Il barbagianni è un uccello avvolto dal mistero e dalla leggenda: conosciamo meglio questo uccello esplorando le sue caratteristiche.
Il Barbagianni è un uccello strigiforme che appartiene alla famiglia dei gufi. Questo esemplare vive da sempre vicino all’essere umano, a cui è noto soprattutto per via del suo verso prolungato e stridente, molto diverso da quello di gufi e civette. Non a caso, è stato ed è ancora oggi spesso vittima di superstizioni e associati a spiacevoli presagi.
Il Barbagianni (Tyto alba Scopoli, 1769) è un uccello di taglia media, rapace notturno appartenente alla famiglia dei Titonidi.
Gli adulti hanno una lunghezza di circa 33-39 centimetri e pesano circa 260-555 grammi.
Dato il gran numero di sottospecie, le misurazioni possono variare notevolmente l’una dall’altra.
Possiede una coda corta e zampe particolarmente lunghe e robuste e raggiunge un’apertura alare di oltre un metro.
Il corpo è coperto da un piumaggio folto e soffice, fulvo con macchie bianche e nere sulle parti superiori del corpo e biancastro sul ventre presenta quindi un colore pallido rispetto ad altre specie di gufo.
Ha un disco facciale bianco a forma di cuore in cui spiccano gli occhi scuri allineati con piccole piume marroni.
La distinzione tra maschi e femmine è molto difficile, in quanto si somigliano molto, ma, in generale, le femmine sono leggermente più grandi dei maschi e di colore più scuro.
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Il Barbagianni è diffuso dalla Penisola Scandinava a grande parte del continente africano, dall’America centrale e settentrionale all’America latina, sino a Indocina e Australia, praticamente in tutti i continenti tranne che in Antartide.
La sua presenza è particolarmente favorita da grandi aree aperte, magari con canali di irrigazione e fiumi.
Tuttavia, non risente particolarmente dell’intervento dell’uomo sul territorio: frequenta tranquillamente ambienti antropizzati quali parchi e giardini, nonché caseggiati rurali in zone di campagna coltivata.
Nelle zone interne e periferiche dei centri urbani può insediarsi con facilità in aree rurali a mosaico.
Il Barbagianni è descritto come un uccello monogamo che si accoppia con lo stesso individuo per tutta la sua vita.
La femmina raggiunge la maturità a 10-11 mesi, mentre il maschio ci mette un po’ in più.
Tra aprile e maggio parte la stagione della riproduzione e inizia con il corteggiamento da parte del maschio, il quale gli mostra il nido entrando e uscendo da esso e successivamente gli regala una preda.
Dal momento in cui la femmina accetta il corteggiamento depone da 4 a 6 uova bianche (il tempo tra la deposizione di un uovo e l’altro è di 2-3 giorni) e inizia l’incubazione pazientemente per 32-34 giorni consecutivi, mentre il maschio si occupa solo ed esclusivamente di nutrire la femmina.
Una volta avvenuta la schiusa delle uova, i genitori nutrono i piccoli per circa 25 giorni e non di più.
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Il barbagianni caccia, quasi esclusivamente, di notte, nutrendosi principalmente di topi.
Nei periodi di abbondanza pensa ad accumulare una scorta di essi vicino al luogo dove si rifugia per dormire.
Nei periodi di magra, invece, cerca di variare la sua alimentazione andando alla ricerca di piccoli uccelli, i quali diventano fondamentali per la dieta del gufo, in particolare i giovani uccelli e gli uccelli a terra.
Sporadicamente si accontenta anche delle farfalle notturne. In ogni caso la sua dieta dipende dalla zona in cui vive.
In passato, i granai agricoli offrivano a questi uccelli non solo topi, ma anche rifugio. Attualmente, ci sono sempre meno strutture di questo tipo.
Per quanto riguarda invece la quantità di cibo giornaliero richiesta dipende dalle dimensioni dell’individuo e dal periodo dell’anno.
Il suo metodo di caccia è il classico dei rapaci, ossia vola lentamente a bassa quota, con gli occhi e le orecchie attenti a qualsiasi movimento e suono, e quando rileva una preda, vola rapidamente verso di essa e la prende con gli artigli o il becco.
Normalmente spezza il corpo in pezzi e li ingoia in questo modo, con pelle e ossa.
Sono proprio le sue capacità uditive, e visive, a rendere il Barbagianni un temibile predatore.
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Il Barbagianni è un uccello avvolto dal mistero e carico di simbolismo.
Capiamo di più sull’alone leggendario che lo circonda, rispondendo alle più comuni curiosità su questo rapace affascinante.
L’origine del nome comune Barbagianni, è tuttora incerto. L’ipotesi più probabile è che l’espressione sia un composto derivante dal latino barba, “peluria”, e gena, “gote”, in riferimento alle piccole piume sparse attorno agli occhi di questi uccelli.
Naturalmente, si tratta di dicerie infondate, così come quelle che vogliono che il gatto nero porti sfortuna.
Queste credenze sono legate all’aspetto davvero particolare del Barbagianni, che essendo fuori dal comune può destare inquietudine e paura.
Inoltre, la sua capacità di volare nella notte senza emettere alcun rumore, ha portato a credere che si tratti di una sorta di manifestazione maligna o spettrale.
Questo detto popolare fa riferimento al nome del rapace composto dalla parola “barba”, che in dialetto significa “zio” e da “Gianni”, diminutivo di “Giovanni”.
Dire “Sei un Barbagianni”, quindi, equivarrebbe a dire che si è persone indolenti, poco amanti della compagnia e brontolone.
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