La nostra penisola è il luogo ideale per la proliferazione di farfalle: ecco quali sono le specie più facili da avvistare.
L’Italia può vantare uno splendido primato europeo: quello del Paese con la più alta percentuale di farfalle. Ve ne sono circa 289 specie, sebbene di queste ben 18 sono a rischio di estinzione. Cosa mette a repentaglio la vita di questi insetti volanti colorati? Naturalmente le condizioni ambientali create dall’uomo: il più delle volte le azioni dell’umano sull’ambiente hanno un impatto devastante sulla vita delle farfalle, e non solo su di esse. Vediamo quali sono le varietà visibili in Italia e tutte le caratteristiche che le rendono così affascinanti.
Finalmente un primato di cui vantarsi: la nostra Italia è la nazione più ricca di farfalle in tutta Europa. Durante la stagione primaverile è facile avvistarne alcune e un censimento di questi insetti ne ha contate poco meno di 300 varietà diverse. A quanto pare il nostro clima mediterraneo è la causa principale del proliferare di questi piacevoli insetti nel nostro territorio. Sebbene sia raro, ma non impossibile, avvistarne qualcuna particolarmente colorata e non a fondo unico, le farfalle hanno alcune riserve naturali destinate alla loro conservazione in nome del principio della biodiversità. A rendere l’Italia l’habitat naturale di queste ‘meraviglie volanti’ è proprio la diversità del clima e gli spazi verdi che caratterizzano gran parte delle regioni italiane. Data la grande varietà di farfalle presenti sul nostro territorio è importante catalogarle in base ad alcune caratteristiche, così quando ne avvisteremo una sapremo a quale specie appartiene.
Se si contano circa 18 specie in via di estinzione è sempre colpa dell’uomo: abbiamo rovinato il loro habitat naturale rendendolo inospitale. In che modo? Innanzitutto per l’incapacità di gestire gli spazi verdi presenti sul territorio, oppure destinandoli ad altre funzionalità a scopo di lucro. Pensiamo a tutti quei posti destinati allo smaltimento dei rifiuti o alla costruzione di edifici cementizi e quindi l’urbanizzazione. A questi fattori si devono aggiungere l’abbandono dei pascoli e la conseguente riforestazione degli spazi, oltre ad un aumento dell’agricoltura, cui è legato un uso improprio di pesticidi ed erbicidi. Ma l’impatto più immediatamente devastante è di sicuro quello portato dagli incendi: non solo intere aree in fumo ma anche un impatto climatico sfavorevole alla sopravvivenza delle farfalle. Tra quelle in via di estinzione dobbiamo annoverare: la Plebejus trappi, la Polyommatus exuberans, la Polyommatus dolus, Polyommatus galloi, Hipparchia sbordoni e Spialia therapne, Maculinea alcon, Maculinea teleius, Melitaea britomartis.
Come tutti gli insetti il corpo è formato da tre parti: il capo, il torace e l’addome, più tre paia di zampe e una coppia di ali e una di antenne. Entrambe dunque appartengono allo stesso gruppo di insetti, sebbene vi siano delle differenze sostanziali che le rendono ben distinte. In primis la caratteristica delle farfalle che volano su prati verdi mentre le falene si avvicinano solo alle fonti di luce artificiale. Generalmente le farfalle hanno colori più vivaci e sono variopinte, mentre le falene hanno un fondo unico sui toni del grigio scuro o del marrone. Altra fondamentale differenza è nell’aspetto morfologico: le antenne delle farfalle si concludono con un piccolo rigonfiamento, mentre quelle delle falene sono piatte e lisce come i denti di un pettine. Inoltre quando sono ‘a riposo’ le prime dischiudono le ali, mentre le seconde si poggiano sulle superfici con le ali ben visibili e spianate.
Ecco di seguito le farfalle più comuni visibili in Italia e le caratteristiche principali di ognuna di esse. Citare tutte le 289 specie sarebbe piuttosto confusionario, quindi si è preferito citare solo quelle più importanti e le relative proprietà che le rendono ben distinguibili dalle altre.
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Il suo nome originale è Argynnis aglaja, appartiene all’ordine dei Lepidoptera e alla famiglia delle Nymphalidae. Si tratta di una farfalla di medie / grandi dimensioni, la cui apertura alare varia dai 5 ai 6 centimetri. Il corpo di base è di un colore scuro sul bruno-arancione ed è ricoperto da una leggera peluria. Ad esso sono attaccate le ali che rendono la farfalla così caratteristica. Di base il colore alare è l’arancione ma ciò che la rende particolare è la copertura di macchie nere, disposte in maniera caratteristica su tutta la superficie alare. Queste ali si concludono con un bordo nero e nella zona più centrale il colore si fa più intenso. Se nella parte anteriore invece la sommità delle ali è giallastra, in quella posteriore sul fondo giallo si stagliano sfumature verdastre e puntine color argento.
