L’attenzione al benessere animale si sta sempre più diffondendo e le polemiche sono rivolte non solo agli allevamenti intensivi o ai circhi ma anche agli zoo, percepiti come luoghi di prigionia mirati al puro intrattenimento. Un tema sul quale, come emerge dall’ultima indagine Eurispes Rapporto Italia 2016, anche gli stessi italiani stanno cambiando opinione tanto che in base all’indagine, la percentuale dei cittadini contrari agli animali negli zoo è passata da un 5% al 53,9%, ovvero un italiano su due.
Non tutti gli zoo garantiscono un habitat adeguato per gli esemplari ospitati dalla struttura e si tratta in ogni caso di una violenza in quanto l’animale viene recluso e mostrato al pubblico, in condizioni che non rispettano le esigenze di spazio dell’animale. Negli zoo vi è anche l’abbattimento selettivo per contenere il rischio di sovraffollamento e il problema della mescolanza genetica, evitando rapporti tra esemplari di una stessa famiglia (clicca qui).
Condizioni di sfruttamento degli animali all’insegna dell’intrattenimento che si cela dietro il concetto educativo. In altri parti del mondo, molti esemplari presenti negli zoo non hanno però le tutele che ci possono essere, nonostante tutte le critiche, in paesi sviluppati come nell’Ue.
Emblematico in tal senso, la storia di una femmina di orangotango di nome Milo, detenuta in una gabbia di cemento, al buio, in uno zoo di Phuket in Thailandia.
Una donna di nome Vicki Kiely ha preso a cuore il destino di quell’esemplare, denunciando che “Milo è un orangotango di 13 anni che ha passato la sua vita in condizioni terribili in una gabbia chiusa con una serranda da dove non trapelava un filo di luce”.
Per salvare Milo, la Kiely ha avviato una campagna promossa anche su Facebook con una pagina intitolata Save Milo e una petizione, spiegando che Milo stava male sia fisicamente che mentalmente ed era depressa. Una condizione che senz’altro poteva essere cambiata: “Ha ancora amore e luce nei suoi occhi e merita una vita migliore di quella che sta vivendo”.
La campagna per liberare Milo e trasferirla in un santuario è stato un successo, raccogliendo oltre 12 mile firme.
Milo è stata portata al Phang Nga Wildlife Nursery, dove finalmente ha fatto i suoi primi passi fuori dalla gabbia e ricevuto l’amore dei volontari.
“Quando Milo è stata portata fuori ha dovuto indossare degli occhiali da sole e una parrucca, per evitare i flash e l’assalto dei turisti. Lei odia fare questo: si siede con le braccia conserte e assume un’espressione di sconcerto”, ha raccontato la Kiely.
Milo è stata liberata a metà febbraio e la Kiely in un post condiviso su Facebook ha descritto l’incredibile commozione di quel momento:”Quando ha fatto i suoi primi passi fuori dalla gabbia, Milo si è fermata e mi ha dato un forte abbraccio. E’ stato dolcissimo”.
Nel messaggio, la promotrice dell’iniziativa ha poi tenuto a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo sogno, annunciando al sito Thedodo che una volta che avrà recuperato fiducia sarà liberata nel santuario di Ratchaburi. Una cosa è certa: Milo sa che da oggi in poi al suo fianco ci sarà sempre Kiely a proteggerla.
Ecco il video commovente dell’abbraccio condiviso sulla pagina Save Milo
She hugged me!! I think she was nervous of all the people, but she’s gonna be just fine X thank you all again!
Pubblicato da Save Milo su Domenica 21 febbraio 2016
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