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Asino selvatico africano: cosa mangia, dove vive e caratteristiche

L’asino selvatico africano è un animale che ritroviamo spesso nei film e nei cartoni animati. Riconoscibile per la sua somiglianza all’asino domestico.

(Foto AdobeStock)

Queste che tratteremo sono schede destinate ai bambini, per aiutarli ad apprendere particolari argomenti che nello specifico trattano di animali. Non saremo ne’ i primi ne’ gli unici a trattare questo argomento, ma con l’aiuto di foto e paragrafi semplici, cercheremo di incuriosire e stimolare il bambino, aiutandolo anche visivamente ad assimilare la materia.

Oggi andremo a ricostruire, illustrare e rappresentare quello che è la versione selvatica del nostro comune asino.

Caratteristiche dell’asino selvatico africano

(Foto AdobeStock)

L’asino selvatico africano (Equus africanus) è un mammifero perissodattilo appartenente alla famiglia degli Equidi. Si tratta di un animale il cui peso è di circa 230-275 kg e misura 2 m di lunghezza, a cui si aggiungono altri 30-50 cm di coda, e 1,25 – 1,45 m d’altezza al garrese. Le zampe sono segnate da strisce orizzontali nere che ricordano un po’ quelle della zebra.

Gli zoccoli sono relativamente piccoli, avendo all’incirca lo stesso diametro delle zampe. Una caratteristica comune a tutte le sottospecie è la presenza di una striscia scura e sottile sul dorso. Il mantello è di diverse tonalità dal grigio chiaro al marroncino ma è sempre bianco sulle regioni inferiori e le zampe, mentre la consistenza è ruvida e rasata.

La coda termina con un ciuffetto di peli neri. Sulla parte alta del collo è presente una criniera nera all’estremità e formata da peli duri e dritti. Le orecchie sono piuttosto grandi e con le punte nere.

Questi animali possono vivere in branchi composti anche da 50 esemplari, ma i maschi dominanti non possono tenere lontani gli altri esemplari dello stesso sesso, e li considerano come subordinati da tenere lontani dalle femmine dello stesso gruppo. Il maschio adulto è molto territoriale e difende anche territori abbastanza vasti di circa 23 km², marcandone i confini con pile di escrementi, che saltano all’occhio essendo in un’area alquanto desertica e monotona.

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Dove vive l’asino selvatico africano

(Foto AdobeStock)

L’asino selvatico africano, vive nei deserti e in altre regioni aride dell’Africa nord-orientale, in Eritrea, Etiopia e Somalia. Questo animale in passato occupava un territorio molto più vasto che comprendeva Sudan, Egitto e Libia. L’asino selvatico africano riesce a vivere tranquillamente in ambienti desertici o semi-desertici, località povere di vegetazione e pietrose, non avendo grandi necessità di acqua.

Come nascono

(Foto AdobeStock)

La maturità sessuale dell’asino selvatico africano viene raggiunta a circa 3 anni dalle femmine e a 4 dai maschi. Raramente le femmine accettano di buon grado il corteggiamento maschile, capita infatti che all’approcciarsi del maschio, la femmina abbassi la testa, tiri indietro le orecchie e scalci.

Una volta avvenuto l’accoppiamento, il maschio essendo estremamente territoriale, laddove fossero presenti altri maschi nelle vicinanze, questo di solito li minaccia o li insegue fino a spostarli dalla femmina. Dopo una gestazione di circa 1 anno, la femmina dà alla luce un unico puledro. È un animale relativamente longevo, vive dai 25 ai 50 anni.

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Cosa mangia l’asino selvatico africano

(Foto AdobeStock)

La dieta dell’asino selvatico africano è composta da erba, corteccia e foglie. È in grado di sminuzzare anche i vegetali più coriacei, grazie al suo apparato digerente che è molto resistente. Nonostante sia ben disposto alla vita in ambienti secchi e aridi, questo animale necessita comunque di acqua per sopravvivere.

Laddove non fosse possibile ricavarla dai vegetali di cui si nutre, ha bisogno di bere almeno una volta ogni tre giorni. Però, occorre sottolineare che per vivere, gli sono sufficienti anche piccole quantità di liquidi. Addirittura si sono osservati alcuni esemplari che bevevano anche acqua salata o salmastra.

Curiosità

  • L’asino somalo è l’ultimo asino selvatico africano rimasto, essendo la specie equide più minacciata al mondo.
  • I piccoli di asino selvatico africano non bevano assolutamente acqua nei primi 6 mesi di vita – ha indotto molte popolazioni, strette dalla penuria di risorse idriche, a prediligerlo come animale da trasporto.
  • L’asino selvatico africano, può raggiungere velocità di 50 km/h,  è infatti, in grado di correre molto velocemente, raggiungendo quasi la velocità del cavallo.
  • Le grandi orecchie, oltre ad essere un eccellente organo dell’udito, hanno un il compito importante nel raffreddamento corporeo.
  • Emettono un raglio assordante (udibile persino a 3 km di distanza) che permette ai vari esemplari di tenersi in contatto anche nella vasta desolazione del deserto
  • Gli asini selvatici africani sono stati catturati per secoli allo scopo di trasformarli in animali domestici.
  • Nonostante la specie sia protetta in tutti gli Stati dove vive, le misure di protezione sono difficili da far rispettare.
  • Una popolazione protetta di asino selvatico della Somalia vive nella Riserva Naturale di Yotvata Hai-Bar, in Israele, a nord di Eilat, istituita nel 1968 allo scopo di incrementare la popolazione delle specie animali minacciate del deserto.
  • Negli zoo di tutto il mondo vivono circa 150 esemplari di questa sottospecie. Uno tra i più importanti centri di allevamento di asino selvatico somalo è lo Zoo di Basilea, in Svizzera.
  • Gli asini selvatici sono cacciati per la carne, considerata anche migliore di quella di cervo, e per la pelle, utilizzata per confezionare un particolare tipo di pellame, chiamato zigrino per la sua somiglianza con la pelle dentellata dei selaci, detta appunto zigrino.

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Raffaella Lauretta

Raffaella Lauretta

Sono una giornalista pubblicista, con una passione profonda per gli animali. Sono regolarmente iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Scrivo articoli su problematiche di salute degli animali, curiosità e argomenti legati alla promozione dell'adozione responsabile degli animali domestici. Nel tempo libero amo fare volontariato nelle strutture e rifugi per animali meno fortunati.

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Raffaella Lauretta

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