La femmina della Aglaia depone le uova sulle foglie delle piante nutrici che appartengono al genere Viola, con particolare predilezione per la Viola del pensiero, la Viola palustre e quella Irta. Da queste uova spuntano delle larve nere con protuberanze arancioni, la cui lunghezza può arrivare anche a sfiorare i 4 centimetri. Si muovono in solitudine ed è più frequente avvistarla nel periodo che va da giugno ad agosto. L’aglaia ama volare su prati fioriti e assolati, ma non disdegna i boschi fino 2500 metri di quota. Non ci sono regioni in particolare in cui la si può vedere, ad eccezione di Sardegna e isola d’ Elba.
Questa splendida farfalla, appartenente all’ordine dei Lepidotteri e alla famiglia delle Pieridae, vive negli ambienti boscosi ma è simbolo dell’arrivo della primavera o anche del periodo immediatamente precedente: infatti inizia a volare già dal mese di febbraio. E’ facile distinguere tra maschi e femmine della specie, perché se i primi hanno la superficie alare di un giallo limone e macchie arancioni, le seconde sono di un bianco pallido. Ma la sua caratteristica principale è la capacità di mimetizzarsi con le foglie: quando chiude le ali riesce si confonde con l’ambiente circostante, prendendo l’aspetto di una foglia: addirittura riesce a creare delle macchie marroni per mimetizzarsi con una foglia malata.
Una farfalla Cedronella può vivere anche fino a 13 mesi, sebbene trascorra la parte conclusiva della sua vita in uno stato di ibernazione che inizia già a fine estate. La sua riproduzione avviene solitamente una volta all’anno: la femmina della specie preferisce deporre le uova sulle cosiddette ‘piante generatrici’, ovvero lo spino cervino e la pianta di frangola. Anche allo stato larvale, gli esemplari riescono a mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente boscoso circostante grazie alla loro colorazione verde. Come fanno a sopravvivere? Cibandosi di nettare, che dona loro l’energia necessaria che verrà incamerata per la stagione più fredda, ma anche per sviluppare la capacità di volo e quella di procreazione.
Il nome scientifico priginale Colias hyale, ovvero Colia Pallido. Appartiene alla famiglia Pieridae e all’ordine dei Lepidotteri. La sua scoperta e lo studio su di essa è stato condotto dallo scienziato svedese Carlos Lennaeus nel 1758. Questa farfalla è di medie dimensioni, e ciò che distingue le femmine dai maschi è il colore: le prime sono biancastre, mentre i secondi sono gialli. La parte posteriore delle ali è gialla con sfumature di verdognolo e macchie nere e bordi rossi, mentre sul davanti hanno macchie chiare. Hanno una apertura alare che varia da 40 a 45 mm ed è facile vederle volare per un lungo periodo che va da aprile ad ottobre. Ama vivere in zone agricole, ma anche non coltivate come terre incolte e boscose, e più raramente in montagna.
Predilige gli ambienti umidi, come ad esempio quelli caratteristici della pianura padana, fino a circa 400 metri sul livello del mare (area centro-settentrionale della penisola). La sua sopravvivenza è messa in serio pericolo da alcuni fattori quali l’inquinamento o la presenza sempre minore paludi, prati umidi e acquitrini. Le sue larve si nutrono di una pianta che cresce proprio in queste particolari condizioni ambientali, la Romice. Ha una vivace superficie arancione brillante nei maschi, mentre nelle femmine prevale un marrone con i bordi neri sulle ali. I suoi voli sono brevi ma molto veloci. Allo stato larvale riesce a resistere in acqua anche per diversi giorni.
Vive generalmente nelle aree con clima temperato fino a raggiungere i 3.000 m di altitudine (alcuni le hanno avvistate anche nelle aree artiche). La sua caratteristica maggiore è di sicuro l’apertura alare che raggiunge i 10 cm. Inoltre a colpire è la colorazione delle ali: giallo con sfumature e venature trasversali di un nero intenso, mentre nel lato posteriore ha macchie rosse e blu. Le femmine sono più grandi dei maschi.
Dallo stato larvale a quello adulto, questa farfalla subisce diverse metamorfosi: le uova deposte generalmente si schiudono intorno all’ottavo-decimo giorno. Da esse fuoriescono le larve, dette anche ‘brichi’. Essi si trasformeranno in pupe nell’arco di sei o sette settimane in media, ma anche fio a due anni. La pupa ha una vita molto breve, solo un paio di settimane: ha solo il tempo di deporre nuove uova per dare vita ad altri esemplari. Questo periodo di riproduzione è tra maggio e luglio. Per sopravvivere il bruco di questa farfalla si ciba di foglie della pianta su cui si depone e dei suoi fiori, ma solo da adulta mangia il nettare.
