Come tutti gli animali del mondo, anche i pesci dell’acquario sono soggetti a malattie. Ma quali sono quelle maggiormente diffuse? Vediamo le 6 malattie più comuni dei pesci dell’acquario.
Fondamentalmente 6 sono le malattie più diffuse fra i pesci nell’acquario. In questo articolo, spiegheremo con precisione quali e cosa comportano.
È una malattia causata da batteri del genere Aeromonas. Difficilmente questo batterio può essere visto al microscopio, essendo più piccolo di 2 µm. La malattia si trasmette attraverso oggetti contaminati (retini, pinzette, mangime), o da pesci malati, cadaveri o feci. La cattiva qualità dell’acqua e un filtro mal funzionante favoriscono la diffusione della malattia.
I sintomi diffusi sono formati da bolle simili a foruncoli contenenti pus, spesso accompagnati da ulcere di 2-20 mm, le pinne si infiammano e si sfilacciano. Possono formarsi emorragie su organi interni, pelle, branchie, pinne e muscolatura. Altri sintomi sono l’idropisia e l’esoftalmia.
Questa malattia è comunque difficile da curare, fra l’altro nel corso degli anni questi batteri hanno sviluppato una notevole resistenza verso i farmaci più comuni. I medicinali usati per il trattamento della foruncolosi sono antibiotiici, come il sulfatiazolo o l’ossitetraciclina. L’ossitetraciclina si impiega direttamente nell’acquario sciogliendo 1 g ogni 100 litri di acqua della vasca, facendo il cambio dell’acqua dopo 4 giorni (l’acqua si colora e il medicinale può danneggiare le piante).
Si può anche somministrare il medicinale mischiato con il cibo per sette giorni. Normalmente un filtro ben funzionante è sufficiente per prevenire la virulenza dell’infezione. Il sulfatiazolo va somministrato polverizzato insieme al cibo per tre-cinque giorni, due volte al giorno.
Una delle più caratteristiche malattie dei pesci dell’acquario è l’Idropisia significa “Accumulo anormale di liquido nei tessuti cutanei o in una cavità sierosa dell’organismo “. La causa è un parassita chiamato scientificamente Ichthyophthirius Multifiliis diffuso in ogni parte del mondo. Capace di vivere a temperature e condizioni fisico chimiche assai diverse, il parassita si poggia sulla mucosa del pesce e se riesce a forarla, attraversa gli strati superficiali dell’epidermide nutrendosi dei liquidi organici.
I pesci avvertono una forte irritazione che li spinge a sfregarsi contro oggetti dell’arredamento per liberarsi del grosso fastidio. Nella fase iniziale, se l’infezione è forte, movimenti dondolanti del pesce pinne raccolte e inizio di inappetenza. Dopo due tre giorni, i pesci mostrano puntini bianchi dal diametro tra mezzo ed un millimetro, chiaramente riconoscibili sul corpo, sulle pinne, sugli occhi e in ogni parte dei pesci.
Nella fase avanzata, la regione ventrale si gonfia quasi fino a scoppiare, le squame si sollevano quasi ad angolo retto, l’apertura anale risulta infiammata e gonfia. Per trattarlo esistono diverse soluzioni: blu di metilene, acriflavina, verde di malachite, atebrina.
Il medicinale ha effetto unicamente sui ciliati natanti mentre è inefficace sui parassiti incistati, si consiglia di protrarre la cura per 5-7 giorni ed aumentare la temperatura a 30-32 gradi per velocizzare lo sviluppo del parassita da incistato a ciliato natante.
Tra le malattie dei pesci dell’acquario esiste, la malattia Colonnare che è una malattia batterica, ed è, insieme alla malattia dei puntini bianchi, una delle malattie più comuni dei pesci d’acquario. Questa malattia è causata da un batterio Gram-Negativo chiamato Flavobacterium Columnare, così detto perché è a forma di bastoncello e spesso, questi batteri, si radunano incolonnati nei tessuti colpiti.
In acquario attacca più spesso i pesci con le pinne lunghe, ma non risparmia nessuna specie, i pesci che vivono in branco (come Neon e Cardinali) e in particolare i Guppy (Poecilia Reticolata) ma anche tutti i Poecilidi (Platy, Velifere, Portaspada e Molly). La malattia Colonnare si manifesta prevalentemente in vasche con scarsa igiene, dove il troppo cibo e i pochi cambi d’acqua producono valori alti di nitrati (NO3) e fosfati (PO4) di conseguenza si possono rilevare anche tracce di ammoniaca (NH3).
