Belli da vedere ma talvolta pericolosi: quali sono le malattie dei pesci dall’acquario all’uomo che dovresti conoscere ed evitare.
Chi on ama osservare con piacere un meraviglioso acquario con tanti pesci colorati che nuotano felici tra alghe, rocce e alberelli? Eppure anche questo scenario fantastico può nascondere qualche insidia, come ad esempio le malattie dei pesci dall’acquario all’uomo. Infatti sebbene sembri un micromondo a parte, anche questo habitat naturale dei pesci può nascondere insidie per l’essere umano che se ne prende cura: vediamo cosa potrebbe accadere.
Forse non sono tra le zoonosi più comuni rispetto a quelle di altri animali domestici, tuttavia i pesci che alleviamo con tanto amore sono comunque esposti ad agenti patogeni (spesso batteri) potenzialmente zoonotici. Ma in che modo possono essere trasmessi dall’acquario all’essere umano?
In realtà le modalità di trasmissione sono due: ingestione di acqua infetta dell’acquario o di materiale a contatto diretto con essa oppure infettarsi di alcune ferite e lesioni sulle mani che sono state immesse in acqua. Quindi bisogna fare attenzione ad entrambe le attività, soprattutto durante il cambio manuale dell’acqua.
Così come noi ci ammaliamo, può accadere lo stesso anche ai pesci e in alcuni casi potrebbero trasmetterci tali patologie: ecco quali sono quelle da cui bisogna guardarsi quando abbiamo cura di un acquario.
Spesso causata da microbatteri, che proliferano in acque povere di ossigeno, può essere mortale e colpisce i pesci sia singolarmente sia in una moria collettiva. I segnali della patologia sono solitamente pallore, perdita di squame, inappetenza e ventre piatto. E’ ovvio che, se si dovesse ipotizzare una epidemia, sarà necessario mettere in quarantena il resto dei pesci, i solando quelli malati, e igienizzando l’acquario.
Anche questa ha una origine batterica e causa formazioni di pus e ulcere; purtroppo non saranno visibili i casi di emorragia interna dei pesci ma anche di pinne e pelle. Nuotare nell’acqua dove vengono depositate le feci dei pesci o si aprono le pustole di quelli infetti espone tutti gli altri al contagio. Oltre a cambiare l’acqua per igienizzare l’ambiente, solitamente si somministrano antibiotici per ‘guarire’ quelli ammalati.
Attacca cute, pinne e branchie di quei pesci che sono già sottoposti a forte stress: si possono notare delle zone biancastre su tutto il corpo e la perdita di pezzi di membrana della pinna. Può scaturire da una temperatura dell’acqua troppo elevata (meglio tenerla sui 20°C); solitamente la cura è a base di un composto in cui immergere i pesci di acqua e permanganato di potassio.
Nella maggioranza dei casi non è mortale perché non colpisce gli organi interni ma i suoi segnali sono visibili all’esterno con ingrossamento di alcune cellule sulle pinne prima e su tutto il resto del corpo poi. Oltre a mettere in quarantena i pesci infetti, è consigliata una profilassi chemioterapica.
Questa patologia comporta la perdita di liquido dall’addome del pesce infettato, segno di un malfunzionamento degli organi interni: tale secrezione andrà ad infettare l’acqua in cui nuotano anche gli altri. Potremmo notare il segnale di questa malattia soprattutto nei pesci che tendono a stare sul fondo, oltre all’anemia (di branchie e rene) e pezzi di pinne che tendono a disgregarsi. La cura consigliata in questi casi sarà a base di antibiotici.
Forse la più antica tra le malattia dei pesci marini e di acqua salmastra: la pelle diventa più scura, con lesioni e piaghe anche se a volte si tratta di problemi interni agli organi come milza e rene ingrossati ed emorragie sulla pelle. Si dovrebbe curare con antibiotici ma si potrebbe anche ‘prevenire’ cambiando spesso l’acqua e somministrando la giusta alimentazione.
Oltre a sapere come tenere pulito l’acquario se puzza e cambiare spesso l’acqua, facciamo attenzione anche noi a non mettere a rischio la nostra salute. E’ necessario lavare sempre le mani dopo aver maneggiato l’acqua dell’acquario e possibilmente evitare qualsiasi contatto con essa se abbiamo ferite e lacerazioni.
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Inoltre è bene non bere l’acqua infetta, facendo attenzione a non ingerire né stare a contatto diretto con superfici, oggetti e materiali che erano stati in acqua o a contatto con essa.
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