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Ibis ucciso, LAV: “Nessuna differenza tra caccia e bracconaggio”

La notizia del ritrovamento di un rarissimo esemplare di Ibis ucciso in Val Camonica ha destato rabbia e scandalo nelle associazioni animaliste di tutta Italia. I movimenti in favore dei diritti per gli animali sono tornati ad alzare la voce per l’ennesima volta contro un fenomeno incontrollato e barbaro, rappresentato dall’indiscriminata attività venatoria condotta praticamente senza alcun controllo e spesso andando al di fuori con noncuranza dei limiti stabiliti dalla Legge.

Lo splendido volatile è stato impallinato senza pietà da qualche spietato cacciatore senza scrupoli e la sua carcassa è stata trovata grazie all’ausilio del GPS di cui era dotato. L’animale era parte integrante di un ambizioso progetto di ripopolamente della sua specie finanziato con fondi provenienti direttamente dall’Unione Europea. Gli Ibis Eremita sono a fortissimo rischio di estinzione e da tempo si sta studiando il modo migliore per favorirne un incremento democratico volto ad evitarne la totale sparizione.

La LAV rende nota la notizia sottolineando il numero quattro: questo infatti è il quarto Ibis Eremita ucciso senza pietà da quando la stagione della caccia è cominciata. E sembra difficile che non sia stata riconosciuta la pregianza della sua specie: gli ibis sono volatili facilmente distinguibili e decisamente fuori dal comune.

LAV evidenzia per bocca di Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici.: “Se un cacciatore non riesce a porsi il problema su quale specie poter sparare allora abbiamo un problema serio: a questo punto gli esami per ottenere la licenza sono inadeguati se non si riesce ad effettuare una distinzione tra un ibis ed un fringuello o un’anatra. Occorre intervenire e fare qualcosa al più presto per tutelare le specie non caccabili”.

L’associazione ha chiesto a questo scopo al Ministro dell’ambiente Galletti, oltre che al Ministro dell’agricoltura Martina ed alle Regioni, un atto deciso e da discutere adesso e non più in là nel tempo per revocare le abilitazioni all’esercizio venatorio e la revisione del percorso formativo che porta al loro rilascio. “In questo modo i cacciatori potranno prendere coscienza dei loro atti e capire che le specie sotto tutela devono essere lasciate in pace. La LAV, inoltre, sottoporrà alla Commissione Europea la necessaria documentazione perché sia aperta una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese, in quanto nella vicenda degli Ibis ha dimostrato di non essere affatto in grado di assicurare la dovuta protezione alle specie particolarmente protette.

Il grave fatto è accaduto a meno di un mese di distanza dalla condanna di un cacciatore che il Tribunale di Livorno ha riconosciuto responsabile dell’uccisione di ben due Ibis nel 2012“. Sentenza inequivocabile per la LAV che conclude affermando come spesso non ci sia alcuna differenza tra caccia e bracconaggio.

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Antonio Papa

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