Il batterio della malattia Colonnare prolifera meglio anche a temperature alte, tra i 25° e 32° con conseguente diminuzione di ossigeno in vasca e ulteriore indebolimento dei pesci. La malattia Colonnare si presenta in modi diversi, con necrosi e disfacimento dei bordi della coda e delle pinne, così come nella bocca e nei tessuti circostanti, che appaiono biancastri, con formazioni cotonose presso la bocca che si corrode rapidamente, zone emorragiche sulla pelle che spesso degenerano in ulcere scolorimento del corpo e l’intero pesce diventa bianco.
I pesci colpiti, tendono a restare in superficie o lasciarsi cadere sul fondo respirando affannosamente, nuotando in modo irregolare e dondolando a pinne chiuse. Appaiono infatti apatici con colori più sbiaditi e inappetenti fin dai primi sintomi della malattia. Il trattamento avviene mettendo il pesce malato in una vasca di quarantena in cui l’acqua abbia gli stessi valori e la stessa temperatura di quella d’acquario.
Accendere l’areatore al massimo e sciogliere una pastiglia da 500 mg ogni 60 litri in un bicchierino con acqua d’acquario immettendo poi tutto in vasca. Continuare il trattamento per 3 giorni. Al terzo giorno, cambiare circa il 40% d’acqua (aspirando i detriti sul fondo) e rimettere l’antibiotico controllando le condizioni del pesce e somministrandogli un pizzico di cibo per vedere se l’appetibilità è tornata.
Fare questo passaggio per 8 giorni dall’inizio della procedura. Come già detto, continuare a cambiare l’acqua ogni 3 giorni e, se lo avete in dotazione, alla fine del trattamento mettere il carbone attivo nel filtro per pulire tutto dal medicinale.
Una volta che il carbone ha agito, lo si può togliere e, i giorni successivi, bisognerà osservare il comportamento e l’aspetto del pesce per capire se è in via di guarigione o meno. Solitamente, si tiene il pesce in quarantena dalle 3 alle 4 settimane e, se non presenta più nessun sintomo, lo si può reintrodurre nell’acquario del pesce, trattato .
La tubercolosi è una delle principali malattie dei pesci dell’acquario, una patologia infettiva del mar mediterraneo. Questa patologia è generata da micobatteri acido-resistenti, tanto nei pesci d’acquario quanto in quelli d’acqua di mare e dolce.
In alcuni casi la malattia ha un decorso lento che si presenta con la morte dei singoli pesci, in altri casi sfocia come un’epidemia causando la moria collettiva della popolazione ittica locale, specialmente negli acquari e nelle acquacolture, nel giro di poche settimane.
I sintomi esterni variano a seconda della specie e della dimensione del pesce: tra i più comuni vi sono nuoto a scatti, pallore, rifiuto del cibo, ventre piatto o infossato, perdita di squame. Questi possono manifestarsi anche contemporaneamente o singolarmente.
Per cercare di contrastare un’epidemia occorre mettere i pesci sospetti in quarantena, e passare alla disinfestazione dell’acquario e delle relative apparecchiature.
Questa malattia è considerata una setticemia emorragica ed è presente sia in ambienti marini sia di acqua dolce; anche in questo caso la diffusione avviene attraverso l’acqua ed è favorita da un aumento di temperatura della stessa.
I pesci smettono di alimentarsi e diventano apatici, appaiono aree emorragiche sulla pelle ed arrossamenti alla base delle pinne, intorno all’apertura anale ed alla bocca. Anche branchie ed intestino di solito presentano strie emorragiche. Sulla pelle possono apparire piaghe rosse e profonde. Per il trattamento della vibriosi possono essere somministrati farmaci e antibiotici.
La linfocisti è un virus infettivo presente nei pesci d’acqua dolce e salata che provoca l’ingrandimento delle cellule molte volte rispetto alle dimensioni normali. Di solito si trova nella pelle e nelle pinne dei pesci. Dopo aver risieduto sul suo ospite per 4 settimane o più, le cellule Lymphocystis si sono rotte o cadono dall’ospite, diffondendo le cellule infette nell’acqua.
Le cellule poi affondano sul fondo della vasca e restano li dormienti o si riattaccano a un altro ospite attraverso una lesione della pelle o delle pinne o nelle branchie. Trattare con la linfocisti è più o meno come con qualsiasi altra malattia contagiosa in un acquario marino.
Con le dovute precauzioni, cura e trattamento, i pesci colpiti dovrebbero sopravvivere, e le altre creature nella vostra vasca non saranno influenzate negativamente. Perciò isolare tutti i pesci malati in una vasca in quarantena, una dieta sana, compresi gli integratori e trattare le infezioni secondarie.
Raffaella Lauretta
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