Si insinuano rapidamente in ogni fessura e raggiungono la preda: ma come fanno i serpenti a strisciare? Ecco come si muovono senza zampe né ali.
In natura è facile distinguere un serpente da una lucertola, sebbene appartengano entrambi alla stessa famiglia, quella dei rettili. Basta infatti guardare il modo in cui si muovono: la seconda ha le quattro zampe che la aiutano a spostarsi rapidamente sulle superfici anche verticali. Il serpente invece non ha ausili di questo tipo, eppure non si può dire che non sia rapido nel muoversi. In realtà però alcuni esemplari della stessa famiglia, come boa e pitoni, hanno delle zampe posteriori che li spingono in avanti e li aiutano ad avanzare: ma si tratta di specie piuttosto primordiali di serpenti. Vediamo in che modo si struttura il corpo del serpente, per capire in che modo riesce a muoversi e a strisciare senza essere da meno in velocità rispetto ai suoi simili.
Sebbene possa sembrare una mancanza, non avere le zampe in realtà ha reso il serpente superiore a molti suoi simili dotati di zampe o altri mezzi per ‘camminare’ e spostarsi. Infatti il fatto di non avere queste altre, chiamiamole così, ‘pendenze’ del corpo consente loro di immettersi nei cunicoli più stretti, che spesso fungono da riparo. Pensiamo a quanto sia semplice per un serpente insinuarsi in anfratti o spaccature di rocce, o anche sottoterra: questo è il motivo per cui molti temono di fare lunghe passeggiate nei periodi più a rischio di incontro con i serpenti velenosi.
Come per tutti gli animali, anche i serpenti hanno subito un’evoluzione fisica, tanto da sviluppare una sorta di rimedio atto a colmare l’assenza di zampe e ali. Infatti la loro spina dorsale è piuttosto lunga e flessibile: qualità che risultano abbastanza evidenti anche ad occhio nudo quando osserviamo un serpente. La spina dorsale del serpente è composta da centinaia di vertebre, legate attraverso tendini muscolari a una coppia di costole mobili. Gli stessi tendini si ritrovano anche lateralmente ad unire le costole e sono più o meno lunghi a seconda della distanza delle coste tra loro.
Grazie a questa struttura ossea così particolare, i serpenti riescono a fare dei movimenti che nessun altro animale è forse in grado di fare: pensiamo alla ondulazione laterale. Grazie ai tendini infatti le costole ruotano in senso contrario alla marcia del serpente: in questo modo, se la superficie sulla quale strisciano non è piana, i serpenti riescono comunque ad esercitare una forza contraria all’ostacolo che incontrano sul loro cammino. Pensiamo a superfici instabili come la sabbia che non presenta alcun appiglio sulla superficie per il serpente.
Si parla di contorcimento quando i serpenti formano col corpo una sorta di curva a forma di ‘S’, che consente loro di essere molto veloci ma anche di stancarsi notevolmente per lo sforzo rispetto allo strisciare seguendo un rettilineo.
Chi pensa che solo gli animali con le zampe possano essere veloci, dovrà riguardare le sue teorie. I serpenti infatti riescono a raggiungere velocità considerevoli per un animale di questo genere, ovvero di circa 10 km/h (in alcuni esemplari, come il Mamba nero, si sfiorano i 12 km/h). Ma è solo grazie alla struttura ossea che i serpenti riescono a muoversi con tanta rapidità? Naturalmente no!
Studi scientifici sui rettili di questo genere hanno dimostrato che le squame del serpente rilasciano del grasso, che funge da lubrificante. Questo è fondamentale perché consente loro di arrampicarsi anche i verticale, sugli alberi e di muoversi da un ramo all’altro. Non si tratta infatti di una particolarità strutturale, ma di uno strato di lubrificante naturale che riveste il suo corpo e in particolare la sua pancia, che è la zona a contatto con il terreno. Si tratta di lipidi, ovvero in biologia ‘catene di idrocarburi che formano i grassi’.
La risposta è no! Il serpente non è l’unico tra animali vertebrati e invertebrati ad avere questo strato di lubrificante naturale che ricopre la sua superficie, poiché anche le lumache ne producono uno molto simile. Basterà guardare la scia viscida che lasciano sulle superfici quando si muovono. Nel caso del serpente però questo grasso viene trattenuto sulla pancia e non rilasciato: questo rende lo strato ancora più scivoloso e flessibile. Studi scientifici però stanno ancora cercando di dimostrare la teoria secondo la quale specie diverse producano tipi diversi di lubrificanti.
L’ingegnere chimico americano Joe Baio, ha creato un team di studiosi con i quali ha esaminato le varie mute di un serpente appartenente alla specie dei Lampropeltis californiae. Attraverso una strumentazione a laser, hanno illuminato la superficie esterna del rettile per capire in che modo le molecole superficiali della pelle riflettono i fasci di luce che le colpiscono. In questo modo sono riusciti ad evidenziare lo strato di lipidi, di cui abbiamo parlato in precedenza.
Si tratta di uno strato davvero insignificante ad occhio nudo, ovvero di pochi nanometri (migliaia di volte più sottile di un capello umano). Non si vede ad occhi nudo e neppure sulle superfici su cui strisciano, ma quando si maneggia un serpente si ha la sensazione netta che sia molto scivoloso: provare per credere!
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F.C.
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