Ci sono numerosi casi con i quali è stato accertato che molte specie soffrono per morte di un loro simile. Tra questi, gli elefanti mostrano delle reazioni di empatia per altri esemplari sofferenti o morti, così come i leoni marini restano accanto ai corpi dei loro parenti, Anche i delfini hanno un comportamento simile e proprio lo scorso luglio al largo di Ostia è stata avvistata un mamma delfino tursiope che cercava di rianimare e di accudire il suo cucciolo morto (clicca qui). Addirittura tra i primati, come negli uistiti sembra che ci siano dei riti funebri.
LO STUDIO – Tornando nell’universo degli animali marini, quest’anno è stata condotta una ricerca intitolata “Supportive behavior of free-ranging Atlantic spotted dolphins (Stenella frontalis) toward dead neonates, with data on perinatal mortality”, pubblicata su Acta ethologica e condotta da un team di ricercatori portoghesi del Museu da Baleia da Madeira e dell’Universidade do Porto, riguardo al comportamento della stenella maculata atlantica Stenella frontalis che mostra comportamenti “nurturant” come risposta alla mortalità perinatale.
Al largo dell’arcipelago di Madeira, sono stati effettuati degli esami post-mortem su quattro carcasse di neonati, due provenienti dagli eventi studiati in situ e due da episodi precedenti, con ritrovamento di carcasse senza stenelle adulte nelle vicinanze.
DELFINI MANTENGONO A GALLA I CUCCIOLI– I ricercatori hanno evidenziato che osservando gli adulti di stenella maculata atlantica questi hanno cercato “di sostenere i loro cuccioli morti in superficie, sia coinvolgendo un singolo individuo (presumibilmente la madre) o più individui”.
“Le condizioni di estrema freschezza delle carcasse -hanno scritto i ricercatori- suggeriscono che gli adulti le abbandonino dopo un breve periodo di tempo (ore). Gli esami post-mortem suggeriscono che i quattro neonati siano morti per cause naturali, e non per cause antropiche, predazione o altre interazioni comportamentali intra o interspecifica, come descritto in alcune popolazioni di cetacei”.
Le stenelle maculate adulte mantengono a galla i loro cuccioli morti per una durata di almeno 30 minuti, come osservato, prima di lasciarlo in balia del mare.
SENSO DEL LUTTO– “Questo è coerente con lutto. Il comportamento è legato a legami generazionali complessi che sono comuni nei mammiferi oceanici. La differenza è che il nostro studio suggerisce che gli adulti di stenelle maculate atlantiche tendono ad abbandonare le carcasse, dopo un breve periodo (da minuti ad alcune ore). Ci sono registrazioni di altre specie di delfini che trasportano carcasse per diversi giorni, anche dopo che cominciano a decomporsi”,ha dichiarato il capo del team di ricerca Filipe Alves, un biologo che lavora per il CIIMAR-Madeira e il Parque natural da Madeira.
Questo comportamento si è verificato anche in altre specie di delfini come i tursiopi (Tursiops truncatus) e in altri mammiferi come negli odontoceti, lontre marine, foche e otarie, scimmie, grandi scimmie ed elefanti.
Tutte specie che hanno in comune di essere dei mammiferi. Tuttavia, il biologo ha tenuto a specificare che “le specie che vivono in un sistema matrilineare, come le orche e gli elefanti; le specie che vivono in branchi di individui connessi, come i globicefali, il cui banco può comprendere fino a quattro generazioni di animali, quando passano una vita insieme, a volte 60 anni o più, sì, credo possano piangere”.
DEFINIZIONE DEL DOLORE– Insomma, è stato praticamente accertato che questi animali provano dolore, anche se i ricercatori al momento preferiscono parlare di un rituale post-mortem classificato come comportamento “nurturant” riferito a molte attività animali che spaziano dal grooming sociale, lo scambio di doni o l’adozione di un animale di un’altra specie. Molte altre ricerche con le quali un gruppo ristretto di studiosi sono mirate a dimostrare come gli animali siano “esseri senzienti”. In un precedente articolo avevamo anche illustrato come ultimamente vi sia in atto il tentativo di un superamento del concetto di essere senziente che si basa sul fatto che gli animali sono dotati della capacità di sensazione e nel 2012 è stata firmata la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza” per cui si arriva al tema dell’autocoscienza che si basa sulla capacità di avere sensazioni o esperienze e d’interpretarle negli animali (clicca qui).
Ecco perché quando sentiamo parlare di mattanza dei delfini alle Isole Faroe (clicca qui) è forse il caso di porci delle domande sul comportamento dell’uomo che si arroga il diritto di vita e di morte di altri esseri viventi così come di decidere se una specie sia senziente o no, per poterlo fare.
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