L’asino, animale che fino a pochi anni fa era stato quasi dimenticato e ignorato, sta tornando alla ribalta grazie alle grandi lezioni di vita che può tramandarci
Le caratteristiche fisiche ed attitudinali dell’asino lo rendono uno dei protagonisti perfetti per gli IAA (interventi assistiti con gli animali). Cos’è l’onoterapia? A chi è rivolta? É una sorta di pet theraphy che si basa sul lavoro terapeutico-relazionale dell’asino su alcuni soggetti umani destinatari di questi interventi.
Rispetto agli altri animali impiegati negli IAA, l’asino ha la capacità innata di rendere le sessioni d’intervento attive per i partecipanti. La conoscenza fra i due soggetti avviene in modo graduale, ma prevede uno scatto importante. Tra gli obbiettivi della onoterapia c’è quello che vede il paziente trasformarsi in soggetto attivo che rivolge le cure genitoriali e familiari all’animale al posto che riceverle, come d’abitudine.
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Ciò che rassicura a primo impatto di questo dolce quadrupede è l’aspetto fisico. Gli occhi grandi, la testa maggiormente sviluppata rispetto al corpo dalla quale campeggiano due buffe e lunghe orecchie ci portano a volerlo proteggere e a prenderci cura di lui. Molti hanno infatti deciso di scegliere l’asino come animale da compagnia. Anche il modo in cui generalmente utilizza lo spazio attorno a sé genera tranquillità: movimenti monotoni e di un’estrema lentezza.
L’asino è un animale statico ma anche molto riflessivo. Prima di reagire a qualsiasi imprevisto o ostacolo, generalmente si ferma a pensare alla prossima mossa. Ma questo è solo quello che ci riserva a prima vista. Per scoprire le doti nascoste dell’asino bisogna entrarci in contatto.
Questo animale ha la grande caratteristica di cercare continuamente il contatto con gli altri. Il suo carattere è estremamente socievole, ama essere osservato e che gli vengano date attenzioni e quando si ritrova solo il suo umore si intristisce. Questo bisogno di essere accolto si trasforma subito nella necessità di accogliere gli altri a sua volta. Un’indole unica e ben precisa che si scosta ad esempio da quella del cavallo che può avere differenti personalità.
Non di rado le parole più utilizzate per raccontare un primo incontro con un asino sono calore, accoglienza e protezione. I benefici dell’onoterapia si basano principalmente sulla forza empatica di questo animale che abbraccia tutti gli essere umani, anche i soggetti difficili, che si sentono accettati e riescono a mettere da parte schemi di autodifesa per abbracciare un’esperienza a tu per tu con lui. Una scoperta che si fa ancora più preziosa quando il contatto diventa tattile. L’interazione in questo caso, oltre che emozionale, diventerà sensoriale.
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Una volta che abbiamo risposto alla domanda, cos’è l’onoterapia, possiamo dedicarci a scoprire a chi è rivolta. Le macro categorie alla quale sono dedicati gli interventi di onoterapia sono i soggetti con disturbi di personalità, bambini, anziani, cardiopatici e ipertesi. Ai bambini generalmente è consigliato di fare una prima esperienza con il mondo animale proprio attraverso l’asino dagli 0 ai 3 anni.
Gli interventi assisti sono anche consigliati ai piccoli con specifici disturbi come quelli ipercinetici, depressi, bulimici o anoressici, con disturbi del sonno o dell’attenzione, Sindrome di Down o ritardo mentale.
I benefici dell’oncoterapia possono essere anche estesi a persone che sono state provate da forti episodi di stress, ansia o privazione. Come gli audiolesi, i non vedenti, i detenuti, i tossicodipendenti e i sieropositivi.
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L’asineggio, il maneggio degli asini, può fornire il grande stimolo di restare a contatto con la natura e all’aria aperta. Molti dei soggetti sopracitati sono infatti abituati a vivere fra le quattro mura di un ambiente ospedalizzato. Anche se di recente in Italia la pet theraphy con cani è stata approvata negli ospedali. All’interno dell’asineggio, il buon funzionamento di ogni intervento è assicurato dalla figura dell’operatore che conosce perfettamente tutte le caratteristiche dell’animale e media fra quest’ultimo e il paziente.
La parola d’ordine in questa esperienza è gradualità. Si comincia infatti con una serie di azioni a terra volte a conoscersi. Una delle prime attività prevede la cura effettiva dell’animale che si farà strigliare dal paziente. Solo dopo questo gesto di autentico accudimento si passa a toccare l’asino senza l’uso di oggetti, ma a mani nude. Il passo successivo di solito è quello di condurre l’animale a passeggiare o saltare attraverso la corda.
Nell’ultimo step si salta in groppa per avere un contatto totale con l’animale. Tra i metodi di interazione uomo/asino più usati c’è l’abbraccio. Questo gesto d’affetto può essere scambiato da terra o una volta in sella all’animale. Di solito si consiglia al cavaliere di estendere tutto il busto in avanti per adagiare il proprio corpo sul collo dell’animale. Sarà così possibile percepire il respiro e il battito del cuore l’uno dell’altro. Se cerchiamo una risposta a cos’è l’onoterapia, ne abbiamo appena trovato una.
C.F
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