Oltre a quello domestico, in Europa e molto diffuso il coniglio selvatico, che spesso può essere trovato facilmente in natura. Impariamo e prendiamoci cura di lui.
Tra tutti i continenti, tranne Asia e Antartide, c’è un animale che è originario dell’Europa meridionale e dell’Africa mediterranea: il coniglio selvatico. Nella sua forma domestica è presente invece ovunque, dove è ormai un comune animale da compagnia. Con le sue lunghe orecchie caratteristiche e le zampe corte, il suo mantello soffice, è una versione solo un po’ più selvatica del coniglietto che tanti di noi appassionati hanno scelto come amico a quattro zampe. Si tratta di un interessante animale da conoscere, e spesso da curare visto che è comune trovarlo in natura (magari in campagna), dove è facile trovare delle tane. Per questo, cerchiamo di imparare di più su questo animale: dove vive, cosa mangia, come si comporta e di cosa ha bisogno.
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Il coniglio selvatico è di dimensioni piccole: la lunghezza non supera i 45 cm se non raramente, ed il peso massimo che raggiunge è di 2,5 kg. I conigli maschi sono in genere più grandi delle femmine. Il manto è soffice, le orecchie molto lunghe, e la testa presenta grandi occhi ai lati. Altro tratto distintivo delle femmine è la forma della testa, più affusolata e allungata rispetto a quella dei maschi.
La caratteristica coda è molto corta, rivolta verso l’alto. Il pelo del lato inferiore della coda è bianco, mentre la pelliccia ha tre strati diversi, che si infoltiscono ancora di più in inverno (per proteggere il coniglio selvatico dal freddo e dalla pioggia). Il colore del coniglio è di solito bruno sul dorso, con sfumature grigie verso il fondo della schiena, e sulle spalle presenta un colore rosso ruggine. Invece, il fondo è quasi sempre bianco (anche se alcuni esemplari sono completamente neri, ma si tratta di eccezioni).
Le zampe sono strutturate per scappare dai predatori, specie quelle posteriori, più robuste e lunghe di quelle anteriori. Sono pronte a scattare in caso di attacchi, e non scivolano su terreni accidentati. Non hanno dei cuscinetti come molti animali, a bensì una copertura di peli molto folta, che dà maggiore aderenza al terreno anche in caso di neve. Le zampe sono anche palmate, così da aiutare in caso di un salto.
Ma da dove proviene il coniglio selvatico? In realtà, è un antico abitante dell’Europa, fin da prima delle glaciazioni, quando erano diffusi in tutto il continente. Dopo invece si sono ridotti alle zone più vicine al Mar Mediterraneo in Spagna e Francia, e nel nord dell’Africa nella catena dei monti dell’Atlante (tra Marocco, Algeria, Tunisia).
La diffusione in tutto il territorio Europeo e mondiale si deve agli antichi Romani, che durante le campagne di guerra portavano gabbie di conigli vivi da usare poi come pietanze. In breve tempo, il coniglio selvatico si è diffuso anche nel nord dell’Europa, e in isole come la Sardegna, le Azzorre, le Baleari e tante altre.
Questi animali hanno però necessità di grandi spazi aperti, e un clima mite e asciutto, e non vivono bene a un’altitudine eccessiva. L’ideale sarebbe un luogo pianeggiante o collinare, con un terreno soffice in cui scavare tane, o macchie e cespugli dal fondo morbido e asciutto. In realtà vive bene anche in boschi di conifere se ad un’altitudine massima di 500 metri.
Se pensiamo che i conigli selvatici – come quelli domestici – siano dolci batuffoli di pelo adorabili e tranquilli, siamo completamente lontani dalla realtà. Questi animali tra di loro sono molto aggressivi, specie se c’è bisogno di difendere la propria femmina o il proprio territorio. Si attaccano con calci, graffi e morsi, spesso ferendosi anche in modo grave.
In generale, sono animali che vivono in gruppo, senza equità in quanto a distribuzione tra maschi e femmine. I gruppi sono di 6-10 di esemplari solitamente, ma è un numero legato alla quantità di cibo disponibile nella zona in cui si stabiliscono. Specie se la maggioranza del gruppo è maschile, vige una gerarchia molto severa. Questa serve a regolare l’accesso alle risorse di cibo e accoppiamento (stabilisce quindi quali maschi hanno accesso alle femmine).
Di solito una colonia si estende su uno spazio di circa 400 metri quadrati, così che ci sia cibo per tutti. Nel caso di gruppi a maggioranza maschile, però, gli spazi si possono anche ampliare così da avvicinare gruppi con maggioranza femminile. Contrassegnano il territorio con delle ghiandole che hanno su mento, sfregando il muso su oggetti e altri conigli. Questo avviene molto spesso tra le coppie o tra neonati.
Per quanto riguarda l’alimentazione, si tratta di un animale erbivoro molto più attivo di notte, che si nutre erbe, foglie, cortecce, ortaggi, frutti e bacche. Trovano così in natura tutto quello che occorre loro, e non solo. Sono anche degli animali ciecotrofi, cioè mangiano le loro feci per sfruttarne il contenuto.
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I conigli selvatici, proprio come quelli domestici, sono famosi per essere animali estremamente fertili. La maturità sessuale dei nuovi nati è estremamente precoce: solo 8 mesi. L’ovulazione si ripete di base ogni 21 giorni, ma è indotta dall’accoppiamento. Ad ogni cucciolata la femmina del coniglio selvatico può partorire un numero di cuccioli che varia da 3 a 14. Lo svezzamento dura 2 mesi (anche un solo mese, se la madre è di nuovo gravida).
In natura e in condizioni favorevoli, tendono a riprodursi nei primi mesi dell’anno, ma in caso di alte condizioni di stress le femmine possono riassorbire gli embrioni o abortire. Possono avere una cucciolata al mese, visto che la gestazione dura esattamente 30 giorni, ma solitamente c’è un solo parto all’anno.
Le aspettative di vita si aggirano normalmente intorno ai 9 anni, ma a causa della caccia e de predatori che minacciano costantemente questi animali, è solitamente di un anno. Un’altra caratteristica particolare di questo animale è che le femmine – fatto estremamente raro tra i mammiferi – si uniscono a un maschio anche se gravide o infeconde. Questo ha portato gli scienziati a immaginare che l’accoppiamento dei conigli selvatici abbia una funzione sociale oltre che riproduttiva.
F. B.
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