Il Diavolo della Tasmania esiste e non è soltanto una creazione del celebre cartone animato della Warner Bros con Taz come simpatico protagonista. Nel territorio australe è il più grande predatore marsupiale presente ed è stato chiamato “diavolo” per la sua indole aggressiva con gli altri simili e per il verso particolarmente sinistro, comportamento dovuto alla conquista di prede e carogne di cui si nutre. Addirittura gli ultimi studi condotti indicano però che i morsi che il Diavolo della Tasmania è solito infliggere ai suoi “compari” siano il principale fattore dell’insorgere di un tumore e che l’evoluzione della specie gli abbia consentito di sviluppare una innata resistenza alla malattia.
Questo animale vive solamente nell’omonima isola al sud dell’Australia, visto che sul continente è stato estinto dal Dingo, la caratteristica specie canina del posto. La dieta del Diavolo della Tasmania è composta da carne di animali morti e da insetti vivi. La malattia che trasmette attraverso i morsi è chiamata DFTD (Tasmanian devil facial tumor disease‒ tumore facciale del diavolo di Tasmania) ed è uno dei rarissimi casi di tumori trasmissibili riscontrati in natura, assieme al tumore venereo trasmissibile che si può osservare nei cani e ad una forma tumorale tipica di alcuni molluschi.
Questo cancro ha un tasso di mortalità di oltre il 95% ed è stato individuato per la prima volta nel 1996: da allora si pensa che abbia provocato la scomparsa dell’80% degli esemplari di Diavolo della Tasmania, ma il fatto di aver trovato degli esponenti non malati anche in zone ad altissimo rischio fa pensare che si sia sviluppata una qualche forma di protezione naturale, poi realmente osservata in alcuni esponenti che presentavano dei geni mutati. Sono bastate circa 5 generazioni per sviluppare questa resistenza, che è di fatto uno dei fenomeni dell’evoluzione naturale più veloci di cui si abbia conoscenza.