Com’è fatto un pesce combattente e in che modo si differenzia dagli altri? Tutte le caratteristiche di questo pesciolino e i consigli per allevarlo.
Per impegni, fatica o semplicemente per gusto personale abbiamo capito che un pesciolino è proprio l’animale domestico che fa per noi. Ma quale scegliere? Le varietà sono davvero tantissime e, se non siamo esperti del settore, può essere utile conoscere tutte le caratteristiche del pesce combattente e magari capire che è proprio quello che stavamo cercando. I pesci, si sa, sono meno impegnativi di cane e gatto ma riescono comunque a dare compagnia e affetto, seppur a modo loro. In molti scelgono il pesce combattente sia per le loro sfumature colorate sia per il costo contenuto. Vediamo da vicino questo pesce e come prendersi cura di lui senza commettere errori pericolosi per la sua salute.
Noto anche con il nome di Betta Splendens, il pesce combattente proviene dalle acqua dolci del sud est asiatico, in particolare dalla Thailandia.
Il soprannome ‘combattente’ gli è stato affibbiato probabilmente per il suo carattere scontroso e ben poco ospitale: infatti non gradisce la compagnia di altri pesci nel suo acquario.
I maschi della specie si differenziano dalle femmine per i loro colori sgargianti, soprattutto sulla parte delle pinne sottili che si muovono leggiadre in acqua.
Non a caso i pesci maschi combattenti sono scelti più spesso anche perché con i loro colori sembrano rallegrare l’arredamento. Ma ciò non significa che debbano essere trattati come soprammobili!
Le loro gradazioni di colore vanno dal rosso intenso al blu. All’opposto i colori delle femmine della specie si mantengono in un range di colori oro e marrone su pinne più piccole.
Altra distinzione tra maschi e femmine consiste nel fatto che i primi sono molto territoriali e non amano convivere con altri pesci, o al massimo tollerano la presenza del sesso opposto.
Generalmente è preferibile tenerli in bocce singole ed evitare acquari collettivi per evitare stragi: infatti è di natura estremamente aggressiva e arriverebbe ad uccidere per tutelare i suoi spazi.
Sebbene sia preferito al pesce rosso, la sua aspettativa di vita è molto più breve rispetto al secondo: si parla di 2-3 anni in media e in ottime condizioni vitali.
A proposito di condizioni e di habitat, non pensiamo che il fatto che il pesce combattente sia abituato ad acqua poco profonde significhi che si adatta a pochi cm di acqua.
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In realtà basta davvero poco per rendere felice ed appagato un pesce combattente e magari garantirgli i suoi 2-3 anni di vita media.
Serviranno: un acquario con dell’acqua, degli accessori da inserire al suo interno e un’alimentazione appropriata.
Quanti litri d’acqua servono a un pesce combattente? L’acquario scelto dovrà contenere almeno 80 litri di acqua tendente all’acidità.
L’habitat potrà essere arricchito da vegetazione (possibilmente vera oppure un buon finto di seta) e da un substrato scuro (di solito un ghiaino scuro va bene), proprio per ricreare le acque del sud est asiatico da cui proviene.
Tra le piante più adatte vi sono la Lenticchia d’Acqua, l’Elodea Densa e il Bambù: esse sono molto morbide e non rischiano di graffiare o ferire il pesce ad ogni suo passaggio di pinna.
Non dimentichiamo di inserire anche delle rocce, che possono essere utilizzate dal pesce come rifugio per la propria tranquillità.
L’acqua dovrà essere cambiata di continuo, tanto è vero che si consiglia l’utilizzo di una pompa per il riciclo.
Se invece dovremo operare manualmente, si consiglia di cambiare l’acqua almeno una volta ogni due giorni senza modificarne la temperatura (sempre compresa tra i 26 e i 28 gradi).
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I pesci combattenti mangiano circa una o due volte al giorno per sei giorni alla settimana, ma in piccole dosi.
Facciamoci consigliare dal venditore esperto su quale tipo di pasto scegliere: se quello essiccato o vivo, oppure in che modo e in che quantità alternarli.
La scelta è tra:
Se non disponiamo di una pompa per il riciclo continuo dell’acqua, dovremo procedere alla rimozione manuale del pesce e a svuotare il contenitore per poi riempirlo nuovamente.
Raccolto momentaneamente il pesce in un bicchiere, cercando di prenderlo con un retino e facendo molta attenzione a non ferirlo, procedere col risciacquo dell’acquario.
Tutti gli elementi contenuti in esso dovranno essere lavati accuratamente, in quanto la melma si deposita sia sulle rocce sia sui sassi sia sulle piante.
L’acqua pulita da inserire nell’acquario igienizzato dovrà essere raccolta almeno 12 ore prima e lasciata riscaldare a temperatura ambiente, per evitare sbalzi termici al pesce.
Per eliminare le tracce di cloro nell’acqua, esistono in commercio dei prodotti atti allo scopo oppure lasciamola evaporare al sole per un’oretta circa (soprattutto nei mesi estivi).
Una volta pronto l’habitat immergiamoci il pesce con tutta l’acqua contenuta nel bicchiere.
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