Non gli altri predatori o i fucili puntati: temono proprio noi! Lo studio che dimostra che gli animali africani hanno paura proprio degli umani e i motivi alla base.
Possibile che il potente leone o il veloce leopardo abbiano paura di un uomo che invade il loro habitat naturale? La risposta è ‘sì’, soprattutto se si tratta di un uomo armato. Gli animali africani hanno sviluppato una gran paura nei confronti degli umani più che degli altri animali o degli eventi naturali: lo dimostra uno studio canadese. Ecco qual è la scoperta recente sull’argomento.
‘Ogni giorno una gazzella sa che dovrà correre più veloce del leone’: in questa frase molto nota è racchiuso il senso della paura di ogni abitante animale africano, soprattutto quando si tratta di erbivori che tentano di sfuggire ai carnivori che danno loro la caccia. D’altra parte per soddisfare le sue esigenze alimentari, che vanno dai 5 ai 7 kg di carne al giorno, il leone sarà sempre pronto per catturare la sua preda.
Ancor più veloce di lui è il ghepardo, che dovrà mettersi in competizione anche con altri carnivori, come il leopardo o il leone stesso, per riservarsi il suo cibo. Una volta consumato il pasto di carne, le carcasse saranno oggetto di contesa tra iene e avvoltoi: insomma uno dei rischi per la sopravvivenza è legato appunto alla lotta tra animali stessi che abitano gli stessi luoghi.
Ma ciò che mette a rischio la vita stessa di questi abitanti delle savane è l’intervento dell’uomo, diretto o indiretto che sia. Infatti eventi climatici avversi e gli interventi per mano dell’uomo, come il fenomeno del bracconaggio ad esempio, rappresentano un pericolo per molte specie che sono ormai considerate a rischio di estinzione.
La scoperta del team di ricercatori della Western University è di quelle che ti lasciano l’amaro in bocca, per così dire, poiché rendono chiaro quanto l’intervento invasivo dell’uomo possa risultare distruttivo per la sopravvivenza fisica e psichica degli animali. Pare infatti che anche i predatori più feroci dell’habitat africano temano l’essere umano, il suo fucile, il suo avvicinarsi armato insomma.
Una stima ha infatti dimostrato ‘numericamente’ che gli esemplari morti per mano di altri animali sono inferiori a quelli uccisi dall’essere umano, considerando il fatto che non si tratta di una lotta per la sopravvivenza ma di raggiungere meri obiettivi economici: pensiamo ad esempio al commercio di pellicce e di avorio.
La dottoressa Liana Zanette, come ha dichiarato nel recente articolo di GreenMe sugli animali africani, ha definito il cacciatore uomo come ‘super letale’, poiché tale è considerato da tutti gli animali che ormai ne riconoscono anche i passi: perfino il leone, da sempre considerato il Re non solo per la sua stazza ma anche per la paura che incute ai suoi simili, teme l’uomo più di quanto gli altri temano lui.
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Lo studio è stato condotto su 19 diverse specie di mammiferi africani che vivono in quel territorio, le cui reazioni sono state analizzate rispetto all’ascolto della voce dell’uomo e degli altri animali, con l’utilizzo di strumentazioni impermeabili in funzione notte e giorno per lassi di tempo piuttosto lunghi (diversi mesi). L’esperimento ha dunque condotto alla conclusione che gli animali scappavano due volte di più dal posto dove erano quando sentivano conversare uomini (che parlavano nelle varie lingue locali) rispetto all’ascolto di conversazioni tra altri predatori o al suono degli spari.
Il numero dei video da analizzare alla fine dello studio ha raggiunto le 15mila registrazioni, ma la risposta è stata chiara: l’invadenza dell’uomo in quei territori è devastante non solo per l’impatto che ha sulla vita degli animali e la loro sopravvivenza a lungo termine ma anche sulla vita di tutti i giorni. Quindi sarà più facile veder scappare un leone per aver ascoltato la voce dell’uomo che per l’avvicinarsi di un altro temibile predatore animale.
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