Se troviamo un cucciolo abbandonato, il nostro istinto ci dirà di salvarlo. Ma non è sempre semplice con animali non domestici. Come prenderci cura di un coniglio selvatico?
Nelle zone urbane sono aumentate le popolazioni di conigli selvatici, così che ci sono probabilità maggiori di trovare un nido di cuccioli. Se troviamo un nido o un cucciolo di coniglio abbandonato, dobbiamo innanzitutto resistere alla tentazione di prenderlo con noi. Non sempre i nidi che sembrano abbandonati lo sono davvero, i cuccioli adottati dagli esseri umani hanno scarse probabilità di sopravvivere senza le cure di un veterinario o un esperto, e inoltre in alcune zone è illegale curare dei conigli selvatici senza una qualifica. Se però dobbiamo assolutamente prenderci cura di un coniglio selvatico abbandonato prima di portarlo dal veterinario (o in un centro apposito), ecco una guida completa su come farlo nel modo corretto.
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Una volta che ci siamo assicurati che i coniglietti abbiano bisogno di cure, procediamo. Ma non dobbiamo credere che un nido sia abbandonato solo perché la mamma non c’è: a volte può lasciare la tana durante il giorno per difendere i piccoli tenendo alla larga possibili predatori. Se troviamo una cucciolata che è chiaramente senza madre (perché, ad esempio, è stata investita sulla strada), dobbiamo portarli dal veterinario o in un centro apposito per animali selvatici.
I conigli selvatici dalla coda di cotone hanno un tratto distintivo sulla fronte, una macchia bianca, che significa che non è abbastanza grande da poter essere svezzato. Ma ci sono eccezioni: cuccioli nati senza macchia, altri che la perdono durante la crescita, altri che la conservano in tutta la vita. Non possiamo basarci esclusivamente su di essa per capire l’età del coniglio o se ha bisogno di cure.
Possiamo pensare di prenderci cura di un coniglio selvatico se ha bisogno di essere tratto in salvo da un pericolo (ad esempio un predatore), ma dobbiamo considerare sempre che si tratta di una misura temporanea: portiamolo in un posto sicuro e tranquillo, e a pericolo scampato riportiamolo dove lo abbiamo trovato.
La madre non rifiuta i cuccioli se hanno un odore umano sul pelo, e per un coniglietto restare con la madre rappresenta la sua possibilità maggiore di sopravvivenza. Nel caso sia stato invece attaccato da un gatto, le ferite saranno di sicuro infette e potrebbe morire nel giro di pochi giorni: dobbiamo portarlo immediatamente da un veterinario perché gli somministri degli antibiotici specifici.
Per il periodo in cui vivrà con noi, il coniglietto avrà bisogno di una casa. Possiamo usare una scatola (di legno o plastica) con i lati alti, ricoperta con terra – assicuriamoci che non abbia pesticidi. Sulla terra mettiamo uno strato di fieno essiccato. Non utilizziamo erba bagnata appena tagliata.
Nel fieno, creiamo una sorta di nido, a forma di cerchio. Se possiamo rivestirlo con pelo raccolto dalla vecchia tana (o da un coniglio domestico) sarà perfetto. Non usiamo pelo di altri animali (specie di predatori). Se non abbiamo modo di procurarci del pelo di coniglio, possiamo usare uno spesso strato di fazzoletti, o del tessuto morbido.
In uno dei lati della scatola mettiamo una fonte di calore: un impacco caldo, un letto riscaldato o una incubatrice. Fondamentale è esporre solo un lato della casetta al calore, così che il coniglio possa spostarsi dall’altro lato quando sente troppo caldo.
Per collocare il coniglietto nel nido, usiamo i guanti e la massima dolcezza. Anche i cuccioli possono portare malattie e mordere: facciamo attenzione. Usiamo un bastoncino di cotone intinto nell’antipulci, o chiediamo aiuto a un esperto per la rimozione delle zecche. Cerchiamo di tenere sempre il coniglio in una zona separata da dove vivono gli umani (ed eventuali altri animali). Non è un problema che si abitui al nostro odore, comunque, perché una volta cresciuto riacquisterà il suo istinto naturale.
