E’ lutto nello Zimbawe dove è stato ritrovato il leone di nome Cecil, simbolo della riserva naturale di Hwange, ucciso e decapitato.
L’esemplare di 13 anni era noto in tutto il paese ed era da poco diventato papà di sei cuccioli.
Secondo quanto hanno ricostruito le autorità che stanno indagando sul caso, inizialmente si pensava che ad uccidere Cecil fosse stato un cacciatore spagnolo. In realtà, dopo un’attenta ricerca da parte delle guardie zoofile, l’uomo è stato identificato in Walter Palmer, un dentista americano di Minneapolis.
L’uomo dopo aver corrotto con 50mila euro alcune guardie del parco ha attirato fuori dalla riserva il leone con delle esche. Successivamente ha ferito l’animale con una freccia, dando vita ad una caccia di 40 ore. Alla fine, il tragico epilogo di questo folle gesto: il leone è stato ucciso e decapitato barbaramente.
Dal canto suo, il legale di Palmer ha riferito che il suo assistito è molto calmo, certo di essere in regola sia con il porto d’armi che con il permesso di caccia e che ha ammesso di aver probabilmente ucciso il leone Cecil. Tuttavia, Palmer ha tenuto a sottolineare di essere stato accompagnato da due guide locali.
Non a caso, questa mattina, le autorità hanno arrestato due persone ritenute responsabile di aver organizzato la caccia al leone. Si tratta di Theo Bronkhorst, cacciatore professionista fondatore del Bushman Safaris Zimbabwe, e Honest Trymore Ndlovu, proprietario della fattoria dove è stato rinvenuto il corpo senza vita del leone.
Cecil aveva un collare Gps e i suoi movimenti sono stati tracciati dalla Oxford University research project fin dal 1999. Per questo è stato possibile ripercorrere gli ultimi spostamenti dell’animale. Una volta ucciso, i cacciatori avrebbero tentato anche di distruggere il collare ma senza successo.
Al momento non si hanno notizie di dove sia finita la testa di Cecil. Si teme che possa essere stata spedita come trofeo in Spagna dove alcuni conservatori e politici hanno chiesto all’Unione Europea di abolire l’importazione di teste, zampe e pelle di leone come trofei di caccia dai paesi africani.
In ogni modo, come riportano i media americani, Palmer era già noto per le sue controverse battute di caccia e nel 2009 fu intervistato dal New York Times per il caso dell’uccisione di un alce con l’arco, dopo aver pagato 45mila dollari per la partita di caccia. In quel periodo, sottolineò il quotidiano americano, Palmer era in libertà vigilata per aver mentito alle autorità riguardo al luogo in cui aveva ucciso un orso nero nel nord del Wisconsin nel 2006.
E proprio vero: “il lupo perde il pelo ma non il vizio” e quell’individuo folle ancora una volta è stato protagonista di un gesto veramente deplorevole.