Si parla sempre di memoria da elefante, ma anche le scimmie non sono niente male, vi riconoscerebbero anche dopo 25 anni!
Sono tanti gli animali che tendiamo a rapportare a noi e, in base a questo, giudicare più o meno intelligenti. Ovviamente questo paragone non è sano da fare e non ci da un indice vero dell’intelligenza di un animale, anche perché l’evoluzione ha portato ogni essere vivente ad arrivare fin dove è arrivato, dimostrando come nel suo ambiente esso sia il miglior candidato possibile. Quando si parla di memoria, tuttavia, è opinione comune pensare che sia quella degli elefanti la più sviluppata, in verità però non è così in quanto a battere tutti e avvicinarsi a noi sono i nostri parenti più stretti, ovvero le scimmie.
Una memoria sociale straordinaria, anche dopo 25 anni le scimmie sanno riconoscere i volti dei loro amici
Tra gli animali le scimmie sono quelli che ci somigliano di più, ma non è solo l’aspetto a renderle tanto vicine a noi. Con esse l’uomo condivide oltre il 90% del patrimonio genetico, testimoniando come le differenze che sembrano abissali in realtà siano solo delle piccole sfumature di colore su una tavolozza di infinite tonalità.
In molti se dovessero scegliere l’animale più intelligente penserebbero all’elefante, questo per via dell’innata memoria sociale che anche questi animali nascondono e che li rende in grado di riconoscere oltre 200 individui incontrati ed anche i luoghi migliori in cui trovare cibo e acqua, seppur molto distanti tra loro. Le scimmie però sono sicuramente più predisposte a ricordare anche rispetto a questi pachidermi ed un recente studio lo ha definitivamente rivelato.
Lo studio in questione è stato riportato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ed ha stabilito con certezza che, attraverso la sola osservazione di fotografie, le scimmie sono in grado di riconoscere compagni di gruppo che non vedevano anche da 25 anni. I primati hanno infatti risposto con entusiasmo all’osservazione dei loro amici, un fattore che sottolinea ancora di più come la cultura umana si sia evoluta da antenati comuni condivisi con le scimmie.
In particolare sono gli scimpanzé e i Bonobo ad aver dimostrato questa spiccata capacità, mentre si è osservato allo stesso tempo che le scimmie hanno anche avuto reazioni maggiormente positive in correlazione a quanto sia stata positiva l’esperienza vissuta insieme agli individui riconosciuti. Tutto questo non è quindi semplice socialità, ma molto di più, visto che tali osservazioni dimostrano che questi animali tengono anche traccia della qualità delle loro relazioni sociali.
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Ancora una volta è stato quindi dimostrato che la differenza tra noi ed alcuni primati è davvero poca, anche per quel che riguarda alcuni meccanismi cognitivi come la memoria. Per portare avanti lo studio gli scienziati hanno preso in esame scimpanzé e Bonobo dello zoo di Edimburgo, di Planckendael in Belgio e di Kunamoto in Giappone, raccogliendo foto di elementi che avevano lasciato gli zoo o che erano deceduti, tutti elementi che i partecipanti non vedevano da almeno 9 mesi fino ad alcuni che erano assenti da ben 26 anni, raccogliendo al tempo stesso le informazioni su come tali individui interagissero tra loro.
Dando ai primati un succo di frutta e mostrando loro le foto di conoscenti e di non conoscenti, e sfruttando un macchinario in grado di tracciare il loro sguardo, è quindi emerso che i primati guardassero molto più a lungo le foto dei loro conoscenti e ancor più a lungo le foto dei membri con i quali avevano interagito di più. Analizzando infine tutti i dati si è potuto stabilire che le scimmie iniziano a perdere i ricordi dopo 15 anni, ma questo processo è graduale e il modello creato suggerisce che questi primati possono essere in grado di ricordare volti familiari fino a 48 anni dopo la separazione.
Senza dubbio una scoperta che ha lasciato tutti di stucco e che non può che fare riflettere anche noi su quanto questi animali abbiano a cuore le interazioni sociali, così come accade anche nell’uomo e molto di più rispetto a qualsiasi altro animale al mondo.