Castigare per il bene di tutti: quali sono i pesci che puniscono i figli per incoraggiarli a collaborare coi simili.
Sempre più spesso ci si convince, a ragione, che dal mondo animale non abbiamo altro che carpire grandi messaggi e imparare vere e proprie lezioni di vita, come nel caso dei pesci che puniscono i figli per incoraggiarli a collaborare coi loro simili. Conosciamo meglio questa specie e vediamo in che modo queste creature acquatiche portano avanti la loro missione educativa, sebbene certi metodi possano sembrare troppo violenti per certi gusti.
I pesci che puniscono i figli per incoraggiarli a collaborare: una specie non rara
La scoperta del metodo utilizzato per educare altri pesci, compresi i figli, è sicuramente recente ma la specie di questi particolari ‘educatori’ è già molto nota: si tratta infatti del Neolamprologus savoryi, pesce ciclide tipico del Lago Tanganica africano.
Non è difficile trovarlo in commercio negli acquari, si riproduce in cooperazione e che per questo colpisce i figli più pigri che non vogliono dare una mano alla continuazione della specie. Se dunque agli esseri umani si insegna che le punizioni corporali non solo non servono a ottenere il risultato sperato ma che anzi sono addirittura dannose, nel caso di questi pesci pare proprio che sia quasi necessaria.
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I pesci che puniscono i figli per incoraggiarli a collaborare: in cosa consiste il castigo
La ricerca giapponese della Osaka Metropolitan University, i cui frutti sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Animal Behavior, ha messo in chiaro la struttura gerarchica di questa specie. Vi sono gli individui dominanti, che comandano e che si riproducono, e quelli che sottostanno alle regole (e alle punizioni corporali inflitte dai primi) e che fungono da aiutanti.
Tra gli aiutanti ci sono sia i figli sia altri pesci di altre specie, ma tutti vengono trattati allo stesso modo se non collaborano: verranno aggrediti dagli esemplari dominanti con violenza anche se la punizione corporale non li ferisce mai mortalmente. Da animali intelligenti quali sono, questi pesci ciclidi hanno la capacità di razionalizzare le loro azioni, finalizzate appunto alla cooperazione e alla collaborazione di tutti per un unico fine, quello della sopravvivenza collettiva.
Ma è davvero utile utilizzare la violenza per spronare i pesci più pigri ad agire e collaborare? Contro tutte le teorie educative che si applicano al mondo umano, pare che in questo caso funzioni: infatti gli esemplari che non vogliono darsi da fare saranno costretti a farlo per non essere aggrediti brutalmente.