Quante volte davanti ad un acquario viene da chiedersi se i pesci, facendo avanti e indietro tutto il giorno, siano tristi o si annoiano. Molte ricerche hanno portato a pensare di no, tra le quali quella che sosteneva che i pesci rossi hanno la memoria breve, di 5 secondi. Anche se nella pet therapy, il pesce viene utilizzato come antidepressivo e per i bambini iperattivi inducendo a sviluppare la contemplazione, una recente ricerca ha dimostrato che in realtà anche queste creature acquatiche tendono a soffrire l’ansia.
Un interessante approfondimento del New York Times ha fatto luce sulle scoperte messe a punto dalla squadra di scienziati, guidata da Julian Pittman, professore presso il Dipartimento di Scienze Biologiche e Ambientali presso l’Università Troy in Alabama.
Pittman da diversi anni studia il comportamento dei pesci anche sulla base della neurochimica per sviluppare nuovi antidepressivi che vengono testati sui pesci: “La neurochimica è spaventosa. Abbiamo sempre pensato ai pesci come semplici organismi ma in realtà gli facciamo mancare molte cose”.
I pesci esprimono il loro stato d’animo
I pesci esprimono in modo evidente la loro depressione: quando un esemplare viene messo in un acquario nuovo, spiega il ricercatore e che dopo cinque minuti galleggia nella parte inferiore, ciò indica che si sta deprimendo. Al contrario se il pesce nuota verso l’alto, la superficie, significa che non è depresso ed è curioso di scoprire il nuovo ambiente.
I ricercatori sperimentano sui pesci gli effetti della depressione indotta con dell’etanolo che viene somministrato ai pesci per due settimane. I pesci tendono a nascondersi e a ritirarsi verso il basso. In base al tipo di antidepressivo i pesci poi riprendono la loro allegria e tornano verso la superficie.
Diego A. Pizzagalli, direttore del Centro per la depressione, la ricerca di ansia e stress presso la Harvard Medical School ha ricordato che non potendo chiedere agli animali come si sentono, l’unica soluzione è quella di osservare il loro comportamento. Lo stesso Pittman ha infatti evidenziato come i pesci che tendono a deprimersi perdono interesse per le cose che li circondano come il cibo, i giocattoli o smettono di esplorare gli spazi.
I ricercatori sono divisi tra affermare che i pesci soffrono di depressione o se nel loro caso si può parlare solo di ansia. Sul tema è stato interpellato Culum Brown, biologo comportamentale all’Università Macquarie di Sydney, esperto di pesci, che ha un centinaio di pubblicazioni al riguardo. Brown non ha dubbi: “Le persone depresse si ritirano e lo stesso vale per i pesci”.
I pesci hanno bisogno di nuovi stimoli negli acquari
La depressione dei pesci in un acquario dipenderebbe dalla mancanza di stimoli. Infatti, per natura i pesci sono esseri curiosi che amano esplorare. Ecco perché gli esperti suggeriscono di introdurre elementi nuovi negli acquari. Un ambiente con piante, anfore e diversi oggetti con i quali i pesci possono interagire li aiuta a non cadere in depressione, sostengono i ricercatori.
Victoria Braithwaite, professore di biologia marina alla Penn State University, ha dedicato la sua vita a studiare l’intelligenza dei pesci, per cui ha dimostrato nelle sue ricerche che i pesci non solo utilizzano degli strumenti ma riconoscono anche i volti diversi, ovvero le caratteristiche individuali.
Molti studi hanno anche evidenziato che la qualità dell’acqua interferisce sul loro morale: la scarsità di ossigeno provoca nei pesci un malessere.
Insomma, per rendere felici i pesci, basta un po’ di accortezze. Come per tutti gli esseri viventi, è importante offrire loro la possibilità di svago e incuriosirli. In finale, scoprire nuovi posti, immergersi in una realtà diversa non è stimolante anche per le persone? Perché non lo sarebbe per i pesci?
C.D.