C’è chi vive il rapporto con la natura e l’ambiente in modo simbiotico e chi forse come una sfida personale. Da entrambi le parti vi è senz’altro il rispetto per gli elementi naturali, ma vi è una distinzione importante da evidenziare.
E’ quello che emerge dal parere espresso da due alpinisti ed esperti della montagna e dei suoi pericoli, quello di Mauro Corona e Reinhold Messner. Entrambi all’indomani dell’uccisione dell’orsa K2 in Trentino hanno spiegato le loro posizioni che a dire il vero sono totalmente all’opposto.
A San Sebastiano de Marsi, i cittadini rivendicano con orgoglio “l’Abruzzo non è come il Trentino”, pubblicando il video di un’orsa di nome Amarena, ormai nota per le sue incursioni nelle località abitate e che recentemente è piombata ad una festa del patrono per le vie del centro, seminando in parte il panico. A differenza della Provincia di Trento, a Bisegna, il sindaco ha emanato un’ordinanza per tutelare l’orsa. Un punto di vista amministrativo ben diverso e che non è di certo infondato come emerge dallo stesso comportamento di un altro sindaco che, questa volta a Vagli, in Toscana ha preso le difese di un cinghiale, una specie selvatica non certo tutelata quanto gli orsi, ma pur sempre degna di essere protetta.
La questione animali selvatici e specie protette viene percepita in modi ben diversi.
Mauro Corona, lo scorso 14 agosto ha scritto un’amara riflessione pubblicata sulla stampa.it denunciando che con l’uccisione dell’orsa le autorità locali non hanno risolto “un bel niente”. Corona attacca aspramente il comportamento umano e la pessima gestione degli orsi, evidenziando il lato istintivo e naturale dell’animale in difesa dei suoi cuccioli. Corona sottolinea il paradosso tra il progetto di ripopolamento e il massacro degli orsi da parte delle stesse istituzioni che dovrebbero in realtà sostenere la specie reintrodotta. Il noto alpinista e scrittore ha infine concluso la riflessione sostenendo quanto sia fondamentale l’insegnamento e l’educazione per una serena convivenza, fondata sul rispetto delle specie nel loro habitat.
Sapete una cosa? Non avete risolto un bel niente. Lo dico a voi, uomini che avete sparato all’orsa e lo dico a chi vi ha ordinato di farlo. Preparatevi pure a sparare ancora, armate i vostri fucili. Finché l’uomo attraverserà la strada di un’orsa con i cuccioli, finché quell’orsa avrà paura aggredirà per difenderli. Ogni madre, di qualsiasi specie sia, difende i propri piccoli. È l’uomo, non l’orsa, che non è al suo posto. Gli orsi se ne fregano di noi, non ci aggrediscono, ma se una femmina ha i cuccioli allora è meglio starle distante. Punto. L’orsa lì doveva essere e lì doveva continuare a stare.
Hanno ucciso Daniza e adesso anche KJ2. E ci hanno pure detto che Daniza è morta per eccesso di anestetico, che si era trattato di un errore. Certo, come no? Per KJ2 niente anestetico? No, per quest’ora soltanto piombo. Scusate, ma per quanto tempo continuerete a sparare? Prima ripopolate le montagne con gli orsi spendendo un sacco di quattrini pubblici e poi li condannate a morte. Bel paradosso. Assurdo non credete? Ma come si fa, dico io, a inventarsi cose di questo genere, a non comprendere di essere davvero fuori di testa a scegliere di uccidere. Gli animali selvatici non stanno alle nostre regole, questa è la loro colpa. È evidente che sono condannati per questo, ci intralciano, eppure li abbiamo catturati altrove e portati da noi perché le Alpi erano popolate anche dagli orsi e non c’erano più. Siete voi che ordinate e sparate a non stare alle regole dei selvatici perché non le conoscete. È un problema di ignoranza. Noi viviamo in un mondo di ignoranza mal distribuita. La montagna è sconosciuta. Sono almeno trent’anni, dico trent’anni, che chiedo ai governanti, allo Stato, non so più a chi, di farla studiare a scuola la montagna. Le guide alpine, gli uomini che la vivono e la conoscono, contadini, allevatori, boscaioli devono essere chiamati nelle aule scolastiche per raccontarla, tra bellezza e pericoli. Soltanto così la si può apprezzare.
Di tutt’altro parere si rivela Messner il quale in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha parlato di un “fondamentalismo animalista”.
