Una buona notizia ogni tanto. E’ il plauso e la soddisfazione espressa dalle Associazioni animaliste Lega Nazionale per la Difesa del Cane e OIPA Italia Onlus che avevano presentato un ricorso al TAR della Liguria per la sospensione dell’ordinanza introdotta nel mese di settembre dal Comune di Genova con la quale disponeva l’abbattimento degli ungulati avvistati in città.
La reazione delle organizzazione fu immediata e venne evidenziato come tale ordinanza era in contrasto sia con la Legge Regionale della Liguria che con lo stesso Regolamento Comunale di Genova per la tutela ed il benessere degli animali.
Come ricordano in una nota congiunta le due associazioni, “a seguito di alcuni avvistamenti in pieno contesto urbano, il capoluogo ligure aveva emanato un’ordinanza per la rimozione degli ungulati appartenenti alla famiglia dei cinghiali (“Sus scrofa”) e suidi in genere, a cura del personale preposto alla vigilanza faunistico-venatoria, coadiuvato, qualora possibile, dal personale della Polizia Municipale, adottando le misure ritenute più efficaci e risolutive”.
In tal senso, si trattava di un “provvedimento che prevedeva l’abbattimento degli animali” a tutti gli effetti. Grazie all’impegno delle associazioni, l’impugnazione dell’ordinanza è stata accolta dal TAR che, nella sentenza ha ritenuto “l’illegittimità del provvedimento”, specificando che “nell’ordinamento della Regione Liguria sono previste apposite norme per fare fronte all’emergenza collegata alla presenza della fauna selvatica e, in particolare, dei cinghiali”.
“Siamo molto soddisfatti per questa sentenza perché sono state accolte le nostre argomentazioni relative al fatto che il Comune ha utilizzato illegittimamente lo strumento dell’ordinanza contingibile e urgente, pur essendo previste dalla legge altre procedure per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza con l’ausilio di personale qualificato”, hanno dichiarato gli avvocati LNDC Michele Pezone e Alessandro Dondero.
Fortunatamente, non tutti i sindaci sono così insensibili alla fauna selvatica e agli esseri viventi. Proprio quest’estate infatti, era rimbalzata in rete e sulle pagine di cronaca dei quotidiani, il caso del cinghiale di Vagli, condannato a morte dalla polizia provinciale. Il sindaco si era opposto con tutte le sue forze, protestando e facendo valere quella che era un’ordinanza del Comune e la sua autonomia rispetto alle autorità provinciali.
E’ triste pensare che in materia, non vi sia una legge uniformata che tuteli sul piano nazionale, attraverso una normativa e dei protocolli, la gestione della fauna selvatica che dipenderà sempre dall’ego e dalla prepotenza di alcuni individui che faranno valere i propri interessi personali su quelli civili ed etici decidendo di vita e di morte su queste creature che come unico sbaglio, si avvicinano troppo ai centri urbani perché carenti di cibo. Casi di questo tipo, dovrebbe invitare le istituzioni e il ministero dell’ambiente ad avviare una riflessione sulla gestione della fauna selvatica, il suo ripopolamento e la necessità di stabilire delle strategie per sostanziare le specie, vittime di calamità naturali come le emergenze freddo o incendi, cambiamenti climatici, della caccia e della cementificazione. Vi sono dei progetti, avviati anche in via sperimentale, con ottimi risultato come la sterilizzazioni dei cinghiali.
C.D.
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