Il tema dello sfruttamento degli animali non riguarda solo i circhi o gli spettacolo. Qualsiasi forma in cui gli animali vengono sfruttati ai fini d’intrattenimento, detenuti in luoghi in cui non viene rispettato il loro benessere e la loro natura. Animali rinchiusi nelle gabbie, tutta la vita, unicamente con lo scopo per essere mostrati e come frutto di guadagno è sicuramente una forma di maltrattamento.
E’ quanto torna a denunciare l’organizzazione animalista “Essere Animali” con un reportage fotografico. L’organizzazione ha mostrato le condizioni in cui vivono gli animali in una ventina di zoo italiani: “A differenza di 30/40 anni fa, dove questa vocazione commerciale e puramente espositiva era esplicita, oggi gli zoo continuano comunque a esporre e far riprodurre gli animali per presunti scopi scientifici ed educativi”, scrivono i volontari.
Ancora una volta viene riproposta la solita domanda: “Come è possibile perseguire queste finalità richiudendoli in ambienti artificiali?”
Una condizione di vita che viola il benessere degli animali selvatici destinati ad altri spazi. Egli esemplari subisco il disagio della reclusione, per cui vanno incontro a diverse patologie per li più comportamenti: stress dovuto al passaggio dei visitatori, che provoca diversi tic come il ballo dell’orso o nevrosi, difficoltà di adattamento al clima, come gli orsi polari e lo sbalzo alimentare.
“L’illusione della natura ricreata artificialmente dall’uomo è per l’uomo stesso. È per il pubblico. Gli animali si sono arresi. Ogni cosa ormai non è per la cultura ma per il nostro intrattenimento”, ribadisce Essere Animali.
Federico Villa ha realizzato un progetto fotografico, intitolato “From Afar”, partendo da una semplice riflessione: “Un orso riconosce al tatto una roccia di cemento, riconosce il profumo di plastica di una pianta. Noi da lontano non vediamo alcuna differenza”.
Un lavoro che mette in risalto lo squallore di una realtà fittizia e ricreata nella quale sono rilegati e condannati a vivere esemplari ai quali è stata tolta qualsiasi dignità e la loro bellezza. Le immagini mostrano lo squallore reale. Non si tratta di una proiezione ma bensì della realtà tangibile. La vita di quegli esseri risulta imprigionata, inscatolata e ridicolizzata. Una visione obiettivamente triste, come quella che si vede nei parchi acquatici. Il contrasto tra l’immagine di un orso vigoroso in natura e quella di un esemplare destinato a vivere nel cemento, dietro un recinto, stramazzato a terra, inerme. Quella di una tigre del bengala, regina della giungla, ingabbiata dietro un muro, costretta ad un praticello incolto e secco. Immagini che fanno riflettere e impongono una riflessione etica alla quale è necessario dare una risposta.
Ambienti che non sono adatti e che lentamente corrodono l’animo di quelle creature. Ecco perché diffondendo queste immagini, Essere Animali ricorda che “la nostra coscienza di fronte a brutture del genere dovrebbe indignarsi e non accettare di visitare o legittimare queste attività imprenditoriali che con pretesti educativi/scientifici giustificano il loro business”.
Per approfondimento clicca indagine Essere Animali Zoo di Ravenna
C.D.
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