Messner ha criticato la posizione “di chi viene dalla pianura e non sa nulla dei problemi e della vita in montagna”. L’alpinista, che in controcorrente all’opinione pubblica, prende le difese del Governatore della Provincia di Trento Ugo Rossi. Riguardo al progetto “Life Ursus” ha anche evidenziato in parte la problematica con la quale è stata reintrodotta una specie che da un secolo era sparita dal contesto geografico: “Il ripopolamento è stata un’idea, forse giusta forse sbagliata, per far ritornare l’orso in zone dove storicamente abitava e dalle quali nell’ultimo secolo era sparito. Se c’è un problema lo si risolve, ma assumere posizioni talebane non aiuta certo a trovare una soluzione»”.
L’alpinista se la prende con l’aggressività di chi ha difeso K2, dichiarando che “c’è troppa aggressività in giro. E non è quella degli orsi”. Parlando delle sue personali esperienze e degli incontri ravvicinati con gli orsi nell’arco delle proprie spedizioni, Messiner ha spiegato di aver sempre evitato le situazioni a rischio. Ma di certo, l’alpinista non è d’accordo sul fatto che molte persone che non hanno idea cosa significa convivere con gli orsi, possano essere così critiche.
“Qualcuno che non li conosce, ma pretende di dare lezioni, pensa che siano come gli animali dei cartoni animati. Sono queste persone a costituire un problema, non gli orsi che seguono semplicemente il loro istinto di orsi”, dichiara Messner, criticando il fatto che non vi sia un dialogo con le realtà locali in Trentino come “i contadini e con chi vive in montagna”: “Gli orsi necessitano di grandi spazi, se in Trentino-Alto Adige sono diventati troppi, bisogna trovare un punto di equilibrio. Serve il dialogo con tutti, se no diventa una guerra”, conclude l’alpinista, evidentemente più propenso a stabilire forse un equilibrio che sia più incentrato sulle esigenze della popolazione e non su quelle degli animali.
Ci sono dei regolamenti, delle leggi e anche dei protocolli per intervenire in determinati casi. Spesso le stesse realtà locali toccate dal problema orsi agiscono senza considerare una procedura ben precisa, delineata da dei protocolli e forse anche per scarsa professionalità o in assenza di competenze.
E’ quanto, denuncia Giampiero Sammuri Presidente Federparchi Europarc Italia in una lettera pubblicata da greenreport. Dopo una lunga premessa sui regolamenti riguardanti le specie selvatiche e protette, Sammuri ha voluto evidenziare alcuni elementi che sembrano come per “magia”, svanire agli occhi delle amministrazioni pubbliche:
“Stiamo parlando di un orso, specie particolarmente protetta e presente oggi nell’arco alpino grazie ad un progetto di reintroduzione promosso dal parco provinciale dell’Adamello Brenta e sostenuto dalla Provincia autonoma di Trento che oggi dispone della competenza diretta. L’obbiettivo era quello di ricostituire una popolazione stabile nell’arco alpino. Il presidente della provincia di Trento ha dichiarato che questo è tutt’ora un obbiettivo che a me, devo dire, sembra più facilmente raggiungibile se gli orsi si lasciano in vita, invece di abbatterli.
Dalla data dell’ordinanza a quella dell’abbattimento sono passati venti giorni: non c’era il tempo per concordare con Ispra il da fare? Io penso di sì, come anche credo che si poteva scegliere una delle altre 2 opzioni possibili almeno per ragionarci meglio. Ho sentito dire al presidente della provincia che, tra stare tutta la vita in cattività e essere abbattuto è meglio la seconda. Riandiamo nella filosofia, nell’etica e nella teologia. Ognuno la può pensare come crede sulla soluzione definitiva, ma magari era possibile una modalità temporanea, tipo catturare l’esemplare e metterla in cattività per il tempo necessario a chiarire fino in fondo la problematicità dell’animale, coinvolgendo in modo aperto e trasparente l’Ispra. Un orso, anche uno solo, è prezioso per il progetto e prima di farne a meno si deve essere sicuri al 110%.
Credo che lo stesso presidente della provincia di Trento, di fronte ad una situazione indubbiamente problematica da gestire, se oggi avesse in mano un’istruttoria di Ispra avrebbe sicuramente una posizione più solida, io al suo posto l’avrei chiesta comunque. La provincia automa di Trento per tante cose è all’avanguardia nella gestione ambientale, basta percorrerla per rendersene conto. Ha una rete di aree protette invidiabile con la perla del parco dell’Adamello Brenta, una delle gestioni italiane di eccellenza. La stessa attività venatoria viene regolata con criteri più scientifici che nella maggioranza del territorio italiano, con censimenti e piani di prelievo conseguenti. In definitiva non credo che la provincia e il suo presidente avrebbero fatto male a farsi supportare dall’Ispra per gestire un problema così delicato.
C.D.
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