L’inquinamento è il male del XXI secolo che danneggia non solo la salute dell’uomo ma il suo habitat come quello degli animali. Tra le varie forme d’inquinamento, la plastica è uno degli elementi più deleteri ed arriva fino a rappresentare il 90% della spazzatura nel mare e negli oceani: buste di plastica, tappi, bottiglie, rete, fili da pesca, scarpe e quant’altro. Oggetti del consumismo che finiscono nei nostri oceani per cui si vengono a creare delle vere e proprie isole di plastica le cosiddette “Plastic trash vortex” ovvero milioni di tonnellate di plastica in mare che con le correnti confluiscono in alcuni punti tanto da raggrupparsi in isolotti che raggiungono i 10 milioni di mq, per cui hanno si è creato quello che oggi viene sopranominato il “settimo continente”.
Lo scorso anno, l’Istituto francese di ricerca per lo sviluppo (Ird) ha riferito che ogni anno 1,5 milioni di animali marini sono uccisi dalla plastica che può finire anche sui fondali a 1500 metri di profondità. Solo nel Nord Pacifico il 30% dei pesci durante il ciclo vitale ha ingerito plastica mentre nel 2012 è emerso da uno studio del World Society for the Protection of Animal (Wspa) che ogni anno, tra le 57 e le 135mila balene rimangono intrappolate da rifiuti plastici.
Molto spesso la cronaca riferisce di animali marini salvati dalla plastica ma vi sono anche numerosi animali terrestri che rimangono vittime degli scarti umani: in molti casi, gli animali vengono imprigionati in dei grovigli di plastica oppure la ingeriscono. Per queste piccole creature le ripercussioni possono essere letali dopo atroci sofferenze alle quali non diamo mai conto.
Gli animali tendono a mangiare la plastica e questa ovviamente arriva a provocare dei blocchi intestinali. Non c’è scampo per le numerosi specie come cani, mucche o uccelli che si trovano vittime di questo degrado.
La plastica si può trasformare in trappole mortali. Sul web circolano molti video considerati a volte divertenti di animali che sono rimasti con la testa incastrata in dei contenitori. Per le nostre creature pelose, ciò potrebbe comportare una minaccia pericolosa che provoca una lenta agonia, spaziando da sintomi come surriscaldamento, asfissia, disidratazione e fame.
Non è raro per le città notare alcuni piccioni con dei fili di plastica aggrovigliati attorno alle loro zampe. Di norma, la gente non si sofferma a guardare la sofferenza di quell’animale, considerato sporco o portatore di malattie. Eppure i piccioni sono come tutti gli altri uccelli, se non volatili intelligenti capaci d’interagire con l’uomo. E’ triste notare quei poveri esseri zoppicanti per le nostre strade in cerca di qualche briciola. A volte, il filo di plastica provoca delle ferite che s’infettano e portano alla cancrena e la conseguente perdita della zampa. Questo fenomeno è riscontrabile in altre specie selvatiche: non solo gli esemplari intrappolati da grovigli di plastica riportano gravi ferite ma potranno avere anche difficoltà a muoversi, a trovare cibo o a disidratarsi e molti hanno più probabilità di essere uccisi dai loro predatori.
Molti volatili sono stati trovati legati ai rami degli alberi, altri hanno subito delle fratture alle ali per liberarsi. Infine, molti uccelli utilizzano la plastica per creare i loro nidi e ciò si ripercuote sui cuccioli che sono sempre più vittime della plastica.
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