Alcuni titoli sono piuttosto espliciti e quando in campo scendono non solo le maggiori associazioni e organizzazioni animaliste ma anche i maggiori esperti etologi, c’è da farsi qualche domanda. “Quella famosa invasione degli orsi”, titola Focus, interpellando alcuni importanti studiosi di orsi tra i quali Claudio Groff, responsabile settore Grandi carnivori, Servizio foreste e fauna, Provincia autonoma di Trento, e Matteo Zeni, un forestale. L’attacco che si è verificato lo scorso 22 luglio sta letteralmente facendo esplodere una tensione tra le amministrazioni locali e il governo. Il problema centrale di fondo è la richiesta di autonomia da parte della Provincia di Trento in materia di orsi e di lupi, così come emerso dall’immediata richiesta presentata dall’Assessore all’ambiente provinciale Michele Dalla Piccola al Ministero dell’Ambiente. Nella richiesta viene richiesta la possibilità di introdurre la possibilità di abbattere gli esemplari più pericolosi sia orsi che lupi. Elemento in palese conflitto con la legge nazionale. Eppure, pare che la provincia del Trentino ha ricevuto il consenso da parte della Commissione dei 12, che ha approvato all’unanimità la proposta di norma di attuazione dello Statuto speciale sulla gestione del progetto “Life Ursus”. Ovvero, il progetto europeo di reintroduzione degli orsi in Trentino. Il presidente della Commissione, Lorenzo Dellai ha sottolineato che si tratta di operare con “spirito di grande collaborazione istituzionale che si è manifestato tra le Province autonome, la Commissione dei dodici e il ministro dell’ambiente”. La norma è ora in attesa della firma del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e consentirebbe al Trentino di gestire in via ordinaria, quindi in maniera diretta, la presenza dell’orso in Trentino, compresa la “rimozione” degli orsi “pericolosi”.
La Lav ha subito diffuso una lettera aperta al Presidente del Consiglio affinchè non firmi la norma di attuazione, ricordando che “in caso di azioni in conflitto con le leggi comunitarie a rispondere sarebbe lo Stato, e non il Trentino”.
Il caso ha tuttavia sollevato un aspro scontro con le associazioni animaliste in quanto dopo il via libera di un’ordinanza di cattura firmata dal Presidente della Provincia Ugo Rossi all’indomani dell’agggressione, sono già partite le squadre di cattura. Nell’area dell’aggressione sono state già inserite delle trappole per catturare l’esemplare. Squadre di forestali stanno battendo l’area pronte anche per un intervento con il quale narcotizzare l’orso.
Una condanna a morte sentenziata senza aver avviato un’indagine sulle dinamiche e senza aver individuato l’orso cosiddetto pericoloso. Lo stesso Lorenzo Croce, presidente di Aidaa ha sottolineato che “ci sono solo alcune tracce biologiche che non fanno riferimento al tipo di orso”. Potrebbe trattarsi di un esemplare giovane o di un cucciolo un po’ cresciuto e in pochi pensano che si tratti di K2 la femmina di orso di 15 anni, che ha perso il collare Gps, ritenuta estremamente pericolosa, dopo aver aggredito un ciclista nel 2015. Per gli esperti se si trattasse di K2 il settantenne ferito lo scorso 22 luglio non sarebbe sopravvissuto. Veterinari ed etologi sono del parere che l’orso non abbia voluto uccidere ma che molto probabilmente sia stato infastidito e abbia reagito per allontanare l’uomo. Infatti, subito dopo aver dato un segnale alla vittima, l’orso è scappato via.
Tra le altre testimonianze raccolte da Aidaa, la settimana antecedente all’aggressione, una donna avrebbe avvistato l’orso in questione. Ma la stessa testimone avrebbe riferito che l’orso è scappato via. Un comportamento che per alcuni esperti si rivela anche positivo e dimostra che ci sono delle condizioni per la convivenza con questa specie che si sta abituando alla presenza dell’uomo.
