Cosa sappiamo del più piccolo uccello dei cieli? Tutte le curiosità sul colibrì fondamentale per la terra, quali sono tradizioni e la sua simbologia.
Quali sono le leggende e le storie che accompagnano la figura di questo piccolo abitante dei cieli? Di certo questi volatili sono unici al mondo per diversi motivi, che andremo a scoprire. Ma cosa li rende così speciali rispetto agli altri? Sicuramente le dimensioni ridotte e i suoi colori sgargianti, ma non è solo questo. Di seguito tutte le caratteristiche del colibrì così fondamentale per la terra (anche meno evidenti), e i frutti di alcune ricerche nelle tradizioni azteche antiche, quali sono le sue abitudini alimentari e comportamentali che gli hanno fatto meritare il soprannome di ‘Dio colibrì azzurro’.
Appartenente alla famiglia dei trochilidi, si tratta di un volatile, sebbene in natura esista anche un lepidottero della famiglia Sphingidae che è noto col nome di ‘sfinge colibrì’. In cosa si somigliano? Probabilmente nel fatto che entrambi muovono le ali molto velocemente e succhiano il nettare con una parte specifica del becco. Ma quello di cui vogliamo parlare è il volatile, il più piccolo uccello del cielo. Tra maschi e femmine le differenze più grandi consistono nel colore del piumaggio e nelle dimensioni (le femmine sono solitamente più grandi).
Infatti le sue dimensioni sono davvero ridotte, sebbene le specie esistenti variano le loro caratteristiche fisiche in base al luogo dove vivono. Infatti questi volatili occupano i cieli di terre molto distanti tra loro: dall’Alaska fino ai luoghi più caldi. Questo perché si muovono a seconda del clima: la migrazione infatti fa parte del loro ciclo vitale. Durante l’inverno migrano verso le zone più calde, ma non vi restano a lungo perché poi ritornano al luogo di partenza; infatti sono molto legati ai luoghi di origine.
La stagione dell’amore inizia col caldo: il maschio rispetta un rituale di corteggiamento della femmina e per attirare la sua attenzione. Dopo l’accoppiamento con essa, il maschio potrà accoppiarsi con altri esemplari femminili,senza alcun rispetto per la fedeltà ‘coniugale’. Più che altro rispetterà il precetto di accoppiarsi solo con le femmine della sua area, e non le andrà a cercare in altri luoghi. Una volta fecondata, la femmina costruisce il nido con tutto ciò che trova e, una volta deposte le uova, aspetterò per circa tre settimane la loro schiusa. In questo periodo di incubazione la mamma non lascerà quasi mai il nido, se non per mangiare.
Alla nascita dei pulcini, sarò sempre la mamma ad occuparsi della loro sopravvivenza: va alla ricerca di cibo per nutrirli. Dopo tre settimane dalla nascita i piccoli saranno in grado di volare da soli, e vanno alla ricerca di cibo grazie agli insegnamenti impartiti dalla figura materna.
Colibrì succhia il nettare (Foto Pixabay)Un aspetto molto curioso riguarda la sua alimentazione: infatti il colibrì ha bisogno di mangiare ogni dieci minuti per sopravvivere, dato che hanno un metabolismo molto veloce. Infatti è questa la loro occupazione principale quando si preparano alla riproduzione durante la stagione più calda dell’anno. Cosa mangiano? Principalmente si nutrono di nettare e questa loro operazione è assolutamente fondamentale per l’ecosistema. Infatti la sua operazione di impollinazione dei fiori, ovvero il trasporto del polline da un fiore all’altro è al centro del processo riproduttivo anche della flora.
Potremmo dire che è grazie al suo becco che circa l’85% delle piante e gli alberi si riproduce, nonostante il fenomeno dilagante della deforestazione. Infatti la sua assenza in alcune zone verdi del piante ha portato alla scomparsa di alcune specie vegetali specialmente in Amazzonia. E di certo il rischio concreto della estinzione del colibrì rappresenta una minaccia anche per il mondo della flora. In effetti si stanno mettendo in atto diverse strategie per salvaguardare la vita di questi volatili, attraverso riserve naturali autogestite e lo sviluppo di un eco-turismo.
Trattandosi di un uccello così speciale vale la pena elencare una seria di curiosità che gli appartengono dal volo al finto letargo. Ecco quali sono:
Date le sue caratteristiche così particolari, il colibrì ha attirato l’attenzione di tante popolazioni del Sud e Centro America, come i Maya e gli Aztechi. Per questi popoli il colibrì era considerato alla pari di una divinità, tanto da meritare raffigurazioni su dipinti e sculture. Spesso lo si catturava e lo si conservava con un processo di ‘impagliamento’ anche solo per averne un esemplare in casa, oppure come decorazione su abiti e accessori da indossare.
Ma cosa lo rendeva così speciale ai loro occhi? Indubbiamente i colori, ma anche le acrobazie in volo e la sua capacità di volare all’indietro e restare ‘sospeso’ in aria. Col tempo questo volatile si è guadagnato il significato di totem, un portafortuna, contro i pericoli. Inoltre le sue caratteristiche fisiche simboleggiano la gioia di vivere e l’amore per la vita (Leggi qui: La missione spirituale dei colibrì: portare auguri d’amore all’umanità).
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F.C.
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