Un lupo affetto da cimurro del ceppo artico ha riguadagnato la libertà lunedì scorso, all’interno del territorio facente parte di una oasi faunistica in provincia di Perugia. Il canide è riuscito a superare la grave patologia, a causa della quale parecchi esponenti della sua specie sono morti nel Parco dell’Abruzzo a causa di una epidemia. Il lupo è stato rimesso in libertà e ne verranno monitorati gli spostamenti attraverso un apposito radiocollare installatogli allo scopo di assicurarsi che il reinserimento nel suo ecosistema proceda per il meglio. L’animale ha trascorso gli ultimi sei mesi in cura durante una struttura di ricovero a Modena: si tratta del Centro per la Fauna selvatica “Il Pettirosso”. Il Lupo è stato seguito da vicino anche dal persona degli Istituti Zooprofilattici di Perugia e Modena.
Per facilitare la reintroduzione in natura dell’animale, la cui età è stimata in 3 anni, sono stati anche ridotti al minimo i contatti con l’uomo: ogni volta che bisognava somministrare le medicine, il lupo veniva sedato e curato a dovere, con i dipendenti della struttura che lasciavano il suo recinto subito dopo. A sovrintendere alla restituzione della libertà al lupo ci ha pensato anche la Regione Umbria, scegliendo un’oasi nella quale è vietata la caccia, nei pressi del luogo in cui il lupo venne individuato nella scorsa primavera. Lo riferisce l’edizione online de “La Repubblica”.
E tra i tanti che hanno seguito la liberazione del lupo c’è anche la LAV (Lega Anti Vivisezione) della sezione di Bologna. Nel frattempo ha destato polemiche ed accese discussioni il piano di abbattimento selettivo della popolazione dei lupi in Italia, appoggiata anche dal Ministero dell’Ambiente, mentre dalla riserva naturale di Monte Rufeno, in provincia di Viterbo, giunge una bella storia di solidarietà tutta animale tra un lupo zoppo ed il suo branco. Una vicenda che ha contribuito a rivalutare l’immagine di questo animale troppo spesso soggetta a pregiudizi sbagliati.
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