Adottare un coniglio nano può essere una fantastica esperienza, ma attenzione alla salute! Il nostro amico peloso potrebbe trasmetterci fastidiose malattie.
Senza la volontà di creare inutili allarmismi, è bene conoscere tutte i rischi legati al tenere in casa un coniglio nano. Questo soffice tenerone dagli occhi vispi potrebbe essere responsabile di malattie più o meno gravi trasmissibili all’uomo. Ecco quali sono le principali e quali precauzioni prendere per tenerle alla larga.
Una premessa doverosa da fare riguarda le norme igieniche di base: per tutelare la salute nostra e del nostro piccolo coniglio è importante pulire sempre la sua gabbia e avere cura della sua igiene personale. Ecco di seguito tutte le principali zoonosi, ovvero le malattie trasmissibili, che è più facile contrarre se si ha un coniglio Toy in casa.
Tale patologia, detta anche Malattia di Lyme, è causata da un batterio che infesta le zecche che, a loro volta, la trasmettono all’uomo. Può manifestarsi con iniziali sintomi di febbre e dolori articolari, accompagnati dal mal di testa. Dunque potrebbe essere facilmente confusa con una banale influenza. Nella maggior parte dei casi la malattia può essere risolta con una terapia antibiotica. Ma attenzione alle donne in gravidanza: le conseguenze potrebbero essere fatali per il feto!
Può causare enterite nel coniglio oppure essere completamente asintomatica: purtroppo negli uomini le conseguenze sono ben più importanti ed evidenti. Sono frequenti episodi di diarrea, che nei casi più gravi possono accompagnarsi a spot di sangue e vomito. Si contrae attraverso il contatto diretto con feci infette e carcasse di animale.
Questa patologia rientra nella categoria delle malattie oro-fecali, dunque trasmissibili attraverso il contatto delle mani o della bocca con le feci infette. Il sintomo più frequente è la diarrea, accompagnata anche da episodi di diarrea e vomito. Non esiste una reale terapia per abbattere la criptosporidiosi, ma è fondamentale rispettare le fondamentali norme igieniche, la prima su tutte quella di lavarsi le mani dopo ogni contatto con l’animale.
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Nei conigli è asintomatica, ma nell’uomo si manifesta con mal di testa, febbre e dolori alle articolazioni. Il contagio può avvenire attraverso il contatto diretto con le secrezioni umorali, le feci e l’urina dell’animale che ne è infetto. La malattia può spesso risolversi nell’arco di un paio di settimane, senza ricorrere a particolari terapie farmaceutiche, ma nelle forme più gravi è bene affidarsi ad un trattamento antibiotico.
Gli animali possono contrarla con morsi e graffi e nella stessa modalità possono trasmetterla all’uomo: infetta dunque prevalentemente il sangue. E’ curabile con una terapia standard a base di antibiotici, sempre se non si seguono le fondamentali norme igieniche come il disinfettare la ferita subito dopo essere stati morsi o graffiati.
Si tratta di un acaro che agisce a livello epidermico, non a caso è detta anche ‘la forfora che cammina’. Aggredendo la pelle, essa può provocare esfoliazioni, irritazioni e prurito. Nell’uomo può manifestarsi con una leggera dermatite, ma basterà lavarsi le mani con un sapone antibatterico per eliminare qualsiasi rischio di contagio.
E’ detta anche ‘febbre da conigli’. Le zecche della Tularemia attaccano gli animali e questi attraverso il contatto possono contagiare l’uomo: non solo toccandoli, ma anche mangiando una carne di coniglio non troppo cotta c’è il rischio di contrarre la malattia. Nella forma ulcero-ghiandolare comporta un rigonfiamento dei linfonodi, con relativa febbre e sintomi influenzali. Può seguire un’ulcerazione della cute. Una terapia antibiotica è sempre efficace a debellare totalmente la malattia.
F.C.
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