L’orrore dei trasporti di animali vivi è stato più volte al centro di diverse inchieste tra cui una nel 2015 con la quale una nota associazione animalista, la Compassion in World Farming, invitava l’Unione Europea a regolamentare il trasporto verso paesi terzi che non rispettavano le norme del benessere animale. E ancora, lo scorso anno, nel mese di settembre, diverse organizzazioni avevano dimostrato delle illegalità nel trasporto verso Bulgaria e Turchia e gli orrori nei macelli, con esemplari gravide sottoposti a parte cesarei, laddove la normativa vieta il trasporto di animali vivi al 90% del periodo di gestazione. Anche in Francia, la L214 aveva denunciato in un’inchiesta shoccante non solo il trasporto ma anche la macellazione di mucche gravide alle quale venivano rimossi i feti.
Ecco che a distanza di diversi mesi, la stessa L214 torna a farsi sentire sul tema, diramando una fotografia shock scattata dall’associazione Animals Angels che ha documentato il decesso di una pecora morta con al fianco il suo agnellino. L214 denuncia che la madre del cucciolo è deceduta durante il trasporto in camion dalla Spagna alla Grecia. Un viaggio durato diversi giorni in cui gli animali evidentemente hanno sofferto. All’arrivo, il drammatico epilogo: quello di un agnellino nato durante il viaggio e rimasto orfano.
“L’associazione Animals Angels è stata testimone delle drammatiche condizioni di viaggio alle quali sono sottoposte gli animali. Orrori di questo tipo sono sempre più frequenti”, scrive L214, ricordando che milioni di animali ogni anno viaggiano in Europa, ammassati nei camion, senza prestare attenzione al loro benessere, alle cure, alle intemperie. Animali che soffrono di fame e di sete, ma questo per chi specula sulla loro carne non ha importanza: “Le perdite sono parte del giro d’affari, gli animali tanto fin dalla loro partenza sono considerati pezzi di carne”, tuona L214.
L214 rilancia una petizione promossa dall’Eurogroup For Animals con la quale viene chiesto un divieto europeo di trasportare animali vivi oltre 8 ore. La stessa campagna è stata lanciata in Italia dalla Lav e l’obiettivo è di raccogliere il numero di firme necessarie per sottoporre la richiesta all’Unione Europea.
Al di là del concetto di libero commercio che oggi giorno può anche sembrare desueto, questo divieto non solo garantisce un po’ di dignità agli animali destinati alla macellazione durante il trasporto ma potrebbe anche andare incontro al tema del chilometro zero, mirato a ridurre l’inquinamento e a promuovere un economia fondata sui prodotti locali e genuini.
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