Perché sono il bue e l’asinello i due gli animali protagonisti della stalla in cui giaceva il Bambino Gesù appena nato? Tutte le curiosità.
Perché e da chi sono stati scelti il bue e l’asinello per abitare il luogo più sacro del Natale? Questo articolo vuole essere un breve viaggio alla scoperta dei protagonisti animali del momento più magico dell’anno. Il presepe non sarebbe lo stesso senza il bue e l’asinello che con il loro alito tenevano caldo il corpicino di Gesù appena nato. Vediamo come tutto ha inizio e perché proprio questi e non altri sono stati gli animali prediletti del presepe cristiano.
Forse non tutti sanno che nella notte del 25 dicembre del 1223, San Francesco d’Assisi inventa il presepio. Dove ambienta la ‘scena’? In un luogo molto umile, ovvero una mangiatoia, unico ambiente in cui Maria e san Giuseppe hanno trovato riparo per far nascere il proprio santo bambino. Ma nel Vangelo non vi è cenno di loro; solo San Francesco ha lasciato testimonianza della loro presenza, che in un certo qual modo è diventata quasi una ‘scontata’ certezza nelle raffigurazioni successive. Le sue parole circa gli animali che in un presepe non potranno mai mancare sono state le seguenti:
‘Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello’.
Da questa testimonianza risulta chiara la loro presenza, che il papa Benedetto XVI ha definito essere una ‘scelta popolare’ che la Chiesa ha accettato nel corso dei secoli, sebbene nel Vangelo non vi sia alcuna menzione.
Se nel Vangelo non vi è traccia di esso e nella Bibbia il termine ‘praesepe’ è piuttosto raro, bisogna cercare nel primo capitolo di Isaia, il profeta che parla spesso della venuta prossima di Gesù, il Messia. Lui cita la presenza del bos e dell’asinus: quest’ultimo come mezzo di trasporto, col quale la coppia era arrivata a Betlemme, il primo invece perché ‘abitava’ di diritto la mangiatoia dove si sarebbero accampati.
Dato che la volontà popolare aveva da sempre immaginato la loro presenza nella stalla con la Sacra famiglia, la chiesa ha dato nei secoli una sua propria interpretazione metaforica sia nel Nuovo che nel Vecchi Testamento.
I padri della Chiesa infatti hanno visto nel bue e nell’asinello la compresenza di giudei e pagani che formano il nuovo popolo di Dio. Essi erano appunto come i due animali, privi di intelligenza e conoscenza. Solo la nascita del Bambino Gesù è riuscita miracolosamente ad aprire le loro menti e il loro cuore, affinché potessero riconoscere ed ascoltare finalmente la voce del Signore. Il messaggio profetico appare piuttosto chiaro: tutti noi siamo, di fronte al Mistero dell’Eterno, come il bue e l’asinello: nella Notte Santa del Natale però i nostri occhi si sono aperti e hanno riconosciuto il Signore.
Chi è stato il primo ‘cieco’ a non comprendere e riconoscere il Signore? Erode, che anzi incrementò la sua sete di giustizia e di persecuzione. E con lui tutti gli abitanti più colti e preparati di Gerusalemme, al contrario delle persone più umili e dei Magi. Purtroppo la saggezza e la cultura non sempre riescono ad aprire davvero le menti degli uomini, che spesso si ritrovano ad indagare ciò che è lontano da loro e non vedono ciò che hanno sotto gli occhi.
Il Vangelo non ne parla, ma a partire dal IV secolo D.C. (quindi circa 400 anni dopo la nascita di Gesù), fanno la loro comparsa nella scena più sacra del Natale. E’ stata la tradizione cristiana ad inventarli, ovvero i cristiani che avevano letto l’Antico Testamento. In questo modo, ovvero collocandoli alle spalle di Gesù, i cristiani hanno diffuso un messaggio su di Lui.
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F.C.
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