Esiste una relazione poco conosciuta tra maltrattamento sugli animali e violenza sulle donne: ecco cosa lega questi due fenomeni.
La violenza contro le donne è un fenomeno di natura culturale che ha inizio ben prima delle percosse e degli abusi fisici. Essa si irradia, infatti, da una mentalità maschilista profondamente radicata nella nostra cultura, intrisa di stereotipi e pregiudizi, che costituiscono quella che viene metaforicamente definita la parte sommersa di un iceberg. Anche i maltrattamenti sugli animali possono essere collegati ai reati di violenza sulle donne: capiamo insieme perché.
Un’indagine condotta da Link Italia e Corpo Forestale dello Stato ha messo in luce che gli atti di crudeltà nei confronti degli animali possono anticipare comportamenti violenti nei confronti delle persone.
L’analisi ha convolto un campione di 682 detenuti, sottolineando che il 68% degli autori di reati come lesioni e maltrattamento in famiglia ha maltrattato o ucciso animali in età adulta.
Non a caso, la letteratura scientifica ha evidenziato che infliggere dolore e sofferenza a un essere senziente, indipendentemente dalla specie di appartenenza, costituisce un indice di pericolosità sociale.
Il maltrattamento nei confronti degli animali, quindi, non andrebbe minimizzato, ma affrontato con la gravità che un atto tanto crudele comporta: non solo e non tanto perché – in una prospettiva di mero antropocentrismo – potrebbe predire il rischio che l’autore del reato eserciti violenza anche sugli esseri umani, quanto perché risulta intrinsecamente drammatico.
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Oltre a costituire un indicatore di rischio di abusi futuri, il maltrattamento sugli animali può configurarsi come una vera e propria forma di violenza contro le donne.
A denunciarlo è l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), che sottolinea come gli abusi nei confronti di cani e gatti vengano spesso messi in pratica dagli uomini per fare del male alle proprie compagne, mogli o ex.
Si tratta di una forma di violenza molto subdola: nuocere agli animali a cui le donne sono affezionate e di cui si prendono cura ha lo scopo di colpirle indirettamente.
In questo senso, i quattro zampe vengono concepiti come una sorta di estensione delle loro proprietarie.
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Come illustrato dall’ENPA, sono diversi i casi di cronaca che esemplificano questo comportamento criminale. Tra questi rientra il femminicidio di Tina Boero, uccisa nel sonno dal marito insieme alla sua cagnolina Luna.
Ancora, a Verbania, ricordiamo il caso dell’uomo che, in assenza della sua compagna, ha esercitato violenza sul cagnolino di lei.
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Per combattere la violenza contro le donne e quella nei confronti degli animali è fondamentale imporre pene severe.
Ancora più significativa, però, è la prevenzione: solo attraverso un percorso di acquisizione di consapevolezza potremo realmente risanare i rapporti disequilibrati di potere nella nostra società e proteggere tutti i suoi membri, animali non umani compresi.
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