Lav sul piede di guerra contro il programma della Innocenzi: “L’animalismo è un’altra cosa”

Lav sul piede di guerra contro il programma della Innocenzi: “L’animalismo è un’altra cosa”

Aspro il commento della Lega Anti vivisezione dopo l’andata in onda della quinta puntata del programma “Animali come noi”, su Rai due, condotto da Giulia Innocenzi.

In un comunicato Massimo Vitturi, Responsabile Area Animali selvatici della Lav denuncia quanto “l’animalismo sia ben diverso da quello mostrato ieri sera su Rai2: è impegno, preparazione, denuncia e sensibilizzazione, non folclore”. Per la nota organizzazione animalista, nonostante il tema della punta fosse sulla caccia, il programma ha sconfinato sull’allevamento di visoni e sul fenomeno dell’accumulo di cani.

Dura la posizione della Lav la quale ha ritenuto che “la trasmissione in più di un’ora ha demolito l’immagine dell’animalismo, svuotandolo dei suoi contenuti ideali e dei concetti innovativi che lo accomunano a tanti altri movimenti che nel tempo hanno contribuito a determinare l’evoluzione della nostra società. E’ stato ridotto a un fenomeno di colore, svilendo l’impegno, la preparazione, il lavoro strategico che accompagna le nostre battaglie, a livello istituzionale, legale, mediatico”.

Insomma, il programma avrebbe “annichilito gli animalisti cucendogli addosso il ruolo delle macchiette, rinchiusi dentro un recinto impegnati a lanciare improperi bippati per i loro contenuti vietati ai minori, verso i visitatori di una fiera della caccia. Oppure rappresentati da un’anziana e truccatissima signora che indossa la pelliccia, ma anche da un’altra signora che convive in una casa che non riesce a pagare, circondata da una trentina di cani”.

Al contrario, la Lav evidenzia che il programma abbia invece dati ai cacciatori e ad un allevatore di visoni, “la parte della moderazione e del buonsenso: una contraddizione in termini”.
Negli approfondimenti sono stati mostrati “sorridenti, concilianti mentre filosofeggiano sulla meraviglia di andare a caccia all’alba circondati dalla natura, o correggono la giornalista affermando che loro non uccidono animali, bensì eseguono un prelievo”.

Infine, denuncia la lega antivivisezione “la trasmissione ha dedicato una circa una decina di minuti all’intervista di una cacciatrice presidente di una confederazione di associazioni venatorie. Minuti nel corso dei quali, senza alcun contraddittorio, sono state sciorinate le trite manfrine a difesa dei cacciatori e della loro funzione di equilibratori ambientali, tacendo ad esempio sul fatto che ogni secondo della stagione venatoria possono uccidere 139 animali a testa”.

Una posizione davvero riprovevole senza che siano state evidenziate le problematiche che scaturiscono da questa attività ormai definita “uno sport” e perpetrata non più per necessità e che riguarda un settore che si rivela essere una vera e propria lobby con l’indotto. Infatti, non si considera la scomparsa di alcune specie in alcuni territori, né tanto meno le attività con le quali vengono allevati ad esempio i fagiani in cattività per poi essere liberati poco prima della stagione venatoria, senza neanche ipotizzare la necessità di politiche di ripopolamento che comporterebbero un fermo per diversi anni della caccia.

La stessa Lav ha poi concluso che “ciò che è mancato nella trasmissione sono proprio gli animali, la loro sofferenza, lo sterminio perpetrato ogni anno nel corso della stagione venatoria, le volpi massacrate mentre allattano i loro cuccioli, i milioni di fagiani e lepri liberati il venerdì (giorno di silenzio venatorio) per essere ammazzati nel week end, i cinghiali braccati da decine di cacciatori, i migratori sfiancati da un viaggio lungo migliaia di chilometri fucilati appena attraversano le Alpi”.

Il programma che vuole essere animalista in realtà è parso a favore della caccia: “Tanto spazio a disposizione delle buone ragioni della specie dominante, ancora una volta riaffermate acriticamente con il movimento animalista ridotto a fenomeno da baraccone per fare, probabilmente, un po’ di colore. Animali come noi, ma ancora senza pari diritti, a cominciare dal pari diritto di replica”.

 

Gestione cookie