Balene e delfini hanno uno stile di vita “umano”. E’ quanto affermato da una nuova ricerca, condotta dalla biologa Susanne Shultz dell’università britannica di Manchester, pubblicata sulla rivista Nature Ecology and Evolution. Gli studi sui cetacei negli ultimi anni hanno dimostrato quanto sia i delfini che le balene hanno non solo una struttura sociale complessa ma anche un linguaggio e una comunicazione evoluti. Sulla scia di una ricerca che risale al 2015 nella quale gli studiosi avevano individuato dei dialetti nei capodogli sono stati delineati nuovi scenari.
Infatti, stando a quanto emerge, diversi ricercatori hanno evidenziato che in ben novanta specie di delfini e di balene sono stati riscontrate complesse strutture sociali e culturali, come il cacciare con il branco, dialetti regionali (ovvero in base all’area geografica di provenienza e l’apprendimento tramite l’osservazione. Capacità cognitive che sono legate al contempo all’evoluzione e all’espansione del cervello, un processo noto come “encefalizzazione”.
L’evoluzione non appartiene solo alla specie umana e il contesto culturale contribuisce allo sviluppo. Ovvero, si tratta di un ipotesi culturale che porta allo sviluppo delle facoltà cognitive e del cervello stesso, alla base dell’intelligenza. Strutture sociali e ambientali complessi che influiscono sull’evoluzione Per cui secondo i ricercatori, ciò spiega anche elementi che sono stati registrati nei mammiferi marini come le amicizie e addirittura i pettegolezzi.
“Il cervello della balena e dell’uomo sono diversi nella loro struttura, ma ci hanno portati agli stessi schemi di comportamento”, ha affermato Michael Muthukrishna, psicologo alla Scuola di economia e scienze politiche di Londra, coautore del nuovo studio.
Gli studi e le osservazioni dei gruppi di mammiferi marini hanno portato a scenari davvero affascinanti e ad una migliore comprensione delle specie. Da un punto di vista della trasmissione del sapere è pertanto fondamentale non solo il contesto sociale ma anche le interazioni con altri esseri viventi e l’ambiente in cui vivono. Ad esempio, i delfini giocano con le balene o aiutano i pescatori a trovare il pesche; nel branco emettono dei suoni/fischi con i quali avvertono gli altri membri che manca un delfino. Tra gli altri comportamenti, quello del lutto: quando il cucciolo muore, una madre delfino può arrivare a vegliare il figlio per giorni, cercando di tenerlo in superficie.
Quello che sono considerati rituali istintivi, in realtà per Muthukrishna si tratta di comportamenti che appartengono agli esseri viventi che vivono e si evolvono all’interno di una comunità. Si tratta da un punto di vista degli studi di un approccio “comportamentista”, un ramo della psicologia e dell’antropologia culturale che si è sviluppato negli anni Cinquanta con il quale è stato evidenziato il fattore di evoluzione legato al contesto culturale e all’interazione tra gruppi sociali nonché con l’ambiente.
Ecco perché i ricercatori ricordano come i mammiferi marini abbiano sviluppato una cultura marina al pari di quella dell’uomo sulla superficie della terra. “Come umani, la nostra capacità di interagire e coltivare le relazioni sociali ci ha permesso di colonizzare quasi tutti gli ecosistemi del pianeta. Le balene e i delfini hanno cervelli eccezionalmente grandi e anatomicamente sofisticati e, quindi, hanno creato una cultura marina simile”, ha sottolineato la Shultz, concludendo che “questo significa che l’evoluzione del cervello, della struttura sociale e della ricchezza comportamentale dei mammiferi marini offre un unico e suggestivo parallelo con gli esseri umani e con altri primati”.
C.D.
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