Fa scalpore la dichiarazione della vittima dell’aggressione, ferita lievemente ad un braccio, per la quale è stato effettuato un micro intervento chirurgico, secondo indiscrezioni. Il pensionato che in un primo momento aveva minimizzato l’aggressione ha poi affermato che “è giusto uccidere l’orso”. Nell’esposto presentato da Aidaa viene pertanto chiesto che sia fatta chiarezza sulla dinamica dei fatti. In base alla reazione dell’orso sembrerebbe che l’animale non abbia attaccato con l’intento di uccidere. Tra le ipotesi avanzate da Aidaa che si fonderebbero su delle indiscrezioni, pare che il settantenne potrebbe aver voluto scattare una fotografia con il cellulare all’esemplare che a sua volta si sarebbe spaventato per il flash.
Anche Groff nelle dichiarazioni rilasciate a Focus ha sottolineato che “per quanto riguarda l’ultimo caso di aggressione si possono al momento solo fare delle ipotesi: a provocare la reazione dell’animale potrebbe essere stata la percezione da parte di un’orsa di una minaccia alla prole; la presenza del cane, che accompagnava la persona aggredita, può essere stato pure determinante. Non sappiamo ancora che orso abbia agito, dunque ogni giudizio è prematuro”.
“Un orso che salta fuori all’improvviso manifestando aggressività è tipicamente un comportamento difensivo, ovvero di un animale sorpreso e infastidito in qualche modo. Un’autodifesa, che è praticamente la totalità degli eventi di attacco da orso in Europa”, ha poi aggiunto Zeni.
Inoltre, pare che il cane che era con la vittima non abbia riportato nessuna ferita così come invece dichiarato in un primo momento dal settantenne finito in ospedale: “L’uomo secondo la prima ricostruzione sarebbe stato aggredito dall’orsa ma il pronto intervento del suo cane a sua volta ferito avrebbe permesso allo stesso di salvarsi gettandosi in un burrone”, scrive Aidaa, rendendo noto di aver interpellato il servizio veterinario della provincia di Trento in merito.
“Il cane, meticcione nero di media/grande taglia non ha mai subito nessun attacco dall’orsa e non è mai stato ferito inoltre risulta anche che il cane da subito era tornato a casa accudito dalla moglie del settantenne”, precisa l’associazione animalista, denunciando che “di seguito di queste informazioni, appare sempre meno credibile anche la ricostruzione fornita dall’uomo”.
Sul caso è intervenuto il portavoce parlamentare Paolo Bernini, M5S che ha criticato il modo in cui è stata gestita tutta la situazione e soprattutto il comportamento della provincia autonoma. Bernini ha citato il parere del Prof. Roberto Marchesini (Etologo, filosofo, scrittore. Fondatore e direttore di Siua, Istituto di Formazione Zooantropologica). Marchesini ha sostenuto che “chi oggi afferma di voler abbattere l’orso, come a suo tempo è stato per Daniza, sta facendo un’operazione capziosa, furbesca, un’operazione che non è in linea con il progetto stesso. A questo punto, l’amministrazione dovrebbe avere il buon gusto di restituire i fondi europei considerato il fatto che il progetto è stato un fallimento”.
Ecco perché Bernini ha denunciato “non siamo disposti ad accettare sommarie e superficiali valutazioni sui comportamenti degli animali che vengono additati come pericolosi e conseguentemente condannati a morte o imprigionati, quando la responsabilità di tutto questo, è evidente che sia della Provincia di Trento”.
Inoltre, il portavoce M5S ha aggiunto che “non siamo nemmeno più disposti ad accettare che, valutazioni etologiche ed ecologiche degli animali, siano effettuate da personale privo delle specifiche lauree e competenze acquisite sul campo, così come abbiamo più volte detto, troviamo inverosimile che un funzionario dello Stato, responsabile per le specie selvatiche, sia stato condannato in via definitiva per reati inerenti la sua specifica professione e attività”.
Bernini ha poi concluso che “diffidiamo chiunque dal provvedere a catturare, ridurre in cattività o uccidere un altro orso, non solo perché questo sarebbe l’ennesimo attacco alla biodiversità del nostro Paese concesso da questo Governo nemico dell’ambiente, ma perché si aprirebbero scenari di scontri ad ogni livello: legale, sociale, politico e internazionale. Noi non staremo a guardare e non consentiremo di proseguire con le menzogne, le false verità, gli attacchi ingiustificati agli animali tutti e al patrimonio indisponibile dello Stato, quindi di tutti noi”.
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