Quali obblighi di legge deve rispettare chi vuole adottare delle galline come animali domestici e farle vivere nel proprio cortile? Scopriamoli insieme.
Il cane e il gatto sono gli animali di affezione per eccellenza nella cultura della nostra società; essi sono seguiti, generalmente, dal furetto, dal pappagallo, il criceto, il cavallo ed il porcellino d’India. In realtà, tuttavia, ogni animale che a norma di legge non è vietato detenere può divenire da compagnia, galline comprese. Ecco quali obblighi di legge rispettare per adottarle e farle vivere nel proprio cortile.
L’accresciuta sensibilità verso gli animali ha reso, col tempo, non più adeguate le categorie con cui siamo soliti classificarli; sono sempre di più le specie che hanno uno status in grado di mutare, a seconda del legame che ad esse ci lega.
Nessuno ha dubbio sul fatto che il cane ed il gatto siano animali di affezione; ma per altri animali, la definizione non è così netta: si pensi al cavallo, uno degli animali di affezione più diffusi, ma che allo stesso tempo viene utilizzato (in molti casi in maniera esclusiva) come vero e proprio mezzo di lavoro.
Anche quella degli animali da reddito non è più una categoria invalicabile per gli esseri che ne fanno parte: mucche, galline, capre, pecore e così via. E questo semplicemente perché anche con questi animali è possibile creare un rapporto affettivo: insomma, veri e propri animali da compagnia.
D’altronde, laddove si detengano le galline nel cortile al fine di prenderne le uova è decisamente più corretto parlare di animale domestico; il rapporto affettivo passa in secondo piano ed è soltanto eventuale.
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Per adottare delle galline, che sia per compagnia o per autoconsumo (vale a dire per i bisogni della famiglia) è necessario rispettare alcuni obblighi.
Prima di ogni altra cosa occorre verificare se, nella zona in cui si risiede, è possibile detenere le galline nel cortile a norma di legge.
In questo caso risulta essere decisivo il regolamento comunale, che verosimilmente ne vieterà la detenzione nel centro urbano e nelle aree ad esso vicino, stabilendo al contempo un numero massimo di capi da poter tenere (se destinati per l’appunto all’autoconsumo) e la distanza minima che il pollaio deve avere dalle abitazioni vicine (normalmente di almeno 10 metri).
Ovviamente è consigliabile verificare il regolamento adottato dal proprio comune, per verificare quanto eventualmente si discosti dalle normative standard in materia.
Per ciò che invece concerne la legge nazionale sulla detenzione o allevamento di galline in cortile, è bene specificare che se l’animale non è da compagnia, è sempre necessario registrare il pollaio, anche se destinato all’autoconsumo e pur se costituito da una sola gallina ovaiola (D. Lgs. n. 267/2003).
Occorre rivolgersi dunque al servizio veterinario presso l’ASL territorialmente competente, compilando il relativo modulo di registrazione (all’interno del quale vanno inserite diversi informazioni, quali i propri dati anagrafici, l’indirizzo in cui è situato il pollaio, il numero di animali che lo compongono, la finalità al quale è destinato [ad esempio autoconsumo], ect.).
All’atto della registrazione verranno rilasciati un codice aziendale (necessario, ad esempio laddove la gallina si ammali, per ottenere le prescrizioni mediche del veterinario), un registro di carico/scarico (nel quale vengono annotati i nuovi ingressi o le uscite dal pollaio) ed il registro dei trattamenti sanitari a cui vengono sottoposte le galline.
Infine non si dimentichino le norme edilizie, laddove si intende fabbricare un pollaio in muratura, né di fornire alle galline nel cortile un ambiente idoneo ed igienico per poter vivere. La violazione delle norme che incidono sul loro benessere psicofisico può costituire reato di maltrattamento di animali.
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