Immagini che non vorremmo vedere e che soprattutto non dovrebbero esistere. Eppure, accade in uno dei tanti macelli del Belpaese, in uno dei tanti luoghi dove il pensiero comune sarebbe più propenso a dire: “No, queste cose non possono accadere dalle nostre parti”.
Invece è la triste e amara verità: quella della crudeltà perpetrata verso gli animali che fa da contraltare alle immagini bucoliche di una campagna felice, chiamata la “Tuscia”, incantevole per il contesto naturalistico e per i suoi paesaggi coltivati, i suoi greggi al pascolo che ispirano parole di poesie.
Una poesia che viene decisamente interrotta dall’ultimo video denuncia diffuso dall’organizzazione Animal Equality che ha installato delle telecamere di nascosto in un macello di ovini e caprini a Viterbo, nel Lazio, uno delle 200 strutture italiane dove grazie ad una deroga specifica è consentito uccidere gli animali senza stordimento, ovvero coscienti.
Animal Equality ricorda che la macellazione senza stordimento è ancor oggi permessa da un regolamento europeo (CE 1099/2009) che prevede una deroga allo stordimento per i metodi prescritti da riti religiosi” . Tuttavia, quello che emerge è che attraverso questa deroga, anche grazie alla scarsità di controlli, gli operatori tendono ad abusare degli animali, arrivando al loro maltrattamento. “Al momento esistono solo sanzioni amministrative per chi viola le prescrizioni sulle procedure di macellazione, che nei casi più gravi prevedono una pena pecuniaria del tutto irrisoria di € 6.000”, sottolinea Animal Equality che ha lanciato “una petizione su scala nazionale rivolta al Parlamento italiano affinché siano introdotte al più presto norme incriminatrici per il maltrattamento degli animali, perché venga rinforzato il sistema di controlli e infine, come recentemente stabilito in Inghilterra che sia obbligatoria l’installazione di telecamere a circuito chiuso in tutte le strutture di macellazione”.
Immagini agghiaccianti di pecore sgozzate vive, attaccate ad dei ganci per una gamba, che penzolano con la testa verso il basso, l’una accanto all’altra, costringendole ad attendere la sorte e a vedere il destino che le aspetta, dimenandosi, per istinto di sopravvivenza. Esemplari presi a calci, lanciati, gonfiati con dei compressori o lasciati agonizzare per diversi minuti.
Di quale umanità stiamo parlando? Dove risiede il rispetto per la vita e la dignità di una creatura vivente? Animali terrorizzati che fino a quel momento pascolavano liberi, nei campi, costretti a camminare sul sangue del gregge del quale facevano parte. Disorientati, impauriti e stressati, in attesa di una morte crudele.
Animal Equality denuncia “come gli operatori infrangano sistematicamente la maggior parte delle prescrizioni igienico-sanitarie, nonché qualunque norma minima per la protezione degli animali, sottoponendo deliberatamente agnelli, pecore e capre ad atroci torture sia fisiche sia psicologiche”.
Tra le procedure crudeli, quelle di “operatori che sgozzano in modo sistematico animali completamente coscienti; operatori che gonfiano con un compressore animali ancora vivi per separare la pelle dai muscoli; animali lasciati ad agonizzare per interi minuti; operatori che prendono a calci gli animali senza motivo; operatori che strattonano gli animali per una sola zampa o per la coda, con il rischio di spezzargliela; operatori che lanciano bruscamente in aria agnelli e capretti, ammassandoli l’uno sull’altro; operatori che trascinano le capre afferrandole violentemente per le corna”.
Recentemente, un ex dipendente di un macello in un’intervista al CBC, ha confessato che lavorare nella catena di abbattimento ha contribuito ad alimentare altri comportamenti violenti nella sua vita di tutti i giorni.
Un processo di disumanizzazione che passa attraverso l’assuefazione e che crea un incubatore ideale per far nascere istinti crudeli. E’ inammissibile, da un punto di vista etico che una società civile, acconsenta e sia complice di tutto questo.
In questi giorni, la Corte di Giustizia Europea ha vietato la macellazione ritualistica fai da te, perpetrata in molti paesi, dove molti cittadini arrivano a sgozzare gli animali anche sul balcone di casa.
Chissà, cosa penseranno quei dipendenti tornando a casa, dopo essere stati protagonisti di questa violenza? In una nota, Animal Equality riferisce che “Il macello in questione è stato chiuso nei mesi scorsi a causa del fallimento dell’azienda che lo gestiva” ma nondimeno, conclude l’organizzazione ha deciso di “sporgere denuncia ai responsabili dei maltrattamenti ritratti nel video”.
C.D.
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++ATTENZIONE+++ Immagini non adatte a persone sensibili
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