Evitiamo di prenderlo in braccio se non necessario, lo stress può fargli veramente molto male. Teniamolo al caldo con un fazzoletto, dell’imbottitura, o un po’ di pelo di coniglio. Come già detto, per evitare i parassiti, laviamoci accuratamente le mani dopo aver toccato o pulito il cucciolo.
Sulla parte superiore della scatola, creiamo una sorta di coperchio (con dei fori per respirare): se sanno camminare, i coniglietti possono saltare fuori. Assicuriamoci che la parte superiore sia al riparo dalla luce. Una volta posizionato, lasciamolo dormire nella scatola per 3 giorni; dopo potremo spostarlo in una conigliera.
Se il coniglietto ha gli occhi chiusi, avrà bisogno di latte artificiale con molta probabilità. Se saltella invece, dovrà avere accesso a acqua, fieno e verdure fresche. Il latte artificiale può essere adatto anche ai conigli più adulti, in un piatto fondo. Quando riuscirà a masticare erba, saltare e gironzolare, allora sarà pronto a tornare in libertà.
Anche i conigli piccoli assaggiano un po’ le verdure e il fieno, quindi teniamo sempre a portata di mano per loro questi alimenti, così che abbiano accesso costante. Inizialmente, il coniglietto abbandonato sarà probabilmente disidratato. Usiamo una soluzione reidratante orale per le prime volte che lo nutriamo (se possibile evitiamo gli aromi).
Il latte artificiale migliore per i conigli è quello di capra (mai usare latte di mucca). Le mamme nutrono i piccoli per soli 5 minuti, all’alba e al tramonto, e dovremmo mantenere questi ritmi. Spesso però, dovremo fare più poppate perché il latte artificiale è meno nutriente di quello della madre. Possiamo basarci sulla loro pancia: dopo la poppata deve essere piccola e arrotondata (non gonfia): se perde rotondità, è necessaria una nuova poppata.
I centri specializzati usano latte per gattini con probiotici aggiunti. Possiamo usarli anche noi a casa, con una miscela di 3 parti di polvere per 4 parti di acqua distillata. La consistenza sarà piuttosto densa. Riscaldiamo il latte a bagnomaria e usiamo un contagocce o un siringa con beccuccio in silicone (una siringa da 2,5 cc per i cuccioli più piccoli, per poi passare man mano a una siringa da 5 cc quando crescono un po’). Teniamo il coniglietto seduto, per non far aspirare, e cerchiamo di tenere pulite le narici da eventuali tracce di latte, pulendole con un fazzolettino mentre mangia.
Non diamo da mangiare più del dovuto, per la sua salute è molto pericoloso. Le linee guida per i coniglietti, in base alla loro età, sono le seguenti:
Per prenderci cura del coniglio selvatico, sarà importante svezzarlo al momento giusto. Evitiamo quindi di dare loro latte artificiale dopo le 6 settimane (9 se è una lepre americana selvatica, ma sono meno diffuse in Italia). Attorno alle 3-4 settimane, sostituiamo progressivamente con un piatto di pezzettini di frutta (mele e banane).
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Quando il coniglietto sarà autonomo, possiamo svezzarlo e lasciare che mangi da solo erba e vegetazione. Smettiamo di prenderlo in braccio, per farlo preparare a tornare nel suo habitat naturale: tocchiamolo il meno possibile, o meglio smettiamo completamente di toccarlo. Questo lo renderà più autonomo e dipenderà meno da noi.
Spostiamolo all’aperto a tempo pieno: una gabbia in fil di ferro con un tetto sarà l’ideale. Il fondo della gabbia deve essere in fil di ferro, così che possa brucare l’erba, ma tutti i fori devono essere abbastanza piccoli così che non possa scappare. Questa gabbia dovrebbe essere spostata man mano, così che possa trovarsi sempre su vegetazione fresca e erba.
Ricordiamo: dare un nome al coniglio ci porterà ad affezionarci a lui/lei, e alla fine vorremo tenerlo con noi. Ma non dobbiamo farlo. I conigli orfani adottati da esseri umani hanno una probabilità di morte pari al 90%.
Una volta che il coniglietto sarà grande – da seduto – attorno ai 20-22 cm, sarà abbastanza grande da poter tornare in libertà in un posto sicuro. Cerchiamo di evitare di farlo diventare adulto in cattività.
F. B.
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