Peggiorano le condizioni dell’orso polare tenuto in un centro commerciale in Cina

Peggiorano le condizioni dell’orso polare tenuto in un centro commerciale in Cina

orso

Stanno peggiorando, giorno dopo giorno, le condizioni dell’orso polare chiamato Pizza, recluso all’interno di uno spazio al Grandview Aquarium in un centro commerciale a Guangzhou in Cina. Il povero animale vive da tre anni continuamente esposto al pubblico e agli scatti fotografici. A gennaio di quest’anno la storia di Pizza venne alla ribalta e diverse associazioni e organizzazioni internazionali come Animal Asia e la Humane Society International (Hsi) si sono interessate alla sua sorte, promuovendo una raccolta firme in tutto il mondo per chiedere il suo trasferimento. A fine settembre sembrava che l’agonia di Pizza stava per giungere al termine, in quanto sembrava fosse stato raggiunto un accordo tra lo Yorkshire Wildlife Park, a Doncaster, nel Regno Unito che gestisce un habitat di dieci acri con due laghetti e una comunità di orsi polari, riscattati e l’Acquario di Guangzhou.

A distanza di un mese, non solo Hsi ha resto noto che le autorità cinesi e l’acquario hanno fatto un passo indietro, sostenendo che l’orso non può uscire dal paese, ma la cosa peggiore è che Pizza sta letteralmente impazzando.

Gli ultimi video di Pizza mostrano l’orso polare in preda a tic nervosi, circondato tutto il giorno dal passaggio di persone nel centro, che scattano fotografie. Una crudeltà inflitta quotidianamente ad un animale che chiunque potrebbe constatare il suo disagio.

Pizza cammina avanti e indietro davanti alla finestra, dondolando la testa quasi con violenza oppure giace sul pavimento di fronte al muro, mettere con la bocca afferra ossessivamente una grata.

“Questo orso polare sta mostrando un comportamento stereotipato classico, la testa ondeggiante e il ritmo ripetitivo, indotti dalla frustrazione e dallo scarso benessere”, ha commentato Alastair Macmillan, consulente veterinario per Humane Society International che ha pubblicato il filmato.

“Questa è la reazione degli animali a situazioni stressanti, a recinzioni, la noia e il costante disturbo da parte dei visitatori -prosegue il veterinario. Le condizioni in cui è stato tenuto sono completamente inadatte e se non viene fatto qualcosa può sempre più sprofondare in un declino psicologico”.

Dinanzi al rifiuto delle autorità, una decina di organizzazioni e gruppi si stanno di nuovo muovendo per aiutare Pizza e la HSI ha diffuso una lettera aperta firmata da 50 gruppi animalisti cinesi che invitano Zhu Xiaodan, il governatore di Guangzhou, a chiudere l’acquario dove ci sono altre 500 specie di animali tra le quali beluga, trichechi e volpi artiche, tenuti in condizioni scarse e chiedendo che siano rilasciati in dei santuari o strutture migliori.

“Non ci sono più scuse per non agire”, ha dichiarato Yongmei Yu, presidente della Vshine Protection Association, protezioni animali in Cina, spiegando che “c’è una tendenza preoccupante in Cina di mostrare animali selvatici nei centri commerciali, come a Shijiazhuang e ciò dimostra una totale mancanza di rispetto per il loro benessere”.

Gli animalisti sperano di tenere accesi i riflettori internazionali accesi per poter aiutare quegli esemplari sfruttati.

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