All’indomani dell’incontro tra Ministero dell’Ambiente, il Comitato Bioetico per la Conservazione e la Conferenza delle Regioni , sul nuovo Piano di conservazione del lupo che ha scatenato un aspro confronto con le associazioni che si occupano di tutela degli animali e dell’ambiente, non si placano le polemiche.
Fortunatamente, durante l’incontro non è stato approvato il nuovo piano contestato dalle associazioni che darebbe il via libera all’uccisione di almeno 60 lupi l’anno. Un sistema di controllo della popolazione di questi esemplari presenti nel territorio italiano che non incontra il favore delle associazione che lamentano varie discordanze nel piano. Innanzitutto è stato evidenziato come non vi sia un censimento dei lupi che permetta di dare un reale numero degli esemplari nel bel paese, vanificando in parte la linea dell’abbattimento selettivo. In secondo luogo, le associazioni hanno sottolineato come nel piano vi siano inseriti dei termini che lasciano ampio spazio all’interpretazione e pertanto alla sua applicazione come l’impiego dell’espressione “un numero a priori” di lupi da eliminare (clicca qui).
Premesso che le associazioni sono “a priori” contrarie all’abbattimento, il Ministero dell’Ambiente ha in ogni caso tenuto a precisare che “il Piano, redatto con il contributo dei massimi esperti in materia e oggetto di un ampio confronto con i soggetti istituzionali interessati individua 21 azioni per migliorare lo stato di conservazione della specie attraverso un’azione congiunta tra Stato e Regioni, avendo come punti fermi le esigenze di pacifica convivenza uomo-lupo e il contrasto al bracconaggio. Il piano nella versione oggi al vaglio non prevede autorizzazioni a priori all’abbattimento di lupi, ma la possibilità di attivare deroghe per il loro prelievo nell’ambito del quadro comunitario di riferimento, disposte caso per caso e con precise condizioni riportate nel Piano che rendono il sistema italiano tra i più stringenti a livello europeo”, precisano che “non è prevista in alcun modo la possibilità di abbattimento di cani randagi, ma azioni di migliore”.
E bene, sì: nelle bozze iniziali del piano era trapelata addirittura la possibilità di uccidere ibridi cani lupo o randagi nelle aree interessate, protette e rurali. Una smentita da parte del ministero che però non incontra le esigenze espresse dalla associazioni a partire dal WWf che continua la sua battaglia contro il nuovo piano.
“Serve più tempo per riflettere e analizzare gli elementi di criticità- scrive il WWF in una nota- Occorre in particolare un confronto più approfondito con tutti gli attori del mondo scientifico, sociale ed economico interessati alle problematiche di convivenza con la zootecnia”.
Secondo quanto emerso dal tavolo tecnico che si è riunito lo scorso 16 febbraio, le Regioni e gli altri Ministeri (Sanità e Agricoltura), dovranno entro il 26 febbraio presentare ulteriori osservazioni al Piano.
Soddisfazione espressa dal WWF per il rinvio, auspicando che vi sia un nuovo confronto con le associazioni ambientaliste.
Intanto prosegue la campagna del WWF con l’hashtag #soslupo contro le deroghe che potrebbero essere inserite sulla tutela del lupo che di certo sembrano non andare in quel senso.
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