E’ guerra aperta contro la caccia alle balene dell’Islanda e del Giappone. Gli attivisti hacker del gruppo Anonymous hanno rivendicato l’attacco a cinque siti web del governo dell’Islanda, per protestare contro la caccia alle balene: tra quelli colpiti vi sarebbero il sito del premier e dei ministeri di Ambiente e Interno.
In un video pubblicato sui social media, Anonymous chiede agli utenti di imitarli e di colpire con azioni hacker i siti islandesi, in quanto nonostante la moratoria internazionale, l’Islanda continua a cacciare le balene. L’Islanda è inoltre membro della Commissione internazionale per la caccia alle balene, corpo intergovernativo che ha imposto il divieto alla caccia commerciale nel 1986. La moratoria resta in vigore, ma l’Islanda e la Norvegia continuano a violarla così come il Giappone.
Lo scorso 19 novembre, Anonymous rivolse anche un appello per combattere il massacro dei delfini nella baia di Taiji, in Giappone, anche in questo caso con un video pubblicato sul web (clicca qui).
Anonimi hacker che chiedono giustizia, capaci di mandare in tilt e violare siti istituzionali. Ma sull’altro fronte, anche da un punto di vista dei governi, l’Australia ha condannato il Giappone che ha consentito a riaprire la caccia alle balene come sempre per motivi di ricerca e studio, nonostante la condanna della Corte Internazionale di Giustizia, che aveva ritenute infondate le motivazioni.
Il Giappone ha deciso di proseguire la sua cosiddetta “caccia scientifica” che dovrebbe toccare anche un’area che rientra nella zona economica esclusiva dell’Australia. Ecco perché, il ministro dell’Ambiente Greg Hunt si è opposto alla decisione del Giappone. Il gruppo dei Verdi e l’organizzazione attivista Sea Shepherd impegnata nella tutela della fauna marina hanno chiesto al governo australiano di raccogliere prove legali contro il Giappone per mettere fine una volta per tutte a questa crudeltà: “Le autorità doganali australiane potrebbero anche sequestrare beni e mezzi appartenenti alla flotta baleniera perché vi è un giudizio della Corte Federale d’Australia che ha multato la compagnia che le opera, per aver ucciso balene entro un santuario in acque australiane”, ha spiegato il comandante di Sea Shepherd, Peter Hammarstedt.
Il ministro degli Esteri australiano, Julie Bishop ha espresso la sua contrarietà alla decisione attraverso “rimostranze al più alto livello per sollecitare il Giappone a non riprendere la caccia alle balene quest’anno e a rispettare i propri obblighi internazionali”.
La caccia alle balene, per fini commerciali, è proibita dal 1986, ma il Giappone continua a giustificare l’attività con motivazioni infondate, grazie ad un’esenzione della Commissione Baleniera Internazionale che riguarda la ricerca scientifica.
Stranamente, la carne di balena è consumata sia dai giapponesi che dagli islandesi.
Appello degli Anonymous
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