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Muore il suo compagno, lei da vita ad un dolcissimo rituale funebre

Un documento straordinario registrato presso la riserva naturale Chimfunshi Wildlife Orphanage in Zambia dove un gruppo di ricerca dell’Università di St Andrews, Regno Unito ha osservato un gruppo di scimpanzé per diversi mesi con lo scopo di capire e fare luce sul sistema sociale del primate.

Nel centro sono state disposte delle telecamere nascoste per studiare meglio la famiglia di primati e recentemente è emersa una rara testimonianza sui rituali funebri degli scimpanzé. Infatti, è stato filmato il momento in cui un  membro del gruppo è deceduto per cui gli altri scimpanzé si sono avvicinati a lui. Un esemplare ha avviato una specie di rituale che consisteva nella pulizia dei denti della scimmia morta.

Un documento raro che i ricercatori potrebbe essere alle origini evolutive delle pratiche mortuarie umani.

Una femmina di scimpanzé di nome Noel di 33 anni si è avvicinata al suo amico, un giovane esemplare maschio, di nome Thomas di 9 anni, che la madre aveva adotto quando ne aveva 4. Thomad sarebbe morto per un’infezione batterica. Noel ha poi cercato nelle vicinanze un bastoncino secco con il quale ha iniziato a rimuovere la sporcizia dai denti di Thomas. La femmina ha continuato il suo rituale anche quando gli altri membri si sono allontanati.

Un comportamento che documenta non solo il rituale ma anche il legame con il partner quando viene a mancare: “Il rapporto è importante perché indica una volta di più che la specie umana non è l’unica ad avere compassione”, ha sottolineato Edwin van Leeuwen, autore dello studio.

Una sensibilità simile a quella umana nei riguardi dei famigliari che vengono a mancare e anziché trattare i loro corpi come oggetti inanimati, dimostrano rispetto per il defunto.

Ci sono altre testimonianza di comportamenti simili, di partner che restano vicini al corpo dei loro compagni morti anche per diverso tempo. Per i ricercatori si potrebbe trattare di una sorta di rituale funebre dal quale potrebbe derivare quello umano.

Ovviamente, i ricercatori mettono le mani avanti e sottolineano che non si possono trarre al momento delle conclusioni sui procedimenti mentali e la consapevolezza di quel che significa la morte.

Per i ricercatori, che hanno pubblicato lo studio sulla rivista “Scientific Reports” il gruppo potrebbe avvicinarsi al defunto chiedendosi unicamente il perché il loro famigliare non si muove più.

Thibaud Gruber dell’Università di Ginevra ha riferito che “non sappiamo se gli scimpanzé riescono a capire il significato della morte. Non sappiamo se questo gesto sia una pulizia del cadavere o una pulizia sociale. Di sicuro si tratta di un dei tanti comportamenti piuttosto insoliti dei scimpanzé di fronte ad un loro membro deceduto”.

Ognuno è libero di pensare quello che vuole. Il filmato è estremamente commuovente tanto più se si considera che questi esemplari accolti nel rifugio provengono da situazioni passate di maltrattamenti o di segregazione. La stessa Noel venne salvata a 14 anni da una condizione in cui era ridotta a vivere in una casa come animale da compagnia.

In ogni caso ci sono molte altre specie che dimostrano il cosiddetto “senso del lutto” e questi comportamenti non fanno altre che ricordarci che gli animalo come gli umani sono esseri senzienti, ovvero capaci di provare dolore e sofferenza. Adesso, tutte le ricerche sono concentrate a capire se sono anche “coscienti” ovvero se hanno cognizione di quanto accade attorno a loro e del significato come in questo caso della perdita di un membro delle famiglia. Purtroppo, l’intuizione non può di certo confutare le tesi scientifiche e anche se, in parte, sentiamo dentro di noi, quanto un animale sia cosciente di tutto, non lo si può dimostrare. Provare che gli animali sono “esseri coscienti” sarebbe un passo significativo per la tutela dei diritti degli animali che dovrebbero allora essere equiparati a quegli umani e pertanto nessuno potrebbe più sfruttarli per la ricerca scientifica o altre finalità con le quali si provoca dolore all’animale. Da un punto di vista etico, lo sfruttamento degli animali non dovrebbe esistere. Eppure, milioni di esemplari ogni anno sono vittime delle più crudeli atrocità perpetrate anche istituzionalmente.

 

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