Le infezioni causate da batteri sono molto comuni anche negli acquari. In questo articolo tratteremo la causa, i sintomi e il trattamento della idropisia nel pesce.
L’idropisia è un’infezione nel pesce, causata da batteri che sono solitamente presenti in tutti gli acquari. Di conseguenza, in concreto qualsiasi specie di pesce può essere colpito da idropisia. Idropisia è un antico termine medico che una volta era utilizzato per descrivere uno stato di gonfiore a causa di un accumulo di fluidi nei tessuti o cavità del corpo, ossia l’addome. Infatti un pesce colpito da idropisia, spesso ha una pancia gonfia.
I pesci sono vengono colpiti solo quando il loro sistema immunitario è debole, perché è stato colpito da qualche fattore di stress. Se tutti i pesci nella vasca sono sotto stress, è possibile che l’intero acquario possa essere infettato. Quando viene presa in tempo si può intervenire, la diffusione della malattia ed è anche possibile che solo uno o due pesci possano essere colpiti e ammalarsi.
Un pesce sano difficilmente si ammala di questa patologia. L’idropisia infatti, non è una malattia contagiosa, gli altri pesci potranno essere contagiati solo in caso di morte dell’animale colpito.
Con l’avanzare dell’infezione, possono comparire lesioni cutanee, la pancia si riempie di fluidi e diventa gonfia, gli organi interni vengono danneggiati, fino ad arrivare alla morte del pesce. Pur agendo in tempo con un trattamento immediato, il tasso di mortalità è purtroppo elevato, solo i pesci che vengono curati in tempo, ossia nei primi stadi di infezione, saranno in grado di dare una risposta positiva alle cure.
Nella maggior parte dei casi, si notano una serie di sintomi, sia fisici che comportamentali nel pesce. Alcuni pesci presentano la classica pancia gonfia, altri mostrano lesioni cutanee, mentre altri ancora non mostrano sintomi visibili. Gli organi interni sono i primi ad infettarsi, in particolare il fegato e i reni.
L’anemia si verifica, causando un arrossamento delle branchie. L’addome si riempie di liquido, causando un incurvamento della colonna vertebrale. Le squame si scostano dal corpo, dando l’aspetto di una pigna. I principali sintomi sono:
Il parassita che diffonde l’idropisia nel pesce è il Ciliato unicellulare chiamato scientificamente Ichthyophthirius Multifiliis, diffuso in ogni parte del mondo. Da ciò si deduce che il parassita può essere portato molto facilmente in un acquario con elementi diversi (piante, pesci, oggetti d’arredamento, alimenti freschi, ecc.). questo parassita è capace di vivere a temperature e condizioni fisico chimiche assai diverse.
Il parassita agisce posandosi sulla mucosa del pesce e se riesce a forarla, attraversa gli strati superficiali dell’epidermide e si nutre dei liquidi organici. In questo stadio i pesci avvertono una forte irritazione che li spinge a sfregarsi contro oggetti dell’arredamento per liberarsi del grosso fastidio. Purtroppo non sono sufficienti, tali movimenti, ad eliminare il parassita, il quale, indisturbato, è ora protetto da un solido strato di epidermide e può tranquillamente evolversi nelle successive fasi dello sviluppo nutrendosi di cellule cutanee e globuli rossi che preleva dalla superficie dei capillari.
Arrivato ad uno stadio di maturazione, il parassita penetra di nuovo gli strati superficiali dell’epidermide e torna in acqua a riprodursi. Questo processo dura circa quattro giorni alle temperature solite di un acquario tropicale. Alla fine di questo processo, ogni singolo adulto da vita a 500 a 1200 giovani esemplari ciliati che infrangono l’involucro delle cisti e sciamano liberi nell’acquario. Se i pesci sono in buone condizioni questo processo diventa difficoltoso. In conclusione in un acquario ben allestito e con pesci in buona salute si instaura un certo equilibrio di questa infezione che può rimanere allo stato latente per anni.
Con una diagnosi fatto in tempo opportuno, è possibile recuperare i pesci infetti. Il trattamento è volto a correggere il problema con una terapia di supporto ai pesci malati. È fondamentale isolare il pesce o i pesci malati in una vasca di quarantena usando la stessa acqua del tuo acquario principale insieme ad un aeratore, oggetto fondamentale per un acquario in quanto, si utilizza spesso per curare molteplici malattie dei pesci).
Nel frattempo, esegui un cambio d’acqua nell’acquario principale e tieni d’occhio i pesci sani da vicino per notare eventuali comparse dei sintomi negli altri inquilini. Aggiungi un cucchiaio di sale ogni 3,5 litri nella vasca di quarantena. Mantieni questa vasca rigorosamente pulita, eseguendo cambi d’acqua parziali ogni 3/4 giorni. Alimenta i pesci malati con una varietà di cibi freschi e di alta qualità, ma non prima del secondo giorno.
Nella maggior parte dei casi, tutto ciò è sufficiente per risolvere l’infezione se non è già in uno stadio avanzato. Al termine della cura, lascia almeno altri 2 giorni il pesce nella vaschetta per valutare l’effettiva ripresa. Se tutto è filato liscio, potrai reinserire il pesce nell’acquario principale.
Se dopo 2 giorni, il pesce non ha dato cenni di miglioramento per le cure avute, bisognerà intervenire con l’antibiotico. Gli esperti consigliano un antibiotico ad ampio spettro specifico per batteri. In genere è un farmaco a base di ambramicina. Il medicinale si presenta in forma di capsula che dovrà esserne disciolta una ogni 20 litri d’acqua, questo trattamento dovrà durare 5/10 giorni. Tieni il pesce (o i pesci) sotto stretto controllo per diverse settimane dopo che i sintomi sono scomparsi.
Come sempre suggeriscono gli esperti, per la maggior parte delle malattie, la prevenzione è la cura migliore. Quasi tutti i fattori che mettono a rischio i pesci, possono essere prevenuti. Infatti, poiché la cattiva qualità dell’acqua è la causa principale più comune di stress, la manutenzione dell’acquario sarà la cosa migliore da fare per aiutare i pesci ad avere una buona qualità di vita. Altri fattori da considerare sono:
Se l’acquario è tenuto in modo esemplare e con cura, focolai di idropisia sono più che improbabili.
Raffaella Lauretta
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