Il sistema respiratorio dei pesci è particolarmente complesso, ma di un’estrema efficienza. Gli animali acquatici prendono ossigeno dall’aria o dall’acqua
I pesci, come tutti gli animali hanno bisogno di respirare per vivere. Il loro apparato respiratorio, chiaramente, è diverso da quello degli animali terrestri, anche se esiste una particolare specie che respira ossigeno proprio come gli umani. Allo scopo tratteremo il sistema respiratorio dei telostei, pesci con lo scheletro, al cui interno c’è anche la categoria dei dipnoi o pesci coi pomoni.
Sembrerà quasi “assurdo”, ma gli animali con le pinne, esattamente come noi, immettono aria e rilasciano anidride carbonica. La loro respirazione avviene attraverso le branchie che si trovano ai lati della testa; in generale il processo avviene mediante la bocca.
L’animale acquatico proprio con la bocca, aspira acqua e la immette negli opercoli, ossia quelle parti che si trovano al lato del capo che vediamo muoversi o meglio aprire e chiudersi anche mentre nuotano e, attraverso un sistema di aspirazione formato da lamelle interne, immettono ossigeno e rilasciano anidride carbonica.
I pesci hanno un loro particolare apparato respiratorio che prende il nome di apparato oro opercolare; cerchiamo di spiegare in poche e semplici parole come funziona. In pratica l’acqua e con essa l’ossigeno viene immessa nella bocca.
In seguito viene spinta con una lieve pressione verso gli opercoli che la aspirano provocando quindi quel processo di respirazione. L’animale cerca di immettere sempre più acqua aprendo e chiudendo la bocca per aspirare più ossigeno e quindi ricavare il carburante, se vogliamo chiamarlo così’, che consente di nuotare, vivere e respirare al meglio.
Purtroppo l’inquinamento delle acque, spesso altera questo processo: i pesci non riescono a trovare quell’ossigeno sano che consente di svolgere questo processo finendo col morire soffocati nel loro stesso habitat. Ma questa è un’altra storia.
Abbiamo parlato dei pesci che aspirano acqua, ora trattiamo quelli che hanno bisogno dell’ossigeno, dipnoi, di risalire in superficie per dirla in breve, per sopravvivere. Questa caratteristica è tipica degli animali acquatici di grandi dimensioni, vedi delfini e balene, ultimamente persino a rischio d’estinzione.
Questi, pur respirando ossigeno, sono particolarmente legati all’acqua e all’ambiente marino, tant’è che anche nei periodi di siccità si nascondono nel fango per essere protetti.
Sono animali estremamente carnosi, ecco perché sono vittime dei cacciatori e la loro uscita in superficie semplicemente per prendere ossigeno vitale alla loro sopravvivenza, spesso rappresenta un grave pericolo.
Questa categoria si trova sparsa in tutto il globo, ma soprattutto nei grandi oceani dove la massiccia quantità d’acqua consente una sopravvivenza più agevole. La loro pelle è protetta da uno strato di muco molto spesso prodotto da loro stessi, senza il quale morirebbero essendo molto sensibili alla disidratazione.
Alcune specie di delfini sono state avvistate anche nel Mediterraneo, ma si tratta di casi più sporadici.
In generale, i dipnoi sono considerati i discendenti degli animali preistorici che in seguito risalirono la superficie per dare origine ai mammiferi oggi presenti in gran numero sulla terraferma.
D.D.
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Daniela Devecchi
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