Sono state oltre 500mila le persone che hanno risposto all’appello dell’ENPA per protestare contro il decreto governativo che di fatto sancisce dopo 46 anni la riapertura della caccia al lupo in Italia. Tante sono state le persone attive sulla pagina Facebook ufficiale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, ed il numero è in costante crescita, con migliaia di e-mail di protesta e sollecitazione a ripensarci che stanno inondando la casella di posta elettronica del Ministero dell’Ambiente. E non si contano le petizioni online in questo senso. Il dissenso nei confronti del Piano di conservazione del Lupo (che alla fine tale non è) è insomma veemente e sembra proprio non piacere a nessuno.
La stessa ENPA in una nota scrive: “Nessuno vuole le uccisioni dei lupi. Ridurre le tutele di questo animale autorizzando un “prelievo” del 5% alle Regioni, che “motiveranno” in qualche modo la necessità di ricorrere alle fucilate, è inaccettabile da un punto di vista scientifico, etico e legale. Tra l`altro, questa misura finirebbe per alimentare anche il bracconaggio, che ogni anno già uccide moltissimi esemplari. I lupi sono una specie elusiva, la cui predazione è diretta principalmente contro cinghiali e cervi”.
“E’ chiaro che, se gli animali cosiddetti “da allevamento” vengono abbandonati a sé stessi, senza alcun riparo, essi diventano bersaglio di qualsiasi tipo di predatore. Sta dunque agli allevatori porre in essere misure minime di buon senso, finalizzate a garantire quella custodia responsabile che è l`unico modo per proteggerli in modo realmente efficace”.
“Invece di prendere in considerazione questi elementi e di dare il giusto e meritato peso alla protesta degli italiani, il ministro dell’Ambiente, cioè colui che è istituzionalmente preposto alla tutela della biodiversità, si arrocca accusando le associazioni di essere alla ricerca di “notorietà” – quelle stesse associazioni che egli non ha mai voluto incontrare – e spalleggiando la parte più estremista degli allevatori e dei cacciatori”.
“Sempre alla ricerca, questi ultimi, di nuove e più ampie possibilità di sparo. Presto i cittadini potrebbero essere chiamati alla urne, e siamo certi che nella cabina elettorale si ricorderanno di tutte le misure ingiustificabili di Governo e Parlamento, comprese quelle dirette contro l`animale simbolo della biodiversità e della libertà”.