Questo strano fenomeno animale comporta un repentino cambiamento della mimica corporea volto a riprodurre un momentaneo stato di morte apparente
La tanatosi animale, dal greco “thanatos”, che significa appunto morte, è riscontrabile in differenti specie animali. Principalmente questo mutamento corporeo possiede una funzione difensiva ma può essere anche utilizzato a fini riproduttivi o predatori.
Quando la reazione è volta alla difesa, l’animale decide di mettere in atto questa tecnica quando vi è un contatto fisico vero e proprio con il predatore o quando quest’ultimo non lascia alcuno scampo alla preda. Viene così utilizzata come ultimo ed estremo tentativo di sopravvivere.
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La tanatosi animale è un comportamento adattivo messo in atto dinnanzi ad un pericolo imminente che comporta una brusca e repentina variazione della postura corporale. Lo stato di completa rigidità e immobilità è reso possibile da un complesso meccanismo riflesso di contrazione tetanica, scaricato sul tronco e su tutte le appendici, con conseguente sospensione di ogni attività motoria.
Quello che risulta sembrare come una totale sospensione di movimento, è in realtà frutto di uno sforzo muscolare straordinario nell’animale che riesce a raggiungere questo stato in pochissime frazioni di secondo. Si parla infatti di mimica aggressiva.
Le caratteristiche principali di questa strategia sono catalessia o immobilità, raggiunte grazie ad una postura rigida sostenuta da un’attività muscolare tonica pronunciata, flessibilità cerosa delle estremità e assenza totale di stimoli esterni.
La reazione corporea della tanatosi viene utilizzata in natura da invertebrati e vertebrati. Molto comune anche negli insetti, viene però impiegata anche da pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Anche se più raramente, la tanatosi può essere utilizzata come affinata tecnica di caccia.
Lo stato di morte apparente infatti, serve al predatore per fingersi neutralizzato e per permettere l’avvicinamento della preda. La volpe comune lo adotta per attirare i corvi, che, scambiandola per una carogna sono portati ad avvicinarsi al suo corpo convinti di stare per banchettare.
Solo in ultimo la volpe riprende vita e riesce a catturare il volatile per poi divorarlo. Curioso scoprire come la volpe che generalmente viene cacciata, sia in grado di sfoderare insospettabili armi per farsi predatrice. Il maschio del ragno Pisaura mirabilis, aracnide largamente diffuso in tutt’Europa, utilizza la tanatosi per evitare di essere divorato dalla femmina durante la fase di accoppiamento.
Studi hanno provato che il tasso di successo riproduttivo in questa specie è maggiore quando il maschio sfodera questa inventiva strategia.
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Questa bizzarra strategia o a carattere di autoconservazione viene particolarmente utilizzata da alcune specie. Un ulteriore super potere alla quale ci hanno abituato, come quello degli animali di prevedere in anticipo i cataclismi.
L’esempio più lampante è quello del Opossum della Virginia che abita le terre sconfinate della Nuova Zelanda. Quando si sente braccato è solito posizionarsi su di un fianco con gli arti rigidi, la bocca e gli occhi spalancati emettendo un odore maleodorante dall’ano.
Questo simpatico marsupiale è capace di resistere in questa posizione per più di quattro ore. Non solo mammiferi, ma anche i rettili utilizzano questa curiosa tecnica difensiva. Il camaleonte africano ad esempio, usa il colore della sua pelle per disorientare il predatore. Quando si sente in pericolo, assume di proposito una colorazione bianco grigiastra che scoraggia le mire dell’avversario.
Nel mondo dei volatili, il Martin Pescatore, per sfuggire ad un imminente agguato è in grado di tendere i propri muscoli quasi fino alla spasmo per mimare una morte apparente che sembra essere sopraggiunta da parecchio tempo. Una tecnica che utilizza anche quando sono agli esseri umani a maneggiarlo.
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La morte apparente negli animali predati ha la specifica funzione di scoraggiare il predatore di turno. La tanatosi è solo una delle molteplici tecniche di auto difesa messe in atto dagli animali. É importante inoltre considerare che il predatore tende ad avere l’istinto di cacciare, uccidere e poi mangiare le prede prescelte quando sono ancora viventi.
Nei secoli gli animali predatori hanno imparato a non cibarsi di animali già morti, se non in casi estremi. Le loro carni risultano essere non solo fortemente inappetibili ma a volte arrivano a essere tossiche a causa dei processi autolitici di decomposizione già in atto nell’animale.
C.F
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