Da sempre la favoletta che ci hanno insegnato è che gli animali non hanno una coscienza e non sono in grado di provare emozioni. FALSO! Gli animali, sopratutto i mammiferi hanno coscienza di loro stessi all’interno di un branco e si riconoscono come individui singoli e diversi. Tim Flach, fotografo e scrittore si interroga, attraverso le sue foto, sulla probabile “coscienza di se” negli animali da zoo e circo. Si domanda come e in che modo noi esseri umani proiettiamo le nostre idee su di loro pur non sapendo cosa pensano. Se immaginiamo un elefante allo specchio ci verrebbe da dire “che cosa c’è di strano?“; forse per noi nulla ma per loro che sono abituati alla savana c’è un mare di differenza. Lo dimostra Happy, una elefantessa asiatica sottoposta al “test dello specchio” nello zoo del Bronx, a New York. Ecco cosa prevede:
Gli animali vengono marchiati con un segno sul corpo che non possono vedere, se non guardandosi allo specchio. Il test è banale per noi esseri umani, ma non lo è affatto per loro. Riconoscere che quella riflessa è la propria immagine, e non quella di un altro individuo, ha un significato importante: implica che l’animale ha coscienza di sé, che capisce di essere un individuo diverso da altri. Happy ha superato il test: ha visto nello specchio una crocetta disegnata sulla sua testa e l’ha toccata con la proboscide.
Tra i mammiferi lo hanno passato scimpanzé, bonobo, orangutan, gorilla, elefanti, tursiopi e orche. Oltre agli uomini (dai 18 mesi di età in poi).
Un altro esperimento soddisfacente fu quello del 2010 al National Zoo di Washington DC, in cui l’elefante Kandula fiutò un bottino delizioso di frutta che era stato appositamente collocato in aria. Allungando la proboscide, riuscì a prendere la frutta e a rompere un pezzo di ramo, ma il resto delle foglie saporite rimase fuori dalla sua portata. Senza pensarci due volte si diresse verso un cubo di plastica che non aveva mai visto prima e lo fece rotolare sotto il bambù e lo usò come sgabello per tirare a terra l’intero ramo.
A sette anni di età, Kandula non aveva mai interagito con un cubo in questo modo. Spinta dalla fame e dalla curiosità aveva fatto qualcosa di cui si ignorava che gli elefanti fossero capaci: aveva avuto un’intuizione creativa. Gli etologi hanno scoperto comportamenti niente affatto automatici e che molte specie hanno una complessa vita sociale ed emotiva. Si è fatta strada l’idea che gli animali siano esseri senzienti, consci di ciò che accade attorno a loro, e coscienti di sé come individui.
Siamo davvero sicuri che gli animali, cosi come i primati, non riescono a provare emozioni? E’ stato gia detto che i rettili e gli anfibi non hanno la capacità di provare sentimenti ne coscienza di se per motivi di struttura encefalica. Ma tutto il resto di mammiferi e uccelli SI!. Gli animali hanno emozioni e intelligenza: gli scienziati hanno visto scimmie che non abbandonano il corpo dei figli morti, o corvi, delfini e lontre che giocano per ore. “Non ci chiediamo più se un cane o uno scimpanzé sentano gioia, dolore, rabbia o gelosia.
Le emozioni animali esistono, e si sono evolute per essere un “collante sociale” sostiene Mark Bekoff, docente di ecologia alla University of Colorado (Usa), in un articolo. “Alcuni animali potrebbero avere il senso dell’umorismo o quello della meraviglia”. E anche sull’intelligenza non mancano le prove: ci sono cornacchie che mettono le noci sulle strade e aspettano che le automobili le schiaccino per aprirle, scimpanzé che riescono a comunicare con gli uomini, elefanti che collaborano. I delfini, addirittura, è stato scoperto che provano piacere nell’atto sessuale anche da soli e che costituiscono dei veri e propri clan per infastidire altre femmine sessualmente. Riescono a divertirsi da soli con giochi e piccoli pesci. Il passo importante è capire se oltre ad avere emozioni gli animali sono anche “coscienti” di sé.
Sono stati scoperti altri comportamenti inoltre come l’adulterio tra scimmie e uccelli. In alcune scimmie il tradimento (di un maschio subordinato con una femmina che appartiene all’harem del maschio alfa) avviene di nascosto e senza urla, perché sanno bene che essere scoperti avrebbe gravi conseguenze. Lo stesso vale per gli uccelli. Le ghiandaie di macchia americane sotterrano il cibo trovato: se un’altra ghiandaia le vede, cambiano nascondiglio. E aumentano le prove che in molte specie ogni individuo abbia una personalità, come tra gli scimpanzé.
Un gruppo di etologi si sono riuniti a Cambridge affermando che “gli umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano la coscienza”; li hanno anche “gli animali non umani, includendo tutti i mammiferi e gli uccelli, e molte altre creature, inclusi i polpi”. Che per esempio sanno imparare, usano “attrezzi” (come gusci di noci di cocco per fare rifugi) e giocano. I ricercatori a favore della coscienza animale sostengono che «gli uomini hanno lo stesso tipo di funzioni che possiedono altri animali. Sono prove importanti che dicono come, avendo lo stesso cervello, anche se meno complesso, gli animali siano coscienti quanto noi» afferma Proctor.
Insomma abbiamo lo stesso tipo di cervello per elaborare segnali e governare comportamenti, tutto ciò si chiama “continuità evolutiva”, legata a quanto sosteneva già Charles Darwin: tra animali e uomini la differenza è di quantità, non di qualità.
Giorgio Vallortigara, direttore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello di Trento però sostiene che tra noi e gli animali c’è il salto del potere e che “noi possediamo caratteristiche, come l’esperienza consapevole degli atti che facciamo e di quello che sentiamo, che negli altri animali non ci sono. Gli animali potrebbero vedere il mondo in maniera diversa dalla nostra e comportarsi in maniera adeguata anche senza avere esperienza cosciente”. Il passo cruciale della scienza è d’altra parte chiedersi perché gli animali abbiano evoluto la coscienza, specifica Vallortigara, “è poco chiaro che cosa fornirebbe di così utile nel comportamento sociale”
I benefici che sono stati ipotizzati sono quelli riportati in una corretta vita sociale in cui i più deboli si aiutano a vicenda anche per procacciarsi il cibo o aiutarsi nella lotta. Questi comportamenti sono stati riscontrati in scimmie, corvi, delfini e elefanti, non a caso le specie con la più complessa vita sociale. Gli scienziati dimostrano come le specie che hanno superato il “test dello specchio” siano più empatici nei confronti della comunità e che riescano a generare unità all’interno della comunità.
B.M
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