Probabilmente non ne avremo mai visto uno, ma lo abbiamo sentito nominare: quali sono le caratteristiche del pangolino e perché non ha una buona fama.
Quanto sappiamo di questo animale selvatico, reso celebre per le sue scaglie e la cattiva fama (poi smentita) che lo ha portato alla ribalta? Conosciamo meglio le caratteristiche del pangolino, le sue abitudini alimentari e il suo habitat ideale. Il pangolino è simile ad un formichiere e ha una particolarità che lo rende ‘inattaccabile’ anche per gli animali più temuti in natura. Vediamo inoltre perché è stato accusato ingiustamente di aver portato il Covid 19 e perché si tratta attualmente di una specie a rischio.
Come sempre il nome di alcuni animali rivela molto sulle loro caratteristiche: nel caso del pangolino il suo nome ha origini malesi. Letteralmente significa ‘colui che si arrotola’, perché si arrotola infatti su se stesso per sfuggire ai predatori, protetto da una sorta di armatura infrangibile ed inaccessibile anche agli attacchi più violenti. E’ l’unico mammifero ad avere le scaglie e, sebbene non dotato di denti, ha una lingua capace di catturare anche 20mila formiche al giorno.
Appartiene all’ordine dei Folidoti e non hanno familiarità (nonostante l’evidente somiglianza) con armadilli e formichieri. Questo aspetto simile probabilmente è dovuto allo stile di vita e l’alimentazione pressoché identica, composta appunto da termiti e formiche. Cosa notiamo subito in un pangolino? Le scaglie sul suo corpo: composte di cheratina e di circa 3-5 cm di spessore. Sono di colore marrone scuro e lisce; i bordi si concludono a punta e sono molto taglienti. In un esemplare ve ne sono almeno 10mila e coprono tutto il suo corpo dal capo alla coda, zampe comprese (tranne il ventre). In realtà non è un animale che attacca ma si difende bene, proprio grazie a questa scaglie così dure. Inoltre la loro coda è prensile ed è utilizzata per arrampicarsi sugli alberi.
Si tratta di uno degli animali meno pericolosi e meno temuti al mondo: non a caso infatti non attaccano quasi mai ma si difendono bene, racchiudendosi in se stessi. Infatti questo movimento serve a proteggere l’unica parte del loro corpo che non è protetto dalle scaglie, ovvero il ventre. Usano queste scaglie come armi difensive, sebbene possa capitare di ferirsi se si prova a prenderne uno in braccio. Forse proprio a causa della pericolosità ‘indiretta’ questo animale si è sempre mostrato un solitario.
Non hanno una vita sociale molto attiva: amano vivere la notte e al crepuscolo, mentre usano il giorno per recuperare le forze. Riposano in buche scavate nel terreno oppure sigli alberi, lontani da occhi indiscreti. Solo alla sera si mettono alla ricerca di insetti da mangiare. Grazie ad occhi minuscoli ma dalla vista potente e un ottimo olfatto ed udito, si orientano bene anche al buio. Il loro habitat ideale è costituito da ambienti caldi e umidi, come appunto sotto terra o gli incavi degli alberi.
Altra particolarità è l’odore nauseabondo, che ricorda quello delle puzzole, prodotto dalle ghiandole anali e che utilizzano come altra arma difensiva o per marcare il territorio (Leggi qui: La puzzola come animale domestico: caratteristiche, odore e curiosità). Non attaccano con gli artigli, ma li utilizzano solo per scavare e per smuovere il terreno e cercare insetti di cui sfamarsi.
Alcuni studi hanno stimato che questo animale è a rischio estinzione e potrebbe sparire entro la prossima generazione. Fin dalla loro presenza sulla terra sono stati cacciati dai popoli cinesi per la loro carne. In Africa continua la loro vendita nei mercati e costituiscono tuttora un piatto prelibato nei ristoranti cinesi e vietnamiti.
Sono stati sotto le luci della ribalta ultimamente, loro malgrado, a causa dei traffici illegali che si fanno di questo animale sia per la sua carne sia per l’impiego nella medicina asiatica. Sono animali molto longevi: vivono fino a 13 anni e si trovano ad occupare attualmente le savane e le foreste dell’Asia meridionale e Africa Subsahariana, ma anche in estremo Oriente.
Inizialmente era stato ‘accusato’ di essere tra i principali responsabili della trasmissione del Sars Cov2: ma è stato completamente scagionato da questa infamante accusa. Questa iniziale attribuzione di responsabilità pare essere legata a filo doppio all’abitudine di consumare e vendere animali vivi come il pangolino: ma non è stato lui!
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