Il Corpo Forestale dello stato ha denunciato sei rumeni con l’accusa di bracconaggio ittico. Si tratta di uno dei primi casi nei quali gli imputati vengono raggiunti da un provvedimento così specifico. Gli uomini proveniente dall’Est Europa operavano lungo il corso del Po ma anche sul Ticino e su diversi affluenti della Lombardia, in particolare nelle province di Milano, Pavia e Lodi.
Gli agenti sono giunti a questo risultato dopo aver indagato per diverso tempo, su mandato della Procura di Pavia che ha avallato anche delle perquisizioni. La Forestale dei Nuclei investigativi delle tre province interessate, assieme al supporto delle locali stazioni dei Carabinieri, hanno sgominato la banda in due distinte basi: in quella di Pieve Porto Morone è stata riscontrata dalle stesse forze dell’ordine quella che era una centrale operativa della pesca illegale, con i bracconieri attivi quasi sempre di notte e che avevano stipato lì il loro bottino risalente solamente a qualche ora prima.
Era stata allestita anche un’area recintata, ben nascosta attraverso l’ausilio di alcuni teli, oltre a due automezzi da trasporto, svariate celle frigorifere, reti, uncini, cassette utili per stoccare il pesce, barche, pastura e numerose batterie portatili ad alto voltaggio, oltre a taser e cavi di rame. Tutte strumentazioni poste sotto sequestro e che recavano una usura recentissima.
In più i militari hanno sequestrato anche quasi mezza tonnellata di pescato, in principal modo costituito da carpe e siluri. Il pesce veniva anche lavorato sul posto. Anche gli accessori utilizzati dai rumeni per pescare, come stivali, torce ed abbigliamento, sono stati presi in consegna dalle forze dell’ordine, che nei loro confronti hanno emesso un procedimento di bracconaggio ittico assieme a diversi altri legati alla gestione ed al commercio illegale di alimenti.
L’ATS di Pavia inoltre ha disposto che tutto il pesce trovato sul posto venga distrutto, con la motivazione che lo stesso non corrisponde ai requisiti delle normative sanitarie: il prodotto ittico non è tracciabile e non risulta idoneo al consumo. Quello che si vuole capire adesso è dove il pesce veniva smerciato, anche se si pensa che la destinazione principale fosse il mercato estero, proprio della Romania e dell’est Europa, dove questa tipologia di pescato viene molto richiesta. Il bracconaggio insomma non riguarda solo le specie di animali più comuni cui siamo soliti associarle con tale triste pratica.
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