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Chitridiomicosi nella rana: cosa è importante sapere sulla malattia

Chitridiomicosi nella rana, una patologia altamente pericolosa che sta colpendo intere popolazioni di anfibi. Vediamo di capire di cosa si tratta e quali sono le sue conseguenze.

(Foto Pixabay)

Parliamo di una malattia che sta provocando la morte e il declino di tante popolazioni di anfibi in tutto il mondo. Si tratta, infatti, di una patologia considerata tra le più letali per gli anfibi, come le rane, da dieci anni a questa parte e in vastissime zone geografiche del pianeta. Vediamo di scoprire, insieme cos’è la chitridiomicosi nella rana e perché quando si parla di essa si pensa ad un’emergenza globale.

Chitridiomicosi nella rana: cosa occorre conoscere

É ritenuta una malattia terribile e, secondo il parere di molti scienziati, la chitridiomicosi rischia di portare presto all’estinzione degli anfibi. Leggiamo meglio qui nell’articolo.

(Foto Pexels)

Sono in molti a scegliere di avere una rana domestica come amica in casa ed è importante conoscere alcuni fattori importanti che riguardano la sua salute e la realtà in cui vive. Per quanto riguarda la salute, negli ultimi anni è sempre più preoccupante la condizione di questo e di altri anfibi.

Stiamo parlando del ritorno di una grave malattia che fu riscontrata, la prima volta, nel lontano 1998 in America Centrale e in Australia, paesi in cui causò la morte di massa in questa specie. La chitridiomicosi nella rana è una patologia infettiva tra le più mortali.

Questa è una malattia generata da funghi chitridi che vanno a colpire la cute della rana e degli altri anfibi. La sua origine non è ancora nota e gli scienziati hanno formulato due ipotesi per definirla. La prima ipotesi sostiene che il surriscaldamento globale abbia trasformato un fungo indigeno in un letale parassita. I cambiamenti climatici hanno indebolito gli anfibi, rendendoli più sensibili alle infezioni.

La seconda teoria ipotizza che non si tratti, invece, di un fungo indigeno ma di un agente patogeno confinato in Africa che si è successivamente diffuso una volta liberato dai laboratori. Pare che questo fungo si diffonda moto rapidamente in tutto il mondo, poiché il fungo si trova ovunque ci siano luoghi popolati da anfibi.

Quanto vive il fungo patogeno

Il fungo che provoca chitridiomicosi nella rana è capace, appunto, di decomporre la cheratina che costituisce la cute degli anfibi. Nei girini, in particolare, questo fungo patogeno colpisce la cavità orale, mentre negli anfibi adulti si diffonde sul corpo.

La rana può essere colpita nell’acqua attraverso piccole spore che entrano nella sua cute e le quali danno vita, a loro volta, a nuove spore infettive lasciate nel luogo di infezione appena diventano mature.

Anche il contatto diretto è canale di infezione tra gli anfibi. Sembra che il fungo chitride resista nell’ambiente fino a 7 settimane, per moltiplicarsi quando entra in contatto con la pelle dell’anfibio. Alcune specie muoiono subito dopo l’infezione e altre, come la rana verde o la rana toro, resistono a lungo. Una rana colpita da questa patologia può morire prima o dopo che la cute permetta al fungo di diffondersi su tutto il corpo.

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I sintomi della chitridiomicosi nella rana

I sintomi della rana colpita da chitridiomicosi non sono specifici, ma l’anfibio può soffrire di letargia, perdita di controllo sui muscoli e può manifestare una screpolatura della pelle, in particolare su ventre e zampe. Il fungo patogeno ha conseguenze negative non solo sulla sua epidermide ma anche su metabolismo ed equilibrio idrico. In casi più gravi, si verifica la morte per insufficienza cardiaca.

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L’anfibio e la malattia: prevenzione contro la sua diffusione

Come abbiamo visto, la situazione per queste specie è drammatica e il rischio di estinzione sempre più vicino. Ma quali sono le misure che si possono adottare per fare prevenzione e combattere la diffusione di questa pericolosa patologia? Vediamo meglio più avanti.

(Foto Unsplash)

Per cercare di proteggere la rana e tutte le specie anfibie, è necessario assumere un comportamento di prevenzione e sicurezza per esse. Si dovrebbe evitare, in modo assoluto, il trasporto e la diffusione di alcun fungo patogeno da stagno a stagno. Rendere sicuro il luogo di lavoro è possibile tramite alcune misure da seguire:

  • Scarpe (suole) e materiale devono essere asciugati, per uccidere l’eventuale fungo;
  • Riscaldare in acqua il materiale da lavoro per circa 5 minuti a 60°C;
  • Disinfettare con alcool 70% o candeggina non diluita, sempre lontano dai corsi d’acqua. Si possono scegliere diversi disinfettanti per combattere questo fungo.

Ancora più importante è evitare di trasportare anfibi, lumache, alghe, piante da stagno in stagno, poiché le spore aderiscono in presenza di umidità. Secondo gli studi più recenti, bisogna intervenire in fretta e assumere le misure più sicure per fermare un fenomeno davvero allarmante.

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Ilaria G

Ilaria Grimaldi

Ho studiato Editoria e Pubblicistica e ho molte passioni oltre ai cari animali domestici. Mi interesso di poesia, musica e cinema, amo praticare sport e partecipare alle attività culturali. Scrivere mi permette di esprimermi.

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