Le cecilie sono anfibi che nutrono i loro figli con la loro pelle e allo stesso tempo trasmettono parte dei batteri del loro microbioma.
Un nuovo studio ha portato ad una curiosa scoperta sulle cecilie, animaletti strani e misteriosi che somigliano a vermi ma che in realtà appartengono alla classe degli anfibi.
Le madri di questa specie nutrono la prole con la loro pelle. Inoltre, attraverso la pelle, le genitrici non forniscono soltanto i nutrienti essenziali per i figli ma gli trasmettono anche i propri batteri al fine di promuovere un microbioma sano.
Cecilie, gli anfibi che forniscono cibo e batteri ai figli per dermatofagia
Le cecilie appartengono all’ordine dei Gimnofioni o Apodi, una classe di anfibi.
Gli esemplari di quest’ordine sono caratterizzati dall’assenza di zampe (che gli conferisce un aspetto analogo a quello dei vermi o dei serpenti) e spesso sono anche privi degli occhi.
Le cecilie vivono nel sottosuolo e sporadicamente si mostrano all’aria aperta, il che rende molto difficile per i ricercatori scoprire nuovi interessanti aspetti sul loro comportamento.
Tuttavia, di recente, è stato scoperto un comportamento davvero peculiare e interessante di questi curiosi animaletti. Lo studio è stato condotto sulla specie Herpele squalostoma, un esemplare di cecilia diffusa nell’Africa centrale, e i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Animal Microbiome.
A differenza di altri anfibi, come rane e salamandre, che non sono soliti praticare forme di cure parentali post-natali, le cecilie si occupano di nutrire la propria prole. In particolare, le madri di Herpele squalostoma sviluppano uno speciale strato di tessuto cutaneo ricco di nutrienti di cui i piccoli appena nati si cibano, strappandoli con i denti da latte.
Ma non solo: attraverso la loro pelle, le genitrici inoculando anche batteri utili ai figli. Gli scienziati sono giunti a questa sorprendente conclusione esaminando dei campioni di pelle e intestino di madre e figli e comparandoli a campioni prelevati da acqua, suolo e foglie dell’ambiente circostante.
Analizzando la loro composizione batterica, i ricercatori hanno comprovato che il microbioma dei piccoli era condizionato quasi esclusivamente da quello della madre, mentre presentava un numero ridotto di batteri in comune con l’ambiente esterno.
Gli scienziati hanno quindi dedotto che la dermatofagia infantile ha l’addizionale compito di aiutare la prole a sviluppare un microbioma sano e funzionale.
Alla luce di tale scoperta, gli studiosi si stanno ora interrogando su un altro quesito: “Tale pratica comporta un vantaggio competitivo per la specie? E, in caso di risposta affermativa, questi benefici sono assenti in caso di mancanza di cure parentali post-natali?”.