicchirichì, sta rimarcando il suo ruolo sul territorio.
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