E’ piuttosto facile avvistarla sul territorio italiano. La sua caratteristica fisica principale è l’apertura alare varia tra i 30 e i 45 mm che le consente di volare molto lentamente, con lunghe soste tra un volo e l’altro. Ama gli ambienti ricchi di erba e con macchie boschive che raggiungono i 2000 m di quota. Come la Macaone la femmina della specie è più grande del maschio.
Questa farfalla vive in 2 o 3 generazioni all’anno e predilige un periodo che va tra metà aprile e settembre. Le sue larve fuoriescono nascoste dalle foglie per poi trasformarsi in pupe sui rami secchi delle piante di cui si nutrono. Le uova vengono deposte a gruppi sulle foglie di alcune specie di piante, quali la Veronica, la Valeriana, la Linaria e il Plantago. Pur nascendo in gruppo da adulte hanno una vita solitaria: amano volare su prati e giardini fioriti.
Il podalirio appartiene alla famiglia Papilionidae. La sua colorazione caratteristica è di base gialla, seppur con fasce trasversali bruno-nerastre, che creano un particolare marchio a forma di V. Non sempre sono di base gialla: alcune varietà hanno il fondo bianco e le fasce sempre nere. Le ali le consentono una apertura alare di circa 6–8 cm. Le ali posteriori hanno delle macchie arancioni e azzurre, mentre la parte conclusiva delle code è molto allungata e di un colore bruno intenso.
E’ facile avvistarla in Europa, ma anche in Africa settentrionale, Asia e Cina, ma nel nostro territorio predilige le zone di pianura e quelle montuose. Ama infatti le foreste temperate e le pianure assolate: naturalmente quando queste vengono disboscate le sue condizioni di vita si fanno più dure e a rischio. Per sopravvivere deve migrare generalmente nel periodo che va da marzo a settembre. Può riprodursi in 2-3 generazioni annue. Il bruco che si sviluppa dalle larve ha il corpo verde con venature gialle e macchie rosse. Sopravvive cibandosi di piante come appartenenti alla famiglia delle Rosaceae.
Il nome deriva dal fatto che le larve solitamente pascolano su galio o robbia. Appartiene alla famiglia Sphingidae, particolarmente diffusa in Africa settentrionale. E’ una instancabile amante del volo: la sua capacità di passare da un fiore all’altro senza posarsi mai è impressionante. Vola sui fiori e sulle piante solo per pochi secondi con una frequenza di battito di ali di circa 70-80 volte al secondo e riesce a nutrirsi del nettare: due caratteristiche la accomunano al colibrì. Le uova sono di un colore verde pallido, mentre le larve appena fuoriuscite sono giallo chiaro, per poi tramutarsi in verde e con strisce chiare sui lati. Il corno è color rosso porpora e blu con le punte arancioni. Da adulte hanno le ali anteriori scure e venate da linee nere, mentre quelle posteriori hanno una base arancione orlate di nero.
Questa farfalla vola nei mesi caldi dell’anno durante il giorno mentre al crepuscolo si riposa: per la sua siesta sceglie sempre luoghi ben nascosti da una fitta vegetazione, coprendosi con le ali anteriori e lasciando scoperto l’addome. Amano volare su giardini, parchi, prati, cespugli e boschi: qui trovano la loro fonte di nutrimento rappresentata da caprifogli, valeriana rossa e molte altre. Per cibarsi gli adulti utilizzano una proboscide e la posano sulla sommità delle piante: questa è la loro arma preferita per nutrirsi senza rischiare di litigare con altri insetti. Ogni anno si verificano almeno due deposizioni di uova. La loro schiusa avviene intorno al sesto-ottavo giorno. Lo stadio larvale può essere anche di soli 20 giorni. Una volta trasformatisi in pupe inizia a vedersi una proboscide prominente e due spine acuminate all’estremità.
La Vanessa cardui è una farfalla europea ed è famosa per i suoi vivacissimi e vari colori. La sua apertura alare è di soli 2 pollici. Ama il caldo tanto è vero che durante i mesi invernali, o meglio con la fine dell’estate, migra in Africa. Gruppi di milioni di vanesse del cardo migrano verso sud, volando a circa 500 metri di altezza, sfruttando le correnti del vento che soffia a 45 chilometri orari. Dalle sue ridottissime dimensioni e un peso che solitamente non supera il grammo non ci aspetteremmo mai un viaggio di migliaia di chilometri.
Durante il viaggio di andata e ritorno dall’Africa si succedono sei generazioni di vanesse: dunque la sua riproduzione è legata a filo doppio con la sua lunga migrazione. Un uovo si schiude in un periodo che dura da 3 a 5 giorni dal momento della sua deposizione. Il bruco che ne fuoriesce è di colore nero, ma si trasforma in crisalide impiegando poco più di una settimana, e si nutre di una vasta gamma di piante della famiglia delle Asteraceae. Sempre da 7 a 11 giorni si trasforma in farfalla: questa non resterà mai nello stesso luogo a lungo. Da adulti si cibano di fiori di campo ma anche di girasoli.
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